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Pizzerie
11 Giugno 2019 Aggiornato il 27 Settembre 2020 alle ore 09:14

La guerra dei pizzaioli. La velocità della pizza è nulla senza testimonial

Masuccio Casertano guardò il retro della biga. Le aste delle lance avevano prodotto seri danni al contenitore che trasportava il prezioso ingrediente.
La guerra dei pizzaioli. La velocità della pizza è nulla senza  testimonial

Masuccio Casertano guardò il retro della biga. Le aste delle lance avevano prodotto seri danni al contenitore che trasportava il prezioso ingrediente. Aprì di scatto il coperchio. Le gocce di panna della stracciata colavano impietose sul selciato.

Alzò gli occhi protetti dalla visiera dell’elmo e Minerva ebbe uno scossone nella sua residenza celeste.

“Vi avevo detto di non lanciare messaggi sulla strada blu e voi che fate? Li mandate su quella vinaccia?”

Gli uomini della Fattoria erano impietriti.

“La dovete smettere di fare la gara dei pollici e dei cuori. I risultati sono questi. Tutti sanno che cosa faccio e cercano di carpire i miei segreti”.

Era sempre la stessa storia. Tutti a seguire le strisce della sua biga mentre attraversava la Terra di Mezzo per raggiungere i lidi dell’Apulia alla ricerca del latticino dal cuore morbido come quello di Venere. O furioso incitava i suoi a remare più lesti per raggiungere le spiagge della Trinacria o della Sardinia sicuro che nessuna traccia li avrebbe condotti a loro.

Anche il carro di fuoco trainato da cavalli di fuoco aveva tentato di rubare un suo ingrediente e lui li aveva addomesticati per alimentare i forni della sua pizzeria senza dare ascolto alle parole di Elia che aveva acceso una pira di legna verde e bagnata con la sola voce. “Saresti un fornaio fantastico”, gli aveva pronosticato.

“Potremmo lanciare un messaggio che il nostro corriere è diretto a ovest mentre va ad est”, propose un uomo della Fattoria.

Le narici di Masuccio si allargarono come se da lì a un momento avesse dovuto sputare anche lui fuoco.

“Devo vedermela io. Voi deponete le pergamene”, sibilò.

“Ma Mio Signore, c’è da conquistare la vetta nella cavea e dobbiamo aumentare il numero delle pergamene e degli scontrines”, balbettò il capo dei contabili.

“Idiota, tu li vuoi passare. Noi li dobbiamo alzare per aria. Ancora non l’avete capito? E la sacra panna di Venere riuscirà a sciogliere i cuori, i palati e le mani di qualsiasi ispettore. Gli scontrines non c’entrano nulla. Potresti fare anche un solo cliente su una montagna sperduta e questo non conterebbe nulla, ma l’avete letta la pergamena di Papiliomen?”, fece il gesto di tirarla fuori a uno dei suoi allievi.

“Per essere il Signore dei Panielli, come ebbe a dire l’amico Rapace, non conta il numero degli scontrines”. L’epiteto che ne seguì scosse Plutone nelle viscere della terra.

“La sacra panna di Venere deve arrivare intatta fino alla Reggia per incontrare il nostro impasto in perfette condizioni. Lance e frecce non sono un buon viatico“, fece per accarezzare la testa del contabile ma gliela avrebbe frantumata come aveva visto fare ad Entello con il toro ai Giochi.

La mano si allargò e il contabile ebbe a ringraziare Venere dell’intervento: “Grazie Venere per la tua velocità nell’amare codesta piccola testa piena di numeri”.

“Bravo contabile!” La manata mandò a zampe all’aria il povero scriba. “Così vi voglio, propositivi”. Il disgraziato raccolse i suoi papiri e altrettanto velocemente si allontanò.

“Bisogna essere veloci, molto più veloci. Gli gnomi che scendono dalle montagne non devono nemmeno avvicinarsi alla biga. È inutile affidarsi a tutti questi Garanti che ora tirano per l’uno, ora tirano per l’altro”, rimuginava mentre il pesante paletto della sala impasti si alzava comandato dalla lunghissima combinazione.

“Devo trovare la biga più veloce del mondo e farla mia”, sbuffò mentre deponeva con attenzione il grano nella macina a rulli, l’invenzione che gli aveva donato Prometeo intento a trafugare il fuoco per tutti gli uomini. “Che grande quel Prometeo”, aveva voluto solo un po’ di pizze e quando passava per la Terra di Mezzo era solito affacciarsi. E lui gli faceva assaggiare in anteprima la pizza di stagione.

“Fossero così garbati tutti questi amanuensi che si affacciano alla porta della locanda. Non valgono un ceppo del forno messi tutti insieme”. Allontanò il pensiero.

La biga veloce, velocissima.

Sapeva dove trovarla.

“Devo andare fino al Giardino delle Giumente”, spiegò al fratello che ne sopportava ogni bizzarria.

“Ma sei matto? Devi attraversare tutta la Foresta Nera. E per fare che?”, gli oppose rapido.

Masuccio girò il palmo. Un cavallo nero rampante su un campo d’oro adornava un anello.

“Non capisco”, gli fece il fratello “ma vuoi percorrere la via Aemilia? Che c’entra il Giardino delle Giumente?”

“Guarda meglio”, gli fece Masuccio, mettendo in controluce il sigillo. Il colore oro cangiò in un arancione-rosso, la coda divenne folta e apparvero delle corna.

“Ma è proprio lui?”

“Mi hanno cercato e ora è il momento di andare ed accettare. Con la loro biga sarò il più veloce di tutti i tempi. Basterà il solo Automedonte per portare in sicurezza la panna di Venere”, sogghignò Masuccio.

“Ma la potenza è nulla senza controllo, lo sai bene”, provò a farlo ragionare il fratello spaventato.

“E allora non ci andrà Automedonte. Ci andrò io e la super biga sarà da domani il mio mezzo di trasporto. Alla cavea ci porterò la stessa Venere. O un battaglione dei miei. Da oggi o con me o contro di me. Sta a loro decidere”.

“Sei d’accordo, Fratello?”

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