San Valentino. La gastro avventura di una quasi fighetta finisce a ceci
Gastrofighetti, gastroingrippati, perfino gastroindifferenti, la gastrofighetta si fa viva alle date comandate. E quale occasione più deteriore – e pertanto più idonea – per il suo ritorno in pompa magna che San Valentino?! Potremmo dire che c’è anche Sanremo, ma insomma, qui si parla di ammmore, suvvia!
Quando la nostra eroina tutta lardo di Colonnata e giarrettiera si manifestò per la prima volta, le polemiche furono aspre.
Per alcuni la gastrofighetta non esiste; è un uomo. Invece, è una donna. Una donna che odia San Valentino e, pertanto, vuole festeggiarlo…
Chiaramente, essendo la gastrofighetta una perenne insoddisfatta, non sa dove-come-perfino con chi festeggiarlo (il compagno della gastrofighetta è il tipico prodotto dell’era Fornero: un precario tombale, nel senso che è prossimo alla tomba)
Ma bando alle ciance!
Prove generali. Ore 9.30 Napoli, Vico delle BelleDonne. La gastrofighetta fa colazione con Renata, la proprietaria della nuova bakery americana di Napoli. Solo che loro più che gli ammmerigani a Napoli, vogliono fare – e ci riescono – i napoletani a New York. Infatti sia il comparto salato, curato da Salvatore, sia quello sweet proprio di Renata, hanno molto di italiano dalle tecniche di cucina, alla scelta dei prodotti primi, pur rimanendo su un’ipostazione di base tipicamente stelle e strisce. Con il caffé lungo arriva un pancake con sciroppo d’acero. Renata è figlia d’arte (Gambrinus) e dalla sua Birdy’s Bakery Napoli, fresca neonata due mesi fa (che non organizza nulla di particolare per San Valentino) un aiuto potrebbe darlo.
“Per me… dovresti trovare un bel ristorante con terrazza e magari anche… ammazzacaffé!”
Sette anni di fidanzamento, non passano invano. Per me c’è tempo per pensare alla location mentre sono in giro per la città per lavoro.
A ore 18.30, ci vorrebbe dell’alcool per rischiarare le idee! Ritorno a Vico della Belledonne. Enoteca Belledonne, facile.
Ci accoglie Antonio Scognamillo, che le clienti (e i clienti, sia chiaro) li tratta sempre alla grande. E’ San Valentino, un calice di rosè e perché non anche un bicchiere di Shiraz anche se mi sembra di ricordare ipercontroverso sul web? Due salumi ottimi (lardo più che accettabile) e un po’ di noci. E’ un luogo storico di Napoli che nasceva come piccola cucina dei genitori di Ciro ed Antonio e da allora è sempre stata lì.
E’ ora di andare a casa. Perse le chiavi, altro non resta che bussare… uff si perde l’effetto sorpresa.
L’uomo nero è incavolato come il colore suggerisce.
“Sempre in giro donna, eh?!”
“Spogliati, ho preparato la tavola. Tié ti ho comprato dei fiori di cavolo, ciapà! Ed ora a cucinare: ho dei ceci di agricoltura biologica. Muoviti, tengo fame!”
“E la location da urlo, la cena, la terrazza, la suite?”
“Gastrofighetta cosa stai dicendo?! Guarda che bell’aglio su. Metto a far del soffritto con l’olio salentino, poi il resto lo prepari tu…”
Ma questo è un proprio un cavernicolo, anzi è ammmmmmmmmmmmore!
Her funniest Saint Valentine.