Panino Big Tasty vs insalata di pasta Barilla. Cosa scegliere da Mc Donald’s
Non prendiamoci in giro. In un mondo di gastrofighetti d’assalto e di gourmet patentati, dire Mc Donald’s è dire sacrilegio. Dopo la mangereccia parentesi universitaria, ho resistito per anni, ma, poi, la Roma ha perso il derby di Coppa Italia e io una scommessa. Conclusione punitiva: porto tutti da Mc Donald’s.
Il pannello luminoso, alle spalle delle casse, offre i soliti must e un menu sempre più “italianizzato”. Nessuna attrattiva particolare, se non fosse per la nuova insalata di pasta, quella col marchio Barilla e col volto maliardo di Belen Rodriguez, la donna dal fascino trasversale, che riuscirebbe a convincere il più integerrimo degli eschimesi a trasferirsi nel deserto del Kalahari. Vediamo se riesce a convincere anche me – ho pensato. L’atteggiamento sfidante viene subito smorzato da un’altrettanto risoluta considerazione: da Mc Donald’s il paninazzo è d’uopo. Incapace di prendere posizione, decido di non decidere, vivendomi la sfida fino in fondo. Prova d’assaggio: panino vs insalata di pasta, a pari prezzo. Tetto massimo 5 euro. Non un centesimo in più (umf!).
Mi faccio seria e mi appresto, con fare virginale, a gustare l’Insalata di pasta Barilla con tonno, olive, capperi, peperoni e pomodorini. Al non trascurabile prezzo di 4,90 € , mi viene servita, in una ciotola dal design lontanamente zen, una porzione striminzita di penne rigate (ad occhio, non più di 60 g) condite. Ma condite come? Uso la forchetta per dissezionare.Tonno, tanto floscio, trascolorato, oleaginoso, tonno incollato a un pugno di pasta impallidita. Sospiro di sgomento, e mi sposto sulle macchie di colore. Pomodori pachino (buoni ma che noia!). Capperi sgocciolati, immancabili. Pezzetti di olive nere, ci stanno tutti. Pezzetti di olive verdi della stessa dimensione. Inizio a insospettirmi. Continuo, imperterrita la mia analisi e a togliermi ogni dubbio intervengono sparuti brandelli di peperoni gialli, di cui sopravvive solo la buccia. Impavida, impugno la forchetta per passare all’assaggio. Un boccone mi basta.
Scimmiottando, con rispetto parlando, il linguaggio enoico, rilevo un caso di perfetta coerenza occhio-bocca: una consistenza un po’ collosa, con una verve gustativa da frigo. A parte i pomodori pachino tagliati a metà, non credo ci sia stato molto sforzo nell’assemblaggio: pasta scotta Barilla, tonno e condimento per insalate preconfezionato. Senza tirarla per le lunghe, nella più anonime delle gastronomie romane, si potrebbe trovare di meglio e a un prezzo più basso. Giudizio finale: tremenda.
Non mi resta che piangere e poi consolarmi col panino. Fedele al vincolo di prezzo, scelgo il Big Tasty a 4,85 € e a fatica rinuncio al Big Tasty Bacon a 5,05 €. Decisamente più appetibile ma decisamente fuori tetto massimo. Scoperchio il contenitore e vengo subito stordita dal formato mega. Per qualche attimo, rimango ferma in atteggiamento schiettamente libidinoso, come quello di Poldo Sbaffini, il miglior amico di Braccio di Ferro. Poi, lentamente, recupero lucidità. Questa volta decido di invertire le percezioni: prima l’assaggio e poi lo sguardo. Un primo morso vigoroso e si presentano al palato, in ordine di apparizione, lattuga, pomodoro, cipolla, la mitica e generosa salsa Tasty (ricetta segreta, ma di sicuro c’è di mezzo salsa BBQ e formaggio fuso) e una traccia di (ignoto) formaggio. Allarmata, sollevo la fetta superiore per sincerarmi che ci sia anche la carne. Sì, la carne c’è, è tanta, ma si sente poco. Tre morsi di Big Tasty non solo risolvono la cena, ma rischiano con nonchalance di coprire il tuo fabbisogno nutritivo giornaliero senza che te ne renda conto. Conclusione? In ogni caso di serie B, ma comunque foodporn. Giudizio finale: beceramente gagliardo.
Chi vince fra i due? La gastrofighetta che è in me, risponderebbe nessuno. Ma vuoi per le aspettative deluse dalla pasta, vuoi per la rievocazione affettiva che mi suscita l’odore (lo stesso da 30 anni), di qualsiasi panino di Mc Donald’s, dico Big Tasty. E mentre lo dico, la mia pancia brontola, non so se per arrendevole consenso o per disperata protesta.
[Daniela Dioguardi]