A Valerio Braschi: la pizza marinara in bustina nel tuo ristorante no, dài
Caro Valerio Braschi da Sant’Arcangelo di Romagna.
Vincitore della sesta edizione di MasterChef a soli 18 anni, nel 2017, e due anni dopo, nel 2019, chef e co-proprietario del ristorante “1978” di Roma.
Se avessi letto il sondaggio sui crimini contro il cibo italiano nel mondo condiviso a iosa a inizio 2022 sui social, avresti capito che chi tocca la pizza agli italiani muore.
- 3° posto: aggiungere il ketchup alla pasta.
- 2° posto: includere la panna nella carbonara
- 1° posto: aggiungere l’ananas alla pizza
E ti saresti risparmiato la pizza marinara in una bustina.
Il piatto (?!) che hai sparso sui social come cera sul pavimento e che della tradizionale pizza napoletana non ha niente se non gli ingredienti, pomodoro e origano.
Racchiusi in una bustina mangiabile anche quella in un sol boccone.
Il problema, caro Valerio Braschi, è che quel sondaggio lo hai visto. O anche se non lo hai visto sai benissimo che la pizza non si tocca.
Valerio Braschi, non meritiamo piatti simili nel menu da 120 € del tuo ristorante
Peccato che tu abbia ormai abdicato al ruolo di giovane promessa (non per citare Arbasino, ma nel 2017 hai vinto la finale di MasterChef con un menu sorprendente) per metterti in mostra a tutti costi, puntando alla sparata più grossa.
Ecco allora, una dopo l’ altra, le scorciatoie mediatiche che vanno tutte nella stessa direzione:
- 1. Prendi un piatto intoccabile della tradizione italiana
- 2. Lo distruggi
- 3. Lo riproduci in versione estrema.
Una volta è la lasagna in tubetto, poi la carbonara distillata, adesso la pizza marinara in bustina.
Ritornello prevedibile per il “Giovane dell’anno” della Guida ai ristoranti e ai vini dell’Espresso 2021.
E se permetti, caro Valerio Braschi, anche stucchevole per lo chef di un ristorante segnalato dalla Guida Michelin che chiede, come fai tu, 120 € bevande escluse per il menu degustazione (“Metempsicosi”), e prezzi per mangiare alla carta non alla portata di tutti.
Breve e incompleta storia degli innovatori in cucina
Sotto alla foto della “visionaria creazione” che hai pubblicato sulla tua pagina Facebook sono accorsi numerosi gli aficionado (535 commenti).
Per difendere te, l’enfant prodige della cucina italiana, e questa pizza in bustina prova provata del genio, del talento fuori dal comune e della tua propensione a innovare.
Allo stesso tempo accusando gli altri, quelli che hanno gridato al sacrilegio perché la pizza va lasciata com’è, di essere boomer.
Dove boomer è praticamente un insulto, o comunque sinonimo di vecchio dal pensiero antico e stantio.
Ma, caro Valerio Braschi, da qui a pochi anni quale sarà il posto nella storia della cucina di queste tue trovate?
La lasagna ridotta in poltiglia e rinchiusa in un tubetto da dentifricio, con lo spazzolino di pasta all’uovo, la carbonara liquida con le stesse calorie di un bicchier d’acqua e questa pizza per cui, credimi, non avrai un cliente in più nel tuo ristorante di Roma.
- Marchesi ha decomposto la cotoletta, aperto il raviolo, anticipato di 40 anni la foglia d’oro nel risotto oro e zafferano.
- Ferran Adrià ha inventato quasi tutto: le tecniche, e poi sfere, spume, gelatine, le olive liquide che esplodono in bocca.
- Victor Arguinzoniz del ristorante Asador Extebarri ha creato un mondo in uno sperduto paese basco usando griglia, fumo e legna.
- Bottura ha cotto sei tagli di carne a bassa temperatura e li ha messi sottovuoto per mantenere il sapore di ciascuno.
- E attraverso cinque consistenze —demi-soufflé, salsa, galletta, spuma, aria— ha messo nello stesso piatto tutte le stagionature del Parmigiano, dai 24 ai 50 mesi.
- Rene Redzepi a forza di pensare al vegetale in modo innovativo ha replicato la natura con il “terriccio” al profumo di rosa e le erbette fresche dentro.
Mentre le tue, perdona, mi sembrano provocazioni fini a se stesse.
Buone al massimo per un simpatico benvenuto fino al prossimo menu stagionale del ristorante “1978”.
E poi via, nello sciocchezzario degli chef.