Nutella: perché i barattoli si sono ridotti ma il prezzo è rimasto lo stesso
Nutella e “shrinkflation”. Non siamo tanto autolesionisti da piazzare una parola incomprensibile e impronunciabile a inizio post. Ragione per cui spieghiamo subito.
“Shrinkfaltion” è il temine con cui in inglese si definisce la tendenza dei produttori di rimpicciolire le loro confezioni mantenendo lo stesso prezzo.
Un trend che piace pochissimo ai consumatori, giustamente sensibili a ogni pratica che tocca la capienza dei loro portafogli.
Allora perché i produttori lo fanno?
Oggi proviamo a capire perché Nutella lo ha appena fatto nel Regno Unito e in Belgio. Dove i barattoli da 975 e 750 grammi contengono ora 900 e 700 grammi della più famosa crema spalmabile alle nocciole del mondo. Ma sono in vendita allo stesso prezzo.
Spiegando la decisione Ferrero ha invitato i consumatori a vedere il bicchiere mezzo pieno. “I costi di logistica, imballo, produzione e quelli legati agli ingredienti di Nutella sono aumentati. Ma siamo in grado di fornire la qualità e il gusto di sempre senza aumentare il prezzo”.
In realtà, la decisione è stata presa rispettando i classici parametri della “shrinkflation” (ancora?).
Diminuire il contenuto di un prodotto conservando lo stesso prezzo è un classico, quando le spese legate alla produzione aumentano. Nutella, da poco diventata anche una moneta, è costantemente alle prese con una pattuglia agguerrita e sempre più internazionale di imitatori. Aumentare il prezzo unitario dei barattoli significa fornire un argomento in più a questi concorrenti. Del tipo, punto sulla leva del prezzo per contrastare il marchio più noto.
Per questo motivo Ferrero è intervenuta sul volume della sua crema spalmabile invece che sul prezzo.
La shrinkflation di Nutella funzionerà?
In genere funziona. In passato le barrette al cioccolato Snickers e Mars sono dimagrite senza contraccolpi. Ma c’è anche chi, tra i grandi marchi internazionali, si è dovuto rimangiare la decisione.
Nel 2016, in Gran Bretagna, il peso del Toblerone è passato da 400 e 170 grammi a 360 e 150 grammi. Obiettivo: compensare l’aumento dei costi sostenuto da Mondelez, proprietaria del marchio, popolarissimo tra gli inglesi.
Per farlo, i tecnici della multinazionale hanno ritoccato la forma iconica della barretta. Restringendo le “vette” e allungando le ”valli” intermedie. In sostanza: meno cioccolato, stesso prezzo. Proprio come ha fatto ora Ferrero.
Ma le proteste dei consumatori inglesi sono state veementi. Espliciti i toni del disappunto sui social, dove la decisione è stata definita “oscena”.
Due anni dopo la forma del Toblerone è tornata quella originale. Il prezzo, invece, è aumentato.
Pare comunque che gli italiani possano stare tranquilli. Non si sa fino a quando ma Ferrero, esprimendosi in ottimo burocratese, ha fatto sapere che per ora “non ci sono evidenze di modifiche dei formati a scaffale”.