Anticipazioni. Il Grano Nostrum e i segreti della nuova Pizza di Mezzo
Massimo Decimo Meridio era conosciuto con il nickname Gluten.
Le sue campagne di approvvigionamento si erano spinte ben oltre la Terra di Mezzo. Le sue legioni Felix gli riconoscevano somma pazienza e grande capacità di conquistare senza spargimenti di sangue i migliori grani dell’Orbe.
Si considerava un rigido osservante della tradizione. “La Farina non può che contenere grano”, amava ripetere e le sue insegne riportavano il motto “Semper Mundus”. Ora luccicavano sul nuovo Mulino alla confluenza tra il Biferno e il Fortore che avrebbe consentito di conservare grano capace di sfamare tutta la Terra di Mezzo.
Accarezzò le macchine a cilindro. Erano un dono di Prometeo. Non scaldavano il grano ma erano avversati da molti che erano soliti attaccare il ciuccio alla macina e avrebbero spergiurato di averli visti volare: il ciuccio con tutta la macina.
Aveva chiesto a Prometeo di regalarne una a un pizzaiolo guerriero perché fosse chiaro che lui era per la pace e non per la guerra. La prodigiosa macchina era andata al Malum Puer nelle terre di Casa Irta. Lo conosceva di fama ed era stato ben contento che avesse utilizzato la sua farina nelle campagne di beneficenza di Pithecusa e di Paestum.
Il segreto era nella selezione del grano oltre che nella lenta macinazione. Per questo occorreva andare da un capo all’altro della Terra di Mezzo a cercare agricoles e terreni capaci di regalare i migliori frutti di Cibele.
“Civitiellus, hai preparato l’offerta alla Gran Madre Terra? Dobbiamo ripartire per Forum Iani e officiare i sacri riti con Franciscus Amor. Ianuariis, il primo giorno dell’anno quest’anno cade il 5° giorno prima delle calende di Iulius e dunque dovremmo chiedere buoni frutti anche alla madre di tutti gli dei”, lo esortò.
“Cosa hai preparato, dunque?”
“Una pizza con il grano della riscoperta che Franciscus mi ha preparato in piccola quantità. Lo abbiamo diviso con Achille, Legionello, Ercole, Carletto e gli altri pizzaioli che innalzeranno le loro pizze sui campi di Forum Iani”, gli rispose.
“Grano Nostrum delle Terre del Sud, dunque”, gioì il molinarius. “Mi raccomando, tieni segrete le insegne del nuovo sacco e chiedi a tutti di non far vedere le meraviglie di questo grano – se ce ne saranno – prima della festa nei campi”.
“Già fatto. Tutti i pizzaioli chiamati alla festa stanno preparando la loro pizza e nulla faranno trapelare”, assicurò Civitellus che guardava il papiro consegnatogli dal messo di Ercole che raffigurava la nuova pizza canotta.
“Cosa non si deve sapere? Posso alzare i calici?”. Il Perrellante Festante era già gaio e cercava di raccapezzarsi con la storia dell’impasto dell’Ultima Pizza. I tre polletti erano stati mangiati e ancora non si capiva chi fosse il traditore di cui Magnataro aveva fatto cenno. “Lo sai Gluten, questa storia del tradimento è di una profonda tristezza. Rattrista i cuori, l’animo e pure il palato. Sembra che il cielo diventi tutto una nuvola e non fa bene per le libagioni!”, esclamò mentre cercava i calici nel suo sacco.
“Che la pioggia stia lontana dai campi”, invocò Gluten, “e che stia lontana questa storia del tradimento quanto più possibile da me e dagli invitati”. La sua voce era diventata grave. “E sappi Perrellante che io e Franciscus abbiamo scelto Forum Iani dei tanti tantissimi acri di terra coltivata a grano tenero perché sia più dura la risposta del principio degli dèi e acuto seminatore di cose. Ianus è il primo dell’anno e guarda il passato e il futuro con egual testa. Ma è anche capace di guardare nell’animo di chi si dice puro e tale non lo è”, concluse.
“Allontana da te ogni segno di pioggia: gli uccelli volano alti, altissimi. Così mi ha detto l’augure in riva al Clano e dunque non abbiamo nulla da preoccuparci. Anche se l’acqua è la mia prediletta”, esclamò Chiapparellis.
“Che sia tutto vero e limpido”, gli rispose Massimo Decimo Meridio, “e che non sia io costretto a chiamare un aruspice per divinare dalle budella anziché dal volo delle aquile”, tagliò di netto con la voce che roteò poco sopra la testa degli astanti.
“Pizza Pulita e basta”, suggerì Civitiellus mentre il profumo del disco si impadroniva della stanza. Apparve la figura di Totus, il fratello di Achille Pizzaveloce. “Per tutti i 21 miei ascendenti se questa non è una farina che conquisterà il mondo, Massimo Decio Meridio!”, fece mentre addentava uno spicchio di pizza che aveva preparato con Civitiellus.
“Calma, calma, siamo solo all’inizio della mietitura e pochi pizzaioli potranno avere la farina del Grano Nostrum”, ricordò.
“Ehi, ti sei tradito”, gli obiettò il Perrellante. “Non avevi detto che nessun nome doveva uscire da questa stanza?”.
“Perrellante, tu manco esistevi quando Grano Nostrum fu presentato alla Reggia piantata a cardi. Pensi che un grano così nasca dall’oggi al domani senza cura e passione? Senza un briciolo di amore? Senza un’attenta ricerca? Grano Nostrum è già conosciuto. È la farina a non essere conosciuta e tale dovrà restare sino alle libagioni”, concluse.
“Riponi i calici ordunque”, lo invitarono Civitiellus e Totus.
“Ho capito, meno la biga in direzione di Ager Polis che ho ancora incunaboli e papiri da consegnare”, sospirò mentre faceva segno a Chiapparellis di prendere baracche e burattini.
“Almeno brinderò con Papilionem e Bufalus”, si consolò tra sé e sé.
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Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale
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