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5 Ottobre 2012 Aggiornato il 18 Ottobre 2012 alle ore 11:06

Osteria della Villetta. Chiedersi se la chiocciola Slow Food è sparita a 40 €

Una bella festa dei sapori da organizzare a Palazzolo.Un'istituzione della zona, l'Osteria alla Villetta, ci ha permesso di riscoprire la vena Slow Food
Osteria della Villetta. Chiedersi se la chiocciola Slow Food è sparita a 40 €

Una bella festa dei sapori da organizzare a Palazzolo.Un’istituzione della zona, l’Osteria alla Villetta, ci ha permesso di riscoprire la vena Slow Food con una serie di piatti tradizionali dalla pregevole fattura, un viaggio tra ricordi d’infanzia ed attualità, conditi con quell’amorevole affabilità del personale che ci ha serviti come farebbero le nostre donne di casa. Partiamo già in fallo, la visita alla cantina di Faccoli si è prolungata oltre le nostre previsioni, avvisiamo del ritardo e dall’altra parte della cornetta sentiamo già una gentilezza ormai rara: “non preoccupatevi, noi fino alle 15 siamo qui, fate la vostra visita con calma”. Sono ormai le 14 quando varchiamo la soglia del locale, complice il mio navigatore, no non quello di plastica ma quello in carne ed ossa al mio fianco, che imposta Via Matteotti al posto di Via Marconi, cominciamo bene. Ci accomodiamo a un piacevole desco in legno, apparecchiato con tovagliette e calici per le bollicine nella saletta a destra. Altre due sale disponibili, una in veranda e una nei pressi del bancone bar, per la classica osteria di paese. Una lavagna indica i piatti del giorno raccontati a voce al tavolo senza nessuna fretta. E si comincia con gli antipasti dai quali scegliamo qualche assaggio.

  • Pesce persico e coregone. Croccante esternamente, e dalla carni morbide e compatte all’interno, il persico; forse un filo troppo cotto il coregone ma al palato buone sensazioni.
  • Magatello al forno con salsa tonnata e verdurine. Il magatello, che come tutte le carni in menu vengono direttamente dal Consorzio A.B. Carni della Franciacorta, è molto tenero con il suo gustoso nervetto croccante tutt’attorno, equilibrata e morbida la salsa, perfetta con le golosissime verdurine al centro.
  • Lingua di vitello con giardiniera. Apoteosi del gusto, affettata sottilmente, avvolge dolcemente il palato con la sua vena di grasso libidinosa, fantastica anche la giardiniera confezionata in casa. Sapori oggi fuori dal comune.
  • Antipasti e primi accompagnati da una bollicina, in questo caso da un Blanc de Blancs DiZero di Montenisa (30 euro), consigliato dal patron, fresco ma con una discreta struttura. Certo dopo la degustazione in azienda da Faccoli, con un Extra Brut del ’94, è difficile tornare a giudicare un prodotto così ma devo ammettere di essere rimasto discretamente soddisfatto nonostante una bollicina non finissima. La buona scelta di etichette non è supportata da bassi ricarichi dei vini. Forse in osteria la voce vino dovrebbe pesare un po’ meno sul conto finale.

Ma eccoli i primi.

  • Crema di fagioli bianchi con malfatti. Fagioli della tipologia ‘piattella di cortereggio’ quest’oggi in alternativa a quelli di Pigna. Piatto dall’estrema semplicità, cottura che non vuole stravolgere, anzi esaltare, il gusto naturale dell’ottimo piccolo fagiolo.
  • Gnocchi di patate al burro e salvia. Le basi della cucina, io forse non l’avrei ordinato e avrei sbagliato; morbido e gustoso lo gnocco, ben condito con leggero burro, ‘ricordo’ di salvia e buon grana.
  • Trippa. La signora quasi non voleva servircela perché non ancora in forma ottimale (stava andando solo da qualche ora), ma se il buongiorno si vede dal mattino. Buon piatto, morbida la trippa, manca solo un filo il gusto deciso, tanto per intenderci, quello del giorno dopo come preannunciato.
Si passa ai piatti forti e passiamo anche ai vini forti, o meglio tosti, perché questo Merlot e Cabernet con i suoi 14.5° non scherza per niente, Pomaro ’08 Castello di Gussago (25 euro). Pieno frutto, passaggio in legno che si sente ma non predomina, colore impenetrabile, gradevole.

