Almatò a Roma, ristorante giovane di fine dining nel quartiere Prati
In una via defilata del quartiere Prati a Roma dall’inizio del 2020 c’è Almatò, una piccola realtà dal profilo fine dining. È segnalato in Guida Michelin per il terzo anno consecutivo.
Tre gli amici e proprietari dell’insegna. Tommaso Venuti, classe 1992, chef con esperienze in cucine stellate che mi ha invitato all’assaggio; Manfredi Custureri, classe 1988, restaurant manager con una formazione in economia; Alberto Martelli, classe 1993, cresciuto nel ristorante di famiglia, La Carbonara, e innamorato del settore.
Il ristorante, intimo ed essenziale nei colori e nelle forme, accoglie una ventina di ospiti in una sala vetrata affacciata sulla strada. I colori ottanio, grigio e blu pavone avvolgono l’ambiente in un’atmosfera rilassata.
La cucina di Almatò è interattiva, dinamica e sorprendente, caratterizzata da uno scambio fruttuoso tra cucina e sala.
Come si mangia da Almatò a Roma
Riccardo Robbio, maître e sommelier, riempie il tavolo con i benvenuti. Tra di essi da sempre figura un ovetto di quaglia panato e fritto, delicatamente posato in una scatola portauovo. Sorprendente è la barchetta di pane con crema al curry sormontata dal gombo. Interessante nota speziata arriva dalla pizzetta di patate con ketchup al cajun e infine compare una sfera di melone invernale al cardamomo.
Prima dell’antipasto ecco arrivare una fumante focaccia bianca. Unta, morbida e con granelli di sale grosso che scrocchiano sotto ai denti.
Tra gli antipasti di Almatò a Roma c’è il cavolfiore in varie consistenze, totalmente vegetale. Lo troviamo intero, arrosto al burro nocciola, in crema con aggiunta di scalogno e in lamelle bruciato. Il tutto è avvolto da una salsa tartara. Un morso bello, pieno, stemperato dal kefir versato in sala.
I primi piatti
Più noto al palato del romano è l’abbinamento broccoli e alici, qui declinato in un primo. Lo spaghetto, al dente, si avvolge in una crema vivace nei colori e nei sapori di broccolo romano. L’alice, soda per la lavorazione minuziosa e appena sapida, bilancia le note più dolci e vegetali dell’ortaggio.
Tra i primi spicca il risotto con agnello, melograno e dragoncello. Il riso è esaltato dalle note aromatiche dell’erba e da quelle più acide del melograno che nascondono uno stracotto di carne confortevole, in pieno stile autunnale. Ogni elemento si bilancia su un assaggio ricco di gusto.
Il secondo e il dolce
La cena continua con il piatto di anatra, porro e daikon. Il sapore audace dell’anatra si unisce alla dolcezza delicata del porro e all’aroma distintivo del daikon. La pelle croccante racchiude la succulenta carne, creando una combinazione di consistenze che si armonizza al palato. Da non sottovalutare, in ogni passo, l’attenzione alla presentazione.
Chiudiamo con un dolce al cucchiaio: cioccolato, mandarino e fava tonka. Un parallelepipedo di cioccolato arricchito dalle note agrumate del mandarino e speziate della fava tonka. Una cucchiaiata golosa e per nulla stucchevole.
Menu e prezzi del ristorante Almatò a Roma
Almatò offre tre menu degustazione con 5, 7 e 9 portate a rispettivamente 70, 100 e 120€.
Per i tavoli superiori alle 4 persone è obbligatoria la scelta del menù degustazione. Altrimenti si può scegliere dalla carta.
Antipasti
Quaglia, arancia, castagna e rosmarino (25 €)
Animella tonnata (23 €)
Pescato del giorno, Huancaina e mais (26 €)
Primi piatti
Raviolo di prugne, patate dolci e parmigiano (22 €)
Spaghetto broccolo e alici (24 €)
Risotto, agnello, melograno e dragoncello (27 €)
Secondi piatti di Almatò a Roma
Anatra, porro e daikon (38 €)
Astice, Ajo Blanco, bieta e bradana (40 €)
Merluzzo, rape e radicchio (38 €)
Dolci
Gianni (14 €)
Cioccolato, mandarino e fava tonka (14 €)
Mela, carote e zenzero (14 €)
Beverage
Acqua minerale (5 €)
Soft Drink (3 €)
Caffè (2 €)
Caffè americano (4 €)
Thè e tisane (3,5 €)