Stella Michelin: la rinuncia del Giglio di Lucca è presa per i fondelli
Il ristorante Giglio di Lucca ovvero gli chef Stefano Terigi, Lorenzo Stefanini e Benedetto Rullo comunicano alla Guida Michelin la rinuncia alla stella Michelin. E lo fanno con un comunicato stampa ripreso da diversi media (qui ad esempio).
Il Gambero Rosso, per essere sicuro di quello che sarebbe successo con la richiesta, ha chiamato la Michelin. E riporta che, gelida, ha risposto: “è sufficiente non inviare più il modulo, lo sanno bene i ristoratori!”.
[Aggiornamento: i tre chef hanno ricevuto il premio Ristoratore dell’anno proprio dal Gambero Rosso. Coerenza vorrebbe una rinuncia a questo premio?]
Dunque, c’era davvero l’esigenza di sollevare tutto questo polverone mediatico nell’inseguire in maniera spasmodica un’idea di coerenza che in realtà è marketing con un bel vestito? Non bastava continuare con la procedura di non dare il consenso alla pubblicazione? E se fosse stata presa troppo tardi la decisione rispetto ai tempi di uscita editoriale, non sarebbe stata più utile una segnalazione agli appositi contatti con una conseguente comunicazione distesa e pulita sui propri canali digitali – solo al fine di perseguire la trasparenza nei confronti dei clienti?
Dal comunicato stampa che annuncia la rinuncia alla stella Michelin
“Vogliamo che il Giglio ci somigli, ci rispecchi, ci racconti.
Vogliamo che sia un ristorante in cui andremmo a mangiare tutti i giorni, dalle cene in famiglia alle occasioni speciali.”
– Benedetto Rullo, Stefano Terigi, Lorenzo Stefanin
Ormai siamo inghiottiti in questo loop di sensazionalismo, e la foto qui sopra non mi sentirei di giudicarla ordinaria, ovvero tale da comunicare “venite a mangiare tutti i giorni”. E tale da imporre la rinuncia alla stella.
Tra l’altro, il sensazionalismo molto spesso raccoglie il suo totale contenuto integralmente nel titolo. Il tutto si sovrapporne alla necessità di doversi necessariamente distaccare da un tributo che crea aspettative. Tempo addietro la pressione generata dalle attese faceva da linfa vitale e sprone continuo. Ora il mestiere di chef è diventato tutto malessere e rigetto, finanche quando si tratta di vedere riconosciuta la propria filosofia e il proprio sforzo in cucina.
L’errore di fondo è ritenere valida l’equazione ristorante stellato = ristorante noioso o costoso. Pensare ancora che si presti attenzione al “servizio gommato”. E credere che per questo motivo non arrivi la stella a un ristorante o, peggio, a una pizzeria.
Quanto vale la stella Michelin
Mettiamo in fila due numeri e capiamo quanto è importante non rinunciare alla Guida Michelin.
In occasione del 70esimo anniversario delle edizioni, la Guida Michelin ha presentato lo studio effettuato da Taste Tourism. Che ha posto l’accento sull’importante circolo virtuoso che si innesca con l’assegnazione delle stelle (e quindi in negativo quanto costa la rinuncia alla stella).
Si tratta di circa 500 milioni di euro nel 2024 (ancora in corso), che sono la somma dell’impatto indiretto che ogni singolo ristorante stellato Michelin genera sul territorio. Ovviamente a ciò si aggiunge un valore ulteriore che si riversa sulla comunicazione e sull’attrattiva di un territorio, di una destinazione.
L’impatto varia in base alla classificazione e nello specifico UN ristorante con 1 stella Michelin riverbera in media 805 mila euro (per la precisione, 805.617,61 €) su quanto è attivo intorno a sé. Certo, i valori variano a seconda del territorio ospitante e della notorietà dello chef in cucina, ma potete approfondire il discorso leggendo qui.
È innegabile che la Guida Michelin sia una via di crescita economica che non può andare sprecata con la rinuncia alla stella. Solo che io mi riferisco al rispetto per la Guida e non all’opzione di utilizzarla come pubblicità ad ogni costo.