Spot in tv. Nemmeno Simone Rugiati salva la Coca-Cola dalla censura
Ci avevano provato con uno chef glamour, quelli della Coca-Cola, a far passare il messaggio che pasteggiare con l’arcinota bevanda è sinonimo di gastrofighettitudine. Non ha funzionato. Arriva infatti per Coca-Coca la censura dell’Istituto di autodisciplina pubblicitaria. Ed è la terza in pochi mesi.
“Ceniamo insieme” è il titolo dei tre spot con Simone Rugiati che non potranno andare più in onda: una cena con gli amici davanti al piccolo schermo durante una partita di calcio, una festa di paese in una piazza di Napoli e un pranzo in famiglia, il tutto innaffiato da abbondanti quantità di Coca-Cola.
Propongono “modelli di consumo e stili di vita non improntati alla massima correttezza, in termini di educazione alimentare”, si legge nella censura. Il sito Il Fatto alimentare, insieme all’Unione Nazionale Consumatori, li avevano segnalati a settembre all’Istituto di autodisciplina pubblicitaria e all’Antitrust bollando gli spot come “tripudio del cattivo gusto”, “l’ennesimo messaggio disastroso che propone bibite zuccherate a tavola, una pessima abitudine americana che Coca-Cola cerca in tutti i modi di trapiantare e inculcare anche in Italia”.
Non è la prima volta che le autorità si pronunciano in materia. Già in passato la censura delle autorità di autodisciplina pubblicitaria aveva bocciato lo spot “La formula della felicità”, rivolto ai bambini per il tramite delle mamme: date da bere ai vostri bambini Coca-Cola anche a pranzo, era stato l’audace messaggio della multinazionale. Poi era arrivat la censura di una pubblicità mascherata su Donna Moderna dove la bottiglia della Coca-Cola era messa in bella mostra in una intervista a Lorella Cuccarini.
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