Vini naturali a domicilio. 5 indirizzi online per bere bene a Milano
Siete a Milano e avete voglia di vini naturali. E noi abbiamo selezionato per voi 5 siti per ordinarli e riceverli a casa.
La fase 2 e la riapertura graduale dei pubblici esercizi si avvicina, ma il delivery sembra la risposta migliore alle ipotesi fantasiose che prefigurano l’incertezza riguardo il fortunato che a tavola potrà gestire la bottiglia di vino dietro a un plexiglass.
Il delivery dedicato agli appassionati di vini naturale è già realtà, con la chiara tendenza ad espandersi. Lo dimostra il fatto che diverse bottiglie interessanti si sono esaurite sotto i miei occhi mentre cercavo le migliori bottiglie da proporvi.
Ovvero: fate attenzione a non farvi sfuggire i vostri vini naturali preferiti.
1. Vino
Non è un vero e proprio e-commerce quello proposto da Vino, piccola enoteca in via Pier Lombardo, zona Porta Romana, nata dalle ceneri de La Cieca Pink, che vede Martina Beccaria e Giorgio Fogliani in “prima linea”. Si è semplicemente pensato, in questo periodo, di far partire un servizio di delivery, con consegne a domicilio dirette in buona parte della città di Milano. E, come dice il loro sito web, “Se abitate più lontano, provate a chiamarci o a scriverci e vediamo cosa riusciamo a fare”.
Nessun minimo d’ordine e spese di consegna già comprese: per acquisti sopra i 100 € è previsto uno sconto del 5%. C’è una lista da scaricare, l’ordine va per telefono o tramite mail. C’è anche una chicca, soprattutto per gli appassionati della prima ora, ovvero la collaborazione con la distribuzione di Stefano Sarfati, con il link al suo listino nella stessa pagina.
In questo caso consegna tramite corriere, anche fuori dalla città di Milano, con contributo per le spese di spedizione di 20 € per ordini inferiori a 150 €.
Spulciando la lista proposta da Vino mi sento di raccomandare l’Arione di Daniele Piccinin, l’ex ristoratore amante del vino che, seguendo i consigli di Angiolino Maule (presidente e fondatore di VinNatur) ha intrapreso l’attività di viticoltore nel Veronese, decidendo di recuperare la Durella, vitigno autoctono un tempo usato per acidificare altri vini e man mano caduto nel dimenticatoio.
È un metodo classico 100% Durella, con 24 mesi di sosta sui lieviti in bottiglia, chiaramente caratterizzato dall’acidità, ma non ingabbiato nei soliti stereotipi, lasciando ampio spazio d’espressione all’annata di vendemmia.
Segnalo anche l’Alto Grado, personale interpretazione del Marsala tradizionale di Nino Barraco, produttore che mi è d’obbligo segnalare come uno degli artefici della rinascita del vino siciliano. Dopo aver “riscritto” il modo di vinificare diverse qualità autoctone (sperimentando, sia chiaro, sulla propria pelle), ha ben pensato di ragionare “intorno” ai vini ossidativi, antico caposaldo dell’enologia siciliana. Qui un Grillo affinato in botti di castagno scolme, sferzante, sapido, persistente. Da non perdere.
2. e/n enoteca naturale
Come vi avevamo raccontato qui, e/n nasce lo scorso anno in pieno centro a Milano all’interno dell’edificio che ospita Casa Emergency, in un’ex scuola in disuso in via Santa Croce al 19.
Ed è sostanzialmente un progetto sociale: e/n è una Società Benefit che offre percorsi di tirocinio a richiedenti asilo e devolve parte delle proprie entrate a Emergency, basando la propria offerta “commerciale” esclusivamente sui vini naturali.
Vini naturali che Rocco Galasso e i suoi colleghi avrebbero voluto al più presto tornare a offrire face to face: ma “Abbiamo aspettato come tutti voi, ansiosi di ricominciare. Prospettandosi ancora una lunga attesa, ci siamo dati da fare per portare un po’ di leggerezza nelle vostre case. In attesa di rivederci, tenete duro, viva!”.
Anche qui, delivery per la sola città di Milano. Basta attingere dal catalogo (con un canale sempre aperto per consigli su Whatsapp, Facebook e Instagram), e poi passare alla cassa per avere a casa propria quanto ordinato tramite corrieri in bicicletta, con consegna gratuita per ordini superiori ai 50 € (5 € le spese in caso contrario).
Per chi lo desiderasse, inoltre, c’è la possibilità di supportare e/n e le sue cuoche che, a proprie spese, hanno riaperto la cucina per preparare i pasti destinati allo staff di Emergency impegnato nelle attività in risposta all’emergenza COVID-19. Basta acquistare, tramite l’e-commerce, un “Pasto Sospeso” alla cifra di 10 €. Alla riapertura sarà offerto un calice a chi avrà contribuito all’iniziativa.
Mi piace sempre poter parlare di vini campani, soprattutto se fuori dagli schemi classici, come lo Shiro di CanLibero, l’azienda nata nel 2011 dall’amore e la passione per i vini naturali di Ennio Romano Cecaro e di sua moglie Mena Iannella, entrambi provenienti da famiglie di viticoltori.
I loro vini sono “artigiani”, con vinificazioni lontane da quelle massificate, “piacione”, commerciali. Sono vini liberi ma molto legati alla terra, quella di Torrecuso nel Beneventano. E testimonial di quella libertà è il loro cane, Brando, raffigurato al centro delle loro etichette senza guinzaglio. Lo Shiro è un Trebbiano 100%, affinato solo in acciaio, tutto freschezza e sapidità.
Volendo scegliere una bollicina ho pensato invece al Sui Generis dell’Azienda agricola Cherubini. Siamo appena oltre i confini della Franciacorta orientale, a pochi chilometri da Brescia, in una vallata contraddistinta dalla presenza di tante falde acquifere sotterranee. Oltre agli interventi ridotti al minimo sia in vigna che in cantina, c’è la scelta di produrre esclusivamente metodi classici a dosaggio zero solo con affinamento in vasche di cemento, cercando così di trasferire al massimo le caratteristiche del territorio.
È elegante e snello questo Blanc De Blancs dosaggio zero Sui Generis, uve Chardonnay in purezza, sboccato, senza nessuna chiarifica né stabilizzazione, dopo almeno 36 mesi.
3. Flor
Solo vini naturali provenienti soprattutto da piccoli produttori. Questo praticamente il manifesto di Flor, piccola enoteca aperta a fine 2019, prima in via Vigevano, e poi replicata in via Govone. Tecnicamente, flor è lo strato di lieviti che si forma spontaneamente nelle botti non ricolmate, una specie di velo sotto al quale il vino si affina e si trasforma nel tempo. Pochi tavoli, tante bottiglie sugli scaffali, una politica sui ricarichi non particolarmente “invasiva”, questa la scelta dei due soci – Federico Fiori e Giuseppe Rizzo – completata da un’offerta cibo di qualità.
Enoteca, dicevamo. Infatti il delivery è arrivato “solo” alla fine del marzo scorso, supportato da una campagna social e da una promo sul primo ordine. Circa 140 le etichette “pronte all’uso”, che grazie all’accordo con Glovo (poco più di 7 € il costo) arrivano rapidamente a casa, “il tempo di affettare il salame per l’aperitivo” con la possibilità di scegliere anche data e ora della consegna.
E qui m’è piaciuto scegliere alcune piccole chicche, come il 38 special di Vigne del Pellagroso, la giovane azienda dell’altrettanto giovane Antonio “Billy” Camazzola. Progetto nato prendendo in affitto con un amico un terreno vitato (poco più di un ettaro) a Monzambano, sul Garda, gestendolo in biodinamica. Con il nome che deriva da un giornale di rivolta contadina, “Il Pellagroso”, edito alla fine del 1800 e poi chiuso perché censurato, quasi a testimoniare la voglia di “ribellione”. E ribelle lo è anche il 38 Special, blend di Cabernet Sauvignon, Merlot, Rondinella, Pinot Grigio e Molinara, fermentato solo in acciaio e senza alcun intervento prima dell’imbottigliamento. Fresco, dissetante e leggero, un rosso per l’estate, insomma.
A parer mio è altrettanto meritevole d’assaggio il Ligreza di Ca’ dei Quattro Archi, cantina imolese fondata nel 1999 da Rita Golinelli e Mauro Mazza (moglie e marito, enologa lei, agronomo lui), quando decisero abbandonare le rispettive professioni per dedicarsi a riprendere le vigne di proprietà del padre di Rita, passando dall’iniziale ettaro ai circa 5,5 odierni.
Le uve sono quelle della tradizione: Albana, Malvasia, Trebbiano Romagnolo, Sangiovese, a cui si sono aggiunti Cabernet Sauvignon e Merlot. Uve vinificate dal 2011 in maniera spontanea senza inoculazione, senza pressature e filtrazioni, senza controllo di temperatura, affidando tutto ai soli lieviti indigeni. C’è macerazione nel Ligreza, blend di Trebbiano Romagnolo e saldo di Malvasia ed altre uve autoctone, fermentato solo in acciaio e non filtrato. Un rosso travestito da bianco, da non raffreddare.
4. Vinoir
L’apertura di Vinoir, enoteca di soli vini “naturali”, è datata 2012. È da allora che Gianluca Ladu e Maddalena Viscusi hanno dato inizio all’avventura, facendo davvero da apripista nel settore, resistendo “eroicamente” in una zona, quella dei Navigli, all’epoca lontana anni luce da questo tipo di proposta.
L’hanno fatto con intelligenza, rinnovando nel tempo l’offerta, fino a diventare anche un affermato bistrot. Di fianco, e sempre più importante, è cresciuto l’e-commerce, oggi anche delivery per Milano.
Oltre 450 etichette a comporre la proposta di una delle enoteche “naturali” che ha fatto la storia a Milano. E se gli appassionati ed “esperti” del settore si muovono