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Vino
23 Gennaio 2012 Aggiornato il 6 Aprile 2019 alle ore 20:57

Vini bio. Venite a conoscere la tribù dei biofighetti

La surreale proposta di una tassa sul junk food conferma l'impressione che da qualche tempo una nuova tribù si stia aggirando dalle nostre parti: i
Vini bio. Venite a conoscere la tribù dei biofighetti

La surreale proposta di una tassa sul junk food conferma l’impressione che da qualche tempo una nuova tribù si stia aggirando dalle nostre parti: i biofighetti sono tra noi e siedono addirittura al governo!

Più del loro approccio al cibo però mi interessa raccontarvi i caratteri più rilevanti nel rapporto col vino. Da qualche anno la nebulosa naturale attrae e ospita una popolazione sempre maggiore che si articola e si scompone in gruppi e categorie mutevoli e sempre in feroce competizione tra loro.

Dopo gli esordi dei vini ottenuti da agricoltura biologica dei primi anni ’90, molti dei quali toscani (sembravano usciti da un libro di De Carlo) e quasi tutti imbevibili, all’inizio del nuovo millennio la biodinamica è diventata lo standard di fatto. Tutti coloro che non riveriscono Rudolf Steiner e la sua antroposofia sono guardati con sospetto. La cosa mi meraviglia perché Steiner come pensatore potrebbe al massimo meritare un cenno nell’enciclopedia dei fous littéraires abbozzata da Raymond Queneau e fino a poco tempo fa i suoi estimatori erano ridotti a uno sparuto gruppo di secchioni fascistoidi. Stranezze del nostro tempo…

Ecco di seguito alcuni caratteri distintivi della tribù dei biofighetti:

    1. La bontà della natura. Sono cittadini e amano la campagna in tv, magari non distinguono un ulivo da un castagno (nemmeno i frutti) ma sono pronti a giurare di rimpiangere remote e bucoliche età dell’oro. Provate a pensare al loro incontro con un tafano e inizierete a ridere.
    2. La selettività dei gusti. Il vino deve essere ‘naturale’ ma il chewing gum no, guai a indossare una pelliccia ma come si fa a saltare la settimana bianca? Evidentemente esistono nature di serie A e di serie B…
    3. Siamo solo noi. I frequentatori della nebulosa naturale amano riconoscersi tra loro come eletti e illuminati, apostrofano spesso quelli che non sanno come poveri fessi. Diventare élite non è necessario, si può restare minoranza.
    4. Pentiti e salvati! Gli esclusi hanno una possibilità, correre gioiosamente incontro al nuovo sapere quando un eletto lo proponga. Trovo assolutamente insopportabile il tono ispirato, spesso con l’occhio rivolto verso l’alto, di chi vuole a tutti i costi convincermi che la sua scelta non solo è la migliore ma addirittura l’unica, condannandomi irrevocabilmente. Se parliamo di vino vi garantisco che sono perfettamente in grado di sbagliare da solo!
    5. Siamo i migliori. L’abitudine diffusa nella nebulosa naturale di riferirsi all’etica per giustificare ogni comportamento mi ha sfinito. Certe parole sono preziose e delicate come i concetti che esprimono, si consumano quando vengono usate troppo spesso. Inoltre non riesco a cogliere certe sfumature e penso che lavorare seriamente sia ugualmente etico usando fertilizzanti o stallatico.

Questi sono alcuni argomenti generali che possono identificare anche altri raggruppamenti della nebulosa naturale, qualche riferimento più specifico al vino.

    • La macerazione delle uve bianche sulle bucce, naturalmente. Per molti biofighetti è sinonimo di naturalità e rispetto dell’integrità del frutto nonché (addirittura!) esaltazione delle caratteristiche della zona di origine. Più prosaicamente si tratta di una tecnica di fermentazione che permette di ottenere risultati molto interessanti ma che presenta, come tutte le tecniche, elevati rischi di omologazione dei risultati qualora non gestita alla perfezione.
    • Materiali alternativi. L’uso del legno nelle cantine è tradizionale più di qualsiasi altro materiale ma ultimamente passa per essere più dannoso di Tremonti ministro. Quindi le anfore o se proprio non si riesce ad averle, il cemento. La storia insegna altro ma come al solito non ha allievi.
    • Fermentatori. Rispetto all’importanza dell’argomento i biofighetti parlano poco di lieviti che sono i padri del vino considerando l’uva la madre. Naturale usare quelli indigeni piuttosto che quelli selezionati ma che si fa se le cose vanno storte? Selezionare ceppi indigeni potrebbe risolvere il problema ma tremo al pensiero dei biofighetti che diventano bio(f)eticisti.
    • Che buono, che sano. Uno dei totem più alti della nebulosa naturale sezione vino è quello della digeribilità. Provate a bere due bottiglie di vino detto naturale a stomaco vuoto in piedi al bancone della vostra osteria di riferimento e vediamo che effetto vi fa. Definire digeribile un composto che contiene tra il 10 e il 15% di una sostanza indigeribile è francamente ardito.

Per fortuna non sono su FB così non rischierò di riempire la mia bacheca di nuovi amici! 🙂

Chi si incazza è perduto! *

*la prima copertina di Tango, Sergio Staino sei un grande!

[Foto: wineanorak.com, thewinehub.blogspot.com]

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