Il suicidio assistito del pandoro con Valerio Scanu
Mentre tutto l’universo femminile in età fertile si chiede come sia stato possibile demolire quel colosso di virilità che per anni ha rappresentato Antonio Banderas, mettendolo a farcire merendine mentre parla con una gallina, un‘altra azienda dolciaria, non meno ardimentosa, punta su un altro supertestimonial, forse dalla mascolinità più discutibile, ma dal certo impatto mediatico.
Lui è Valerio Scanu, mediocre cantante uscito dalla scuderia di Amici che tra uno shatush e l’altro (la disquisizione sulle sue messe in piega ha rappresentato un momento di alto giornalismo nel nostro paese) trova anche il tempo per ingozzarsi di merendine e cornetti.
Tale ipercolesterolemico entusiasmo non ci lascia soli neanche a Natale.
La Melegatti, l’azienda con la quale già da un paio d’anni Scanu fa cose, ha messo in produzione per le prossime festività un pandoro limited edition con su il faccione del cantante.
Una roba di bruttezza rara e preziosa, prodotta evidentemente dalla mente di un sadico.
Ad aggravare la situazione, oltre alla faccia di Scanu sulla confezione del pandoro campeggia anche una specie di brano meta poetico che narra di stelle, cieli, amore. Scritto dallo stesso maître a penser, mi immagino.
Questo è il male assoluto, è il suicidio del pandoro che perde definitivamente la speranza di entrare nelle case degli italiani se non a fine marzo, quando anche i discount mettono in vendita 3 pezzi 5 euro.
PS. Se volete riprendervi, qui c’è la ricetta del pandoro di Renato Bosco.