Roma. Prosciutteria che vuol dire giovane, abbondante e low cost a Trastevere
In una domenica romana bagnata dalla pioggia mi ritrovo a girare per le strade di Trastevere, nei vicoli intorno a piazza Trilussa. Complice la fame (e anche un po’ la pioggia), cerco qualche bel posticino dove mangiare. Non sono ancora pronta per il trittico amatriciana-carbonara-cacio e pepe.
Mi incuriosisce questo piccolo locale, La Prosciutteria, diverso rispetto a quelli accanto si differenzia per mancanza di tavoli all’esterno e della lavagnetta con tanto di menu turistico.
Mi seduce lei, la porchetta. E io – come qualsiasi altro amante di street food – entro senza pensarci due volte. Sono rapita dal profumo dei salumi, dalla varietà di verdure grigliate, sott’olio e sott’aceto, dalle diverse olive, dalle composte, dai patè grossolani.
E dagli enormi taglieri sui quattro-cinque tavoli all’interno.
Leggo i prezzi e un po’ mi stupisco: 5 € per un tagliere misto small, 10 per un medium e 15 per un large.
Passo dal desiderio di un succulento panino con la porchetta alla voglia di tuffarmi in un tagliere con prosciutto, speck, lonza, bresaola, coppa, fesa, formaggi, confetture e frutta. E un bel po’ di pane incluso, ovviamente, dopo la non felicissima uscita della colazione.
Ecco il nostro (mio e del mio compagno di abbuffata) turno alla cassa. Spieghiamo che vorremmo un tagliere, ma che non c’è posto per sedersi. C’è una saletta nel seminterrato dove il telefono non prende (che bello!), dove i tavoli e le sedie sono di recupero, dove c’è aria cantina, con tanto di scaffali con vini datati. Bene, scendiamo, dando carta bianca al bancone su come riempire il nostro tagliere.
Nei cinque minuti che attendiamo, io e il mio commensale prendiamo forchetta e coltello, tovaglioli e piatto dal mobiletto: tutto di plastica. Il vino lo portano in un calice. La Prosciutteria, mi dicono, è una catena che propone prodotti di produzione propria: ad assicurare il perfetto funzionamento di una catena a “conduzione familiare” è Dario Leoncini, patron de La Prosciutteria. Vino e olio li fa suo fratello Lapo a Montespertoli, i salumi il cugino Nicola (sempre a Montespertoli), i formaggi l’amico Simone nella Maremma di Grosseto. Poi altri piccoli produttori, come alcuni amici che producono un Nero d’Avola in Sicilia o l’Amarone in Veneto.
Ecco il tagliere. Sostanzioso, ricco, colorato, ben condito, bello da vedere. Assaggio: tutto molto buono, delicato ma gustoso il formaggio, buono il pane con il gorgonzola tartufato. Saporito, forse anche troppo, lo speck tagliato al momento. Ben condita la fesa di tacchino, con glassa d’aceto balsamico e cascata di mandorle.
Nel complesso? Tutto finito. Decorazioni di frutta comprese: fette di kiwi e d’arancia sono finite sul pane insieme alla composta al peperone leggermente piccante. Idem per le melanzane grigliate.
Per il conto torniamo su, verso la cassa: 10 € a testa, più un vino rosso, a loro scelta, in base a quello che ci è stato portato sul tagliere. Ce ne hanno portato uno a 12 €, che ci stava anche bene. Il totale, in due, abbiamo pagato 32 €: 16 € ciascuno, bottiglia compresa. Senza vino avremmo pagato 10 € ciascuno, cioè il prezzo medio di un aperitivo. Ma qui, a quanto pare, non parliamo di prodotti industriali.
Sono curiosa di sapere se tra di voi si è fermato alla Prosciutteria. Io, come detto, sono stata nel punto di Roma Trastevere (via della Scala 71), ma lo trovate anche in zona Fontana di Trevi (via della Panetteria 34/A), a Firenze (via dei Neri 54), a Milano (corso Garibaldi 55), a Siena (via Pantaneto, angolo via Magalotti), a Marina di Massa (piazza Pellerano 3) e a Cosenza (piazza Archi di Ciaccio 23).
Quindi, cari prosciuttari d’Italia, ditemi la vostra sui prosciutti e non solo della Prosciutteria.