Trattoria dai Sibani a Fidenza: la recensione dice cucina emiliana buona
Siamo in Emilia, a casa mia: sono nato a Fiorenzuola d’Arda, mia madre era emiliana, e ho passato intere estati a Castione dei Marchesi, vicino a Fidenza. A pochi chilometri da questa Trattoria dai Sibani, vecchia e rinomata gloria della ristorazione locale che si trova a Chiusa Ferranda, una frazione di Fidenza.
Eravamo venuti qui qualche anno fa, con mia madre; e ci siamo tornati, anche per ricordarla in un posto che le era piaciuto, che era piaciuto a tutti. Ovviamente, quando c’erano i nonni, non si andava mai fuori a mangiare, se non per battesimi comunioni matrimoni: la nonna era un ristorante, in pratica, anzi, meglio.
Trattoria a conduzione familiare (mi dicono i parenti in loco che ha cambiato gestione – non la proprietà – da un paio d’anni), dove tutti arrotano le loro “erre” alla parmense (che poi è un po’ come la “erre” francese, ma solo un po’ – e sembra che sia dovuta proprio alla presenza francese in queste zone), ovvero quasi come quella che pronunciano a Piacenza. Sentire elencare i piatti fuori carta con le erre mi ha fatto quasi venire fame.
Il menu è molto territoriale, ovviamente, e stagionale e a km vicino, ma senza problemi a espatriare e a praticare, che so, la cucina di mare.
La prima cosa che abbiamo visto, e che cercavamo peraltro, era lo gnocco fritto, o torta fritta: c’era, ordinato (2,50 € la porzione, replicabile immagino ad libitum).
Invece dei soliti taglieri di salumi e simili (salame della Bassa, 8 €, Culatello di Zibello con polenta arrostita e mostrada casalinga, 14 €, prosciutto crudo DOP, 12 €, taglieri di salumi, 11 €, e formaggi), abbiamo preso una spalla cruda invecchiata 19 mesi. La spalla, cotta, è una delle innumerevoli specialità locali (prediletta da un altro grande mio conterraneo, Giuseppe Verdi): non è la prima volta che la mangio cruda, ma non con questa stagionatura, se non sbaglio viene preparata apposta per questa Trattoria. In effetti, la stagionatura diciamo standard è prevista fra i 10 (versione senza osso) e i 15 mesi. Buonissima, servita con una giardiniera fatta in casa, e perfetta con lo gnocco fritto.
C’erano anche delle torte di verdure (10 €), oltre ad alcuni fuori carta, come la nostra spalla – che ha sbaragliato la concorrenza, ovvio.
Abbiamo poi deciso di concentrarci sui primi, un po’ perché era tardi, ma soprattutto perché avevamo fretta, e ci avremmo messo troppo anche solo a scegliere i secondi.
Invece, sui primi siamo andati abbastanza veloci; pisarei e funghi, tortelli di faraona, e tagliatelle al ragù con pasta di salame.
Non c’erano i cappelletti in brodo, ahimé, quelli con il ripieno di Parmigiano che sono il nostro piatto-cult di famiglia, che avevamo mangiato l’ultima volta, e che erano buonissimi: ma non sono un piatto particolarmente estivo, immagino (ma quando ce li faceva la nonna, li mangiavamo anche a Ferragosto).
Perché pisarei e funghi? Si è trattato di una specie di soluzione di ripiego per la commensale vegana: nella versione a menu, c’era la carne nel sugo. Ma, vegetariani o vegani che fossero, erano davvero buoni. Nota bene per i lettori non emiliani: i pisarei sono dei gnocchetti di pane grattugiato e farina.
Anche i tortelli con ripieno di faraona (petto, al marsala, con burro uvetta parmigiano e pepe rosa): li ho presi perché la faraona non è poi così comune sulle nostre tavole, e come ho letto “faraona” mi è venuta voglia di mangiarli (sì, la nonna aveva nel pollaio anche le faraone).
Non è che ci sia una gran varietà di giudizi, anche i tortelli erano ottimi, così come le tagliatelle con la pasta di salame. Abbiamo scelto piatti sicuri, che sapevamo difficilmente avrebbero sbagliato – ma anche gli altri primi in carta (dai 10 agli 11,50 €; i fuori menu possono arrivare a 16 €) avevano l’aria appetitosa e convincente. Come i tortelli di erbette, i ravioli di spalla cotta, le caramelle al limone.
La carta dei secondi la vedete qui sopra: le solite, ottime cose, la punta di vitello al forno, la tagliata di entrecôte, la trippa alla parmigiana, che tentazione, il petto di faraona al cartoccio (lacrimuccia) con pancetta parmigiano erbe aromatiche riduzione d’arancia pere caramellate… prezzi, dagli 11 ai 16,50 €.
Oltre a questi piatti, tra i fuori menu, che non ho voluto farmi dire, c’era anche lo storione, che ho visto portare a un tavolo vicino: così imparo a fare buoni propositi a sproposito.
Ma non abbiamo rinunciato al dolce. Le pesche ripiene erano in versione “esplosa”: a pezzetti, cotte nel vino, servite con crema di cioccolato e amaretti. Buone, ma un po’ forzate – troppo cioccolato.
Il budino al cioccolato con gli amaretti, con un goccio di alkermes, era molto buono – ma lamianonna lo faceva con uno strato bianco e uno al cioccolato con gli amaretti in mezzo (faccina triste). Qualche volta ci metteva gli amaretti anche mia madre, ma più spesso lo faceva senza.
Per finire, ciliegie sotto spirito, ovviamente di produzione propria. E ad accompagnare il pranzo, un calice di Lambrusco classico Monte delle Vigne.
Eravamo in tre, abbiamo speso 27 € a testa.
Diciamo che è stata una iniezione di emilianità. Ogni gita a trovare i parenti è, sempre, un viaggio della memoria, anche gastronomica: il ricordo di cosa si mangiava, e con chi, fa parte della nostra identità, della nostra eredità, del nostro ambiente. E solo per questo possiamo dire che dai Sibani si mangia molto bene, ma che come cucinava la nonna…
Trattoria dai Sibani. Località Chiusa Ferranda, 4. 43036 Fidenza. Tel. +39 0524522492.
[Immagini: iPhone Emanuele Bonati]
Mangiare emiliano a Milano con Scatti
La pizza all’emiliana di Hamilia
La cucina emiliana contemporanea di Federico D’Amato da Gusto Parmigiano