Tutti i piatti degli chef alla cena di Festa a Vico
Quella di Vico si conferma una grande Festa: dal tramonto all’alba sotto le stelle e con le stelle (Michelin) unite per la beneficenza.
20 tra i più grandi chef d’Italia nella cucina del Bikini, una delle mete raccomandate da Antonino Cannavacciuolo, per una cena che vuole rilanciare il messaggio della grande cucina e della generosità.
Spazi stretti e ritmi serrati non hanno impedito il compimento di una magistrale esecuzione.
La cena ha soddisfatto più di 200 fini palati che hanno contribuito alla beneficenza di Festa a Vico spendendo 250 € a testa per un percorso gastronomico composto dai piatti più conosciuti del menu di ogni chef.
Ecco le tappe della Cena di Beneficenza che hanno contribuito a raccogliere circa 200.000 €.
Il ricavato è stato devoluto alle diverse associazioni Onlus cui Festa a Vico ogni anno si rivolge.
Tutto ha inizio con l’aperitivo in terrazza, sole che cala e brezza che s’alza sono solo incantevole sfondo che illumina gli chef e le loro creazioni.
I fratelli Cerea pensano a un crudo con Gambero di Ongelia su gelato alla mandorla e limone di Amalfi, mentre Gennaro Esposito a un leggermente affumicato: palamita con ‘nduja e crema di tarallo di Agerola.
Oliver Glowig ha eluso abilmente le domande sulla sua prossima apertura, distraendo i curiosi con le ostriche con granita di gin Hendricks e acqua tonica con cetrioli.
Da Firenze a Vico, il viaggio del baccalà con stracciatella, cetriolo e ravanello del duo Riccardo Monaco e Alessandro Della Tommasina.
Quadraling è la rivoluzione in atto di Davide Scabin che con i gusti gioca adesso a comporre sinfonie non ancora esperite, cambiando l’ordine degli alimenti introdotti in bocca. Teoria che contraddice un’ideale proprietà commutativa degli ingredienti, ne dà dimostrazione empirica a Festa a Vico con i suoi zucchini in scapece.
Gli elementi: un quadrato di pane bagnato di aceto e una sfera di zucchini, tra i due una piccola goccia di erbe aromatiche fritte, centrifugate e frullate (a concentrarne il sapore), in ordine diverso. Da mangiare prima con il pane che tocca la lingua e gli zucchini verso il palato e poi al contrario. Il ponderato equilibrio dei sapori è rotto, alterato dall’assaggio del medesimo piatto con inversa sequenza.
La famiglia Kavçic si aggira invece tra la folla e offre un cadeaux impacchettato: piccolo panino ricolmo di verdura e foie gras con yogurt croccante.
Ed ebbe inizio la cena.
Andrea Berton è in pole position con crema cagliata al rafano, trota con le sue uova, quinoa e sugo di glacialis. Inizio dai toni pacati, accompagnato da un Dubl Feudi di San Gregorio, un Metodo Classico da uve falanghina, greco di Tufo e aglianico.
A seguire un prepotente sud concentrato nell’arancino di riso con ragù di triglia e finocchietto selvatico di Pino Cuttaia. Si torna su al nord con il vino: Aristos Sylavner 2014.
L’aringa è in fumo, nel piatto firmato Salvatore Tassa mentre Nino Di Costanzo diventa illusionista, e inganna gli astanti con il trucco della pasta a forma di risotto (al peperone imbottito Mimì). Riso di grano senatore cappelli, pensato, provato e prodotto dal Pastificio Gentile di Gragnano e dallo chef. Chissà se sarà in carta da Danì Maison, il suo nuovo ristorante a Ischia.
Francesco Bracali pensa ad un altro primo piatto e direttamente dal menu del suo ristorante fa assaggiare gli gnocchetti di ortica su crema di fegato grasso e caviale di uva fragola.
Da una pasta travestita da riso, agli gnocchi fino al raviolo, quello di Valentino Marcattilii ovvero uovo in raviolo San Domenico con Parmigiano e tartufo di stagione.
E con il ciclo dei primi si conclude la serie dei vini bianchi: Sauvignon del Collio, della discussa azienda Tiare, e il Chiarandà 2012 di Donnafugata.
Un grande classico per i fratelli Serva che avvolgono l’uovo nel loro famoso carciofo, con salsa di topinambur e gocce di mentuccia. “Sono gli ultimi della stagione” avvertono e cogliamo l’occasione per salutarli.
Una triglia su tarallo all’acqua di pomodoro e crema di primizie è il pensiero di Fabio Pisani per gli ospiti di Festa a Vico.
Anche Niko Romito prepara un must del suo menu: umido di vitello con misticanza alcolica.
Il cestino del pane è affidato al Panificio Cascone mentre alle torte ci pensa Alfonso Pepe.
E tutti insieme, chef e commensali, pensano alla beneficenza che resta il grande motore dell’iniziativa di Gennaro Esposito.