Nuovo Dpcm: in enoteca non si vende vino dopo le 18, nei supermercati sì
La storia rivolta al premier Draghi prima che entri in vigore il nuovo Dpcm inizia così.
C’era una volta l’enoteca. Secondo la Treccani “il luogo in cui i vini sono esposti per la vendita”. Caso diverso, spiega ancora la prestigiosa enciclopedia, è l’enoteca che fa anche servizio di trattoria o ristorante.
Le enoteche italiane, o meglio, quel che ne rimane, strette come sono tra misure anti-Covid e record del vino venduto online, si sono rivolte fiduciose al nuovo governo Draghi.
La protesta delle enoteche
Pochi giorni fa Vinarius –l’associazione che riunisce un centinaio di enoteche italiane– ha chiesto tra le altre cose (ristoranti aperti di sera in zona gialla e a pranzo in zona arancione) che il divieto di vendere vino dopo le 18, previsto dal Dpcm del 14 gennaio, non le riguardasse.
Del resto, se dopo le 18 un italiano può tranquillamente comprare la sua bottiglia di vino al supermercato –questo stabiliva il Dpcm– perché gli dovrebbe essere impedito in enoteca?
Nuovo Dpcm: il divieto rimane
Pia illusione. I ristoranti restano chiusi di sera, scelta controversa ma giustificata dai dati sui contagi, ancora preoccupanti. Mentre il divieto per le enoteche di vendere alcolici dopo le 18 viene confermato nel nuovo Dpcm che dal 6 marzo sostituirà il precedente.
La bozza che circola in queste ore parla chiaro: il divieto di vendita per asporto delle bevande alcoliche e non, riguarda tutti i negozi specializzati con codici Ateco 47.25.
Per essere chiari, le enoteche con codice Ateco (il codice che identifica un’attività economica) 47.25 non sono autorizzate alla mescita. Si tratta di semplici negozi. Vendono al dettaglio come tanti altri non colpiti dal divieto.
Già il pasticcio era sembrato imbarazzante ai tempi del governo Conte. Interpellato in merito, il ministro Patuanelli aveva autorizzato a pensare all’errore causato dalla fretta con cui è stato redatto il Dpcm.
Ma se errare è umano, perché perseverare?
30% di vendite in meno
Giustamente, visto il momento difficile, Vinarius ha fatto qualche conto. Se prorogato, il divieto resterebbe in vigore fino a Pasqua, periodo tradizionalmente significativo per il fatturato di numerosi pubblici esercizi.
Le enoteche poi, che dalle ore 18 fino alla chiusura vedono in media il 30% delle entrate giornaliere, sarebbero particolarmente penalizzate.
Il governo Draghi dovrebbe segnare un cambio di passo rispetto alle misure del passato, confuse, ritardatarie e in forte contraddizione tra loro.
Ma non ci sembra questo delle enoteche il caso.