Pesto e botulino. Le analisi sono sbagliate e oggi sapremo la verità
Un brivido starà correndo lungo la schiena di qualcuno. Freddo, come il piatto di tagliatelle al pesto che qualcuno avrà lasciato sul tavolo dopo l’allarme lanciato dalla ditta Bruzzone e Ferrari che in auto analisi aveva trovato tracce di botulino nelle sue confezioni. Dopo la paura di molti consumatori che avevano trovato sulla pasta o in dispensa il famigerato lotto 13G03 (circa 15.000 vasetti di diverso peso distribuiti a Eataly, Coop, Carrefour, Conad, Ekom con i marchi “Primia”, “Bontà d’Italia”, “Buongiorno Freschezza”, “Sapori e Dintorni”) e le corse in ospedale (ma già ieri si avvertivano le prime avvisaglie di altri malesseri), ora Repubblica Genova avanza il dubbio che qualcuno avrebbe sbagliato le analisi.
Già, perché le analisi dell’Istituto Superiore della Sanità dicono che a distanza di 24 e 48 ore di botulino in questo lotto non ci sarebbe traccia. O meglio, ci sarebbero le spore, ma non la tossina pericolosa per l’uomo. Senza contare che non tutti i ceppi di batterio producono veleno.
Un bel rompicapo. Sbaglia il Ministero o chi ha compiuto le analisi per conto della Bruzzone e Ferrari, si chiede Repubblica? Già, perché le auto analisi non sono effettuate in ditta, ma da un laboratorio esterno cui l’azienda produttrice di pesto si affida. Alla Asl era arrivata venerdì scorso il responso delle analisi commissionate dalla Bruzzone e Ferrari di Prà che affida i controlli al laboratorio Ita di Rivalta Scrivia del Gruppo Rina specializzato in analisi di prodotti “Food”, “No Food” e “Pet Food”. Solo che, assicurano fonti ben informate che il quotidiano genovese non specifica, le analisi vengono materialmente effettuate da un altro laboratorio di una società che ha sede a Treviso: la Chelab. E che si sarebbe affidata a sua volta all’Istituto Zooprofilattico di Venezia.
Un percorso un po’ tortuoso che esclude i laboratori in provincia di Torino in quanto l’istituto piemontese non fa controlli di autotutela altrimenti sarebbe controllore e controllato in conflitto di interessi. La preoccupazione ulteriore, quindi, sarebbe quella di un pasticcio dovuto alla catena di controlli che per la Bruzzone e Ferrari si potrebbe rivelare una micidiale arma a doppio taglio dal punto di vista dell’immagine. Stefano Bruzzone, uno dei titolari, attende i risultati definitivi che si avranno domani dall’Istituto Superiore della Sanità e rispetta il silenzio al pari dell’assessore regionale alla Sanità Claudio Montaldo.
Ma intanto il dubbio è legittimo: ci si potrà fidare delle analisi dei laboratori soprattutto se danno per buono un prodotto che non lo è? E ci si può fidare delle conserve fatte in casa senza analisi?
[Link: Repubblica]