Pizza di Mezzo. L’insostenibile pesantezza dell’ananas sulle pizze
Magnataro, il critico delle ennemila pizze(rie), rigirava tra le mani il messaggio che Alessandro Magno aveva affidato al corriere blu caduto sotto i colpi della sua tastiera.
“Dici no all’ananas sulla pizza”.
Golosus lo guardò disinteressato.
“Te lo avevo detto di non dare la corona di pupatelle a Salis”, lo incalzò Magnataro mentre stappava l’acqua bollicinosa del Flegetonte.
“Cum grano pepis e con il senno di poi, lo dici” gli rispose Golosus mentre addentava una sfogliatella di Ammalasio, dono del suo collega delle Terre del Sud. “La tua idea del mausoleo delle pizzerie in cui officiare i sacri riti pizzeschi è un abominio di cui dovrai dare conto a Zeus Horkios. I mausolei sono per i morti non per i vivi. Non hai imparato dell’errore di Vizioz?”.
“Taci. Alle Olimpiadi dei cuochi ti metti a premiare un pizzaiolo come se l’alta cucina fosse una cosa da infornare a tuo piacimento. Non ti era bastato mettere le insegne della doppia pizza con Giulietto? Follia doppia, anzi, tripla. Finirai per far cadere il cavaliere dal cavallo”, lo rintuzzò veloce.
“Senti chi parla. Pensavi di essere Catullo? Da mi basia mille. Non ti bastavano 50+50 pizzerie da far partecipare ai Giochi? Dici di copiare, ma almeno copia bene”, lo fulminò Golosus mentre osserva il ripieno della sfogliatella.
“Mi viene da ridere se penso alla tua idea di sostituire le ruote dei carretti tribunalizi con gli pneumatici stellari. Alla fine è arrivato il piatto dorato ad Achille Pizzaveloce come a Padua. Bella strategia”, ride convinto.
“E cosa dovrei dire io dell’improvvida retrocessione di Ulivus? Si è adirato anche lo chef de cave delle bollicines vinorum”, rispose sornione l’uomo del nord.
“Mentre tu ti sei portato in casa Achille Pizzaveloce che si è mangiato l’ananas con tutto il cono gelato”, rise Magnataro.
“Quella è stata opera di Ermes Trimegisto. Nessuno lo ha visto eppure ha dato fastidio, come al solito”.
“Senti, il nostro patto della sfogliatella regge se i pizzaioli della Terra di Mezzo tengono a bada i pizzettari degli orti che sono migliaia. Abbaiano ma non mordono. Ma non possiamo tirare la corda”.
Il momento è grave.
Chi sarà il pizzaiolo destinato a rappresentare la Terra di Mezzo e tutti i mondi che la incoronano?
“Tutti pensano che il numero Uno sia tale per nomina divina, ma è tutta colpa dell’uomo che vive nella terra del Vallo di Adriano. Se non avesse fatto della novella una classifica non saremmo a questo punto. Io dico di ergerlo a divinità come vogliono tutti gli amanuensi. Non quest’anno, ma almeno alle prossime lune”.
“Il patto della sfogliatella è di 5 lune addietro, per Giunone. Non venire meno. I pizzaioli delle Terre del Nord premono”.
“Tu non hai idea di cosa potrebbe mai accadere se Masuccio e Achille decidessero di lanciare i loro messaggeri in tutte le direzioni astrali conosciute”, un brivido gli percorse la schiena affaticata dal fardello di scritti.
“È il momento del nord e tu lo sai, non nasconderti”.
“Il sud, ancora per queste lune”.
“Gli aruspici ancora non dicono nulla sugli esiti delle votazioni e voi pensate alle mosse da fare”, Papilionem entrò di scatto nella sala appena illuminata dalle fiammelle delle candele. “Dobbiamo attendere i comitiales e gli scontrines”.
“Sempre uomini, mai una donna”. Julia Pugna sbattè la porta quasi in faccia al suo servitore che la seguiva di presso. Scura in volto srotolava la sacra pergamena con gli scontrines accumulati. “Non c’è ordunque donna pizzaiola della Terra di Mezzo che possa ergersi oltre la massa dei 350? E non parlatemi dei vostri fenomeni costruiti a tavola. Io voglio una donna che sappia impastare e ammaccare. Il tacco 12 va bene durante i Baccanali”.
“Inutile che sbattiate porte e pugni. Citate Achille, ma vi dimenticate di Alessandro Magno. Il suo popolo è con lui, gode di stima e prestigio tra i pizzaioli e non è un pizzaiolo. Sta aprendo locande in ogni dove e non fa differenze tra Terre di Mezzo, del Nord, del Sud, dell’Alto e del Basso. Non ha bighe ma carretti formidabili e in una battaglia all’ultimo schizzo di farina potrebbe avere la meglio. Pensateci prima di parlare dei pizzaioli del Nord”, sibilò Papilionem mentre invitava gli aedi ad intonare il Cantum Pizzarium.
Tutti guardarono il messaggio dell’ananas ancora fumante di pizza margherita (bruciata) con doppio fiordilatte.
“Ma visto che parliamo di ananas, non potrebbe essere un messaggio in codice? Non vogliono più foto delle pizze in giro per l’aere con i telefonorum jailbrekkati“, avanzò il servitore.
Fulminato nemmeno se avesse messo le palme delle mani su tutte e 50 fiammelle della stanza.
“Salis, Masuccio, Padua, Achille, Alessandro Magno. Fate nomi, ma vi dimenticate di tanti. Se Neapolis piange, Mediolanum non ride. Noi siamo osservatori neutrali e già vi abbiamo dato ospitalità nella nostra stazione di posta. Non chiedeteci di cambiare il percorso che ha disegnato la divinità Maxima dei cuochi. I nostri amanuensi hanno libertà di voto come vuole il Patto della Sfogliatella. Il granaio dei voti è su un altro mare, ricordatelo, e voi vi avete rinunciato perché costretti dagli eventi”.
“Io sono fiducioso delle nostre regole. I pizzaioli delle Terre di Mezzo capiranno che Uno Solo può rappresentarli in qualsiasi situazione. Anche alle Olimpiadi dei Cuochi”.
“È venuto il momento che la pizza sopravanzi l’alta cucina e le trattorie sconfiggano i ristoranti astrali. E per fare questo ci vuole un Pizza-Chef”, gridarono all’unisono i convenuti.
Proprio come vuole il Patto della Sfogliatella.
La maga Circe mise le mani sulla sfera di cioccolato.
Alessandro Magno era soddisfatto dell’inganno dell’ananas: “Vai Rapace e apri le porte della Locanda di Veronia: è giunto il tempo di invadere le Terre della Venezia”.
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Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale
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