Poldino a San Rossore, recensione del ristorante nato 100 anni fa
Il ristorante Poldino è situato in una location che merita presentazione, La Tenuta di San Rossore vicino Pisa
Una delle più grandi pinete d’Europa, riserva di caccia prima della famiglia dei Medici (nel 1622 Ferdinando II introdusse dromedari per i lavori agricoli), poi dei Savoia, nel secondo dopo guerra diventa proprietà della Presidenza della Repubblica.
Arriviamo da Poldino superando la sbarra custodita lungo la strada contornata dai pini. A ora di cena nn incontriamo gli animali ospitati dalla tenuta. Poco male, ci consoleremo con i piatti del ristorante che ha quasi 100 anni come ci rammenta l’insegna Poldino dal 1925. Alla sua tavola si sono seduti presidenti della Repubblica che regnanti. Tra cui Elena di Savoia che avrà come uomo di fiducia Poldo Antonelli, padre di Fernando. Cioè il fondatore di una dispensa di generi alimentari che si evolverà poi nel ristorante che conosciamo oggi.
La famiglia Antonelli, che da tre generazioni ormai conduce il ristorante, è ben attenta a temi come sostenibilità e territorio. Tutte le materie prime, di cui molte biologiche, sono fornite da aziende agricole della provincia pisana. E per il fabbisogno energetico, il ristorante si avvale dell’uso di energie rinnovabili. Il ristorante Poldino è iscritto al Consorzio MENSA che collabora con la Scuola Normale Superiore di Pisa per integrare prodotti di filiera corta nei menu delle mense scolastiche.
Cosa abbiamo mangiato da Poldino a San Rossore
Il menù e la carta dei vini sono in stile retrò come il ristorante. La lista dei piatti è ristretta, cinque per ogni portata, e c’è qualche fuori menù proposto a voce dai camerieri che specificano la possibilità di chiedere mezze porzioni.
Iniziamo con la Selezione salumi della macelleria Morelli di Pontedera (11 €). Prosciutto, capocollo, lonzino, finocchiona (da non confondere con la sbriciolona fiorentina), soprassata
Che i salumi siano buoni si capisce subito dal colore tendente al grigio della soprassata, priva di conservanti e coloranti, tipico della carne cotta. È lei la star di questo piatto, anche se non da spazio a vie di mezzo. O la si ama o la si odia per il suo forte sapore ematico non adatta a tutti i palati. Ottimi anche gli altri salumi, il prosciutto l’avremmo preferito un po’ più grasso, magari non era nella sua parte migliore.
Uovo fritto del Deri di Nodica (PI) su crema di pecorino, salsa agrodolce di pomodoro e pancetta croccante (9 €). Due tuorli impanati e fritti, in una panatura classica fatta di tuorlo (tuorlo fuori, tuorlo dentro) e pangrattato, adagiati sulla crema di pomodoro e pecorino con guarnitura di pancetta croccante. Il tuorlo fritto scenograficamente si riversa cremoso. Come vuole la tradizione dell’uovo al pomodoro, prendiamo il pane e facciamo la scarpetta. Sapore d’altri tempi, cremosità giusta e pancetta fanno di questo piatto un antipasto allettante che rimane comunque leggero al sapore.
Mozzarelle di bufala fritte di bufala con gazpacho e prosciutto crudo (fuori menù a 10 €). Sinceramente un fuori menù di cui non si sarebbe sentita la mancanza. A parte il fatto che sono un po’ fredde all’interno, sono un po’ senza personalità e la bufala stride con la località degli altri piatti. Col senno di poi avremmo potuto scegliere altro dalla lista di Poldino a San Rossore.
La carne
Bistecchine di cinghiale fritte, yogurt e cetrioli (15,50 €). Le bistecchine sono belle spesse e la carne è cotta al punto giusto. Rimane molto tenera e succosa, con temperatura perfetta all’interno. La carne è marinata con aceto e poi cotta a bassa temperatura prima di essere fritta. La panatura è perfetta, sempre classica. Uovo e pangrattato e la salsa yogurt, uno tzatziki senza aglio, che dona freschezza, facendo guadagnare a questo piatto il podio della serata. Forse non un piatto da metà luglio ma delizioso.
Pappardelle con ragù di cinghiale (11,50 €). Pappardella larga tirata fine, molto soddisfacente. Ragù da manuale toscano, igrossolano con poco pomodoro fatto come lo farebbe una nonna.
Raviolo alle patate (11,50 €). Il raviolo alle patate non è prodotto in casa, ma è acquistato da un pastificio artigianale nei dintorni. Molto buono, la pasta è fatta bene così come la cottura. Il ragù è simile a quello di cinghiale ma la carne del mucco pisano lo rende leggermente più dolce.
I dolci
Chiudiamo la cena con i dolci di Poldino a San Rossore. Torta di mandorle e riso con crema inglese alla cannella (6 €). La crema inglese alla cannella è ciò che ci ha fatto scegliere il tortino e che con la sua setosità riflette la luce del ristorante. Il sapore è un po’ meno dolce di quello che ci aspettavamo ma buono. Le consistenze sono interessanti. Mandorle quasi croccanti, riso molto cotto che si fonde con la consistenza della crema. Insomma un dessert non troppo dolce che piace e non stucca.
Sorbetto fragola, miele e menta e crumble al cioccolato bianco (6 €). La fragola del sorbetto non necessita di descrizioni. È come deve essere, buona, torniamo un po’ bambini. Al naso si sente forte anche la menta così come nel sapore che comprende anche il miele della macchia mediterranea ad effetto balsamico. Il crumble di cioccolato bianco dona un’ulteriore dolcezza che era stata leggermente stemperata dalla nota balsamica.
Il sorbetto limone al cucchiaio (6 €), re del sweet and sour, è la coccola finale della serata. Degna conclusione di una serata estiva in una pineta.
La carta dei vini, quasi totalmente italiana, dà grande importanza alla Toscana e spicca in prima pagina la “mappa della D.O.C. Terre di Pisa” con ampia scelta sia di prezzo che di uvaggi. Scegliamo il Maurleo Cantina Beconcini, Sangiovese e Malvasia Nera (21 €). Ottimo rapporto qualità prezzo.
Se da tre generazioni la famiglia che conduce il ristorante è la stessa un motivo c’è. Mantenere una qualità così alta senza troppe rivisitazioni e a prezzi più che giusti per la location non è da tutti. Segniamo in agenda Poldino a San Rossore per il prossimo anno, per il centenario.
Ristorante Poldino. Loc. Cascine Vecchie Tenuta San Rossore(PI). Tel. +390509911212 Facebook
[Recensione e foto di Federico Farris]