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Vino
18 Maggio 2011 Aggiornato il 6 Aprile 2019 alle ore 20:08

Ventitrè anni di vinattività a Roma. L’enoteca Ferrara a Trastevere fa festa

Lazio, Toscana, Umbria, Puglia, Franciacorta, Champagne... Cabernet, Merlot, Pinot Nero, Chardonnay, Sangiovese, Roscetto... Con Alessia Antinori e
Ventitrè anni di vinattività a Roma. L’enoteca Ferrara a Trastevere fa festa

Lazio, Toscana, Umbria, Puglia, Franciacorta, Champagne… Cabernet, Merlot, Pinot Nero, Chardonnay, Sangiovese, Roscetto… Con Alessia Antinori e Dominga Cotarella al volante. Come dire, largo alla “new generation”, e al femminile. Dorme serena, ognuno nel lettuccio suo, invece, la nuova generazione – leggi: amatissima prole – delle padrone di casa, le sorelle Lina e Mary Paolillo. Che nel frattempo pedalano, solerti e divertite, a tutta. Si brinda alla grande nella loro wine-risto-shop-ost-aperitivoteca, l’arcinoto (un’istituzione di settore) Ferrara di via del Moro, a Trastevere, Roma, dove le ragazze compiono quest’anno a modo loro anni 23 di vinattività: giocando con i clienti più aficionados e con uno dei fornitori storici, Antinori, al lordo dell’”alleato” Falesco e del fresco distribuito Perrier Jouet. Dunque, ovviamente, si beve.

Ma si vince, anche. Perché le ragazze Paolillo hanno pensato bene di rifilare nel tempo ai più recidivi tra gli habituées dei bigliettini griffati, sorta di attestato di frequenza, che stasera viene capitalizzato nel seguente modo: imbucato in una botte (e dove sennò?) farà da tagliando per una lotteria (mooolto divertita, ma non per questo meno partecipata: quando c’è da pijà robba ‘bbona anche il romano smonta l’ironia endemica e si mobilita) che vede in palio, ovviamente, premi… in liquidi. Dieci magnum variamente targate, dalle bolle francesi ai superlazial e supertuscan, e week end con vinoterapia – per uso interno ed esterno, si suppone – a Falesco e a Guado al Tasso. Buttala via…

E infatti, non butta via niente nessuno. Mentre la brava (nessuna ironia: brava davvero!) cantante je dà de tastiere e di vocals, e il bravo (pure lui) presentatore convocato per l’occasione convoca per quattro o cinque round di estrazioni la folta platea, nei punti mescita strategicamente distribuiti (e nella saletta para-privée, dove circolano facce, penne e mouse di settore), oltre a belle ostricone, supplì e crocchette, sfilano intanto i vini delle case partner della serata. E c’è spazio anche per divertirsi e cimentarsi con qualche novità, e/o semi tale.

La Cotarella band, ad esempio, con Dominga a rappresentarla nel più sorridente dei modi, propone l’ultima versione del Tellus: solo Syrah, frutta-frutta con spezia, puntata come un mirino telescopico su un pubblico giovane e una beva gradevole, amichevole, in una parola abbastanza facile e “pronta”. Che il vino non sia di quelli “à vieillir”, come direbbero gli amichetti francesi, lo racconta del resto anche la bottiglia: una di quelle che fanno impazzire i proprietari di cantinette normodotate e/o contenitori standard in polistirolo (come il sottoscritto, ad esempio… grrrr…) perché non c’entrano in larghezza; e se poggiate alla meglio in cima alla catasta, essendo troppo corte rischiano il tonfo (e il danno) praticamente sempre (il modello per capirci, è quello Rhum Jamaica/Ferrochina Bisleri, secondo età e mode). Dominga ne è orgogliosa. Io la guardo con la diffidenza che nasce dall’esperienza. Come sia, il messaggio è chiaro, ed è identico a quello delle bottigliette del magico mondo di Alice: bevimi, cioè; e datte ‘na mossa…

Passo avanti, e Alessia Antinori, mentre racconta del futuro risorgimento del Fiorano, blasonata (e quando mai non?…) eredità nonnesca, pressoché killata da una crudele disposizione di espianto cui sono sopravvissuti un par di filari circa, e ora a lei commessa per il ritorno in campo e il remake di vigne e vino ciampinesi (che incantò, tra i vari e avveduti anche Gino Veronelli, accanito fan e testimone) dispensa il rosé di Montenisa, “mio figlio di Franciacorta”, spiega lei. Profumato davvero, ma anche di morbidezza da figlio tirato su al Demerode, più che tra le rudezze della scuola pubblica di quartiere. Insomma: a me, meno cravattino, qualche sbucciatura in più sulle ginocchia, un gomito un po’ più ossuto (non dico un piercing di acidità, che sarebbe magari anche troppo) su ‘sto vino, pur buono, poi non dispiacerebbe.

Fa tana liberi tutti invece Guado al Tasso versione “ciao Syrah, dentro il Franc”, e dunque un filo più serio/austero, che gli dona, e che lo infila nella tendenza più rampante (e vincente: vedi Macchiole/Paleo) dei toscani da uve ex bordolesi, ormai adottate e introiettate senza remore. Vino (per dare un’idea) da 3 scatti pieni, e buona promessa di beva a venire.

Buone promesse tenta di estorcere intanto al duo Paolillo la gente che, after midnight, finalmente, e allegramente, sfolla: nel 2012 fanno 24; sorelline, da qui ad allora che altra festa ce regalate?

Foto: Alessandro Vitali

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