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12 Ottobre 2014 Aggiornato il 31 Marzo 2019 alle ore 18:23

Roma. Vado a comprare il tiramisù da Pompi prima che diventi cinese?

Le dolcezze di Pompi e i tiramisù multigusto più famosi di Roma lasceranno presto posto a involtini primavera, riso alla cantonese e pollo alle mandorle.
Roma. Vado a comprare il tiramisù da Pompi prima che diventi cinese?

Tiramisu-Pompi

Le dolcezze di Pompi e i tiramisù multigusto più famosi di Roma lasceranno presto posto a involtini primavera, riso alla cantonese e pollo alle mandorle.

È il destino, ormai segnato è deciso, del punto vendita di via Albalonga, in zona San Giovanni – Re di Roma.

Ad avvertire la clientela, un cartello dietro il bancone scritto direttamente dal proprietario Roberto Pompi.

pompi cartello vende cinesi

Un cartello che è un’esplicita accusa al Comune di Roma: “Recessione é quando il tuo vicino perde il lavoro, depressione é quando lo perde un tuo familiare, panico è quando lo perdono tutti i tuoi dipendenti…60. Grazie a questo lungimirante Municipio, alle vie limitrofe e ai residenti, i cittadini non avranno più il loro punto di ritrovo a cui erano abituati da 54 anni! Avranno tranquillità e più tempo per imparare il cinese, vista la prossima apertura, dopo la nostra storica attività romana di un bazar o ristorante cinese”.

Detto in breve: colpa dei residenti che si lamentavano del troppo traffico durante il week end, delle macchine in tripla fila e del Municipio che non ha saputo trovare soluzioni ottimali per ambo le parti, se Pompi di via Albalonga venderà ai cinesi (gli imprenditori con cui starebbe in trattativa sono in realtà tre: due cinesi e uno dell’Unione Sovietica della Russia) e licenzierà 60 dipendenti.

 

Su Twitter non tutti sono a favore della storica attività. Per molti, ciò che sta accadendo alla più famosa pasticceria d’asporto della Capitale é lo specchio, l’ennesimo, di un’Italia allo sbaraglio.

Non mancano dunque frasi come “l’unica attività che chiude perché non si può parcheggiare in doppia e tripla fila” e “ai romani pesa il sedere”, come anche le accuse al proprietario di essere razzista.

“Ho lottato fino all’ultimo prima di licenziare – spiega Roberto Pompi a la Repubblica – Cinque mesi fa ci siamo tutti ridotti lo stipendio, togliendoci il super minimo. Ma non è basto ad agosto sono stato costretto a mandare via 4 persone, a settembre altre 3. È stato un grande dolore, prima di allora avevamo sempre assunto. Razzista io? La mia soddisfazione più grande è stato vedere il cameriere indiano riuscire ad accendere un mutuo grazie allo stipendio”.

E voi, amanti del tiramisù, vi riverserete negli altri Pompi presenti nella Capitale e darete ragione al cartello anche se, ade esempio, a Ponte Milvio l’apertura di un Pompi ha ulteriormente peggiorato la situazione di traffico e delle doppie file?

O andrete alla ricerca di un nuovo tempio del piacere al mascarpone e caffè?

[Link: Repubblica, RomaFaSchifo. Immagini: urbanpost, Roma Today]

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