  • Non ci facciamo mancare nulla, ancora interiora, ecco le Animelle con rognone trifolato. Consistenze fantastiche, rognone molto buono, superlative le animelle, la cui dolcezza ci ha conquistato, e con esse anche le patate condite e schiacciate diventano eccellenti. Piatto del viaggio.
  • Riassunto dei piatti della nonna ossia guancetta, mondeghili (se fossimo a Milano) e polpettina di verze. Ho letto da qualche parte che le porzioni qui sono misere, alla faccia del misero. Per me qui è equilibrio, Slow Food vuol dire gustare e degustare, non ingurgitare cibo, e qui basta un triangolo di mondeghilo per sentire aromi precisi, ingredienti dosati al millimetro, perfetta la cottura della guancia e finale con la polpetta di verze che ti manda ko (non ditelo a mia nonna che quest’ultima è meglio della sua, seppur ottima).
  • E via con manzo all’olio. In un altro locale questo piatto sarebbe più che lodevole ma dopo i due che l’hanno preceduto credo non ci sia partita.
  • E di contorno? Dei magnifici peperoni spellati. La materia prima arriva da una piccola cascina nelle vicinanze, pelati a crudo e poi passati in padella lentamente con olio e cipolla rappresentano la classica pietanza da mangiare da sola su una fetta di pane.

Da queste magnifiche forme.

  • Stracchino, caprino, quartirolo e gorgonzola. Prodotti affinati dallo zio della moglie del patron, ognuno unico nella sua tipologia, tutti intensi con gusti che perdurano ininterrottamente al palato, equilibrata morbidezza di stracchino e caprino, vivacità del quartirolo (formaggio ingiustamente snobbato) e finale con un gorgonzola con grande vigore, ottimi.
  • Infine, la proposta dolce con un mix di dessert, budino di cioccolato, torta pere e amaretti e crostata ai mirtilli. Ce n’è per tutti i gusti, il tavolo infatti si è diviso, per me la migliore era pere e amaretti con una dolcezza unica, per Manuel quella con i mirtilli grazie al buon connubio frolla e marmellata, entrambe ben realizzate, per Mauro il budino con cioccolato con la sua intensità data dal 75% di cacao. Tutti contenti per il livello davvero alto.

Signore e signori è la cucina della nonna, della mamma, della zia, insomma di chi ha mano felice, spirito di ospitalità, di chi ha interesse a far bene e a far star bene l’ospite, l’amico, il cliente. Una tappa per me da non perdere.

P.S. Aggiungo una domanda sottovoce: possibile che la Famiglia Rossi, che tiene le redini di questo luogo (quasi) incantato, abbia perso la Chiocciola Slow Food 2013? Spero vivamente che non si siano basati sulle lamentele lette su TripAdvisor. O forse sarà schiacciante il prezzo del menu completo oltre 35 € che però spesso viene oltrepassato in altre osterie pur dotate di chiocciola?

Antipasti: 9-12 euro.
Primi: 10 euro.
Secondi: 12 euro.
Dolci: 6 euro.
Il nostro degustazione: antipasti, primi, secondi, formaggio e dolce a 40 euro.

P.P.S. Chiuso domenica e lunedì tutto il giorno, martedì e mercoledì alla sera, prima che vi incamminiate da Milano per il pranzo della domenica.

Osteria Alla Villetta. Via G. Marconi, 104 25036 Palazzolo sull’Oglio (BS). Tel. +39 030 7401899

 

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