Nuovo Dpcm slitta al 6 novembre: ristoranti ancora aperti in tutte le regioni
Slitta la chiusura di bar, ristoranti e pizzerie. Un altro giorno di apertura fino alle 18 arriva per i tutti i bar, ristoranti e pizzerie d’Italia. Anche nelle regioni che diventeranno zona Arancione o Rossa in base ai dati di contagio da Coronavirus.
Lo regala la notizia flash: il nuovo Dpcm slitta e entrerà in vigore domani ma venerdì 6 novembre.
Perché slitta il nuovo Dpcm
Stasera alle 20.20 è attesa la conferenza di Giuseppe Conte, il Presidente del Consiglio, che dovrebbe spiegare le ragioni del ritardo nell’applicazione.
Ritardo che di fatto regala un ultimo giorno di apertura a pranzo ai ristoranti delle Regioni che per effetto del nuovo Dpcm ricadrebbero in zona arancione o rossa. E che quindi potranno dedicarsi esclusivamente all’asporto e al delivery.
Allo stato dei fatti verrebbero confermate tutte le disposizioni del nuovo Dpcm del 3 novembre. Quello cioè che prevede l’assegnazione delle Regioni a tre aree di pericolosità previste e cioè Gialla, Arancione e Rossa.
Per cui tutte le regole enunciate anche qui su Scatti di Gusto restano valide. Ma a partire dal 6 novembre quando il Ministro della Sanità Roberto Speranza firmerà la relativa ordinanza che chiarirà lo stato “di colore” delle Regioni.
Il sistema messo a punto dall’accordo tra Stato e Regioni prevede la classificazione dei territori regionali in tre diverse fasce. Che sono corrispondenti ad altrettanti livelli di pericolosità della pandemia.
Il livello più basso e dunque meno grave è segnato dal colore Giallo. In pratica restano in vigore tutte le disposizioni del Dpcm del 24 ottobre. E dunque bar, ristoranti e pizzerie restano aperti dalle 5 del mattino alle 18.
I due livelli peggiori, cioè Arancione e Rosso, prevedono la chiusura totale di bar, ristoranti, pizzerie, pub, gelaterie anche durante il giorno. Resta per loro solo la possibilità dell’asporto (fino alle 22) e della consegna a domicilio (senza limiti di orario).
La previsione della ricaduta nelle aree maggiormente a rischio ha già portato molti esercizi di ristorazione alla chiusura preventiva. E senza nemmeno la previsione di asporto o consegne a domicilio.
E la domanda che ormai tutti si pongono e se queste nuove misure riusciranno a salvare il Natale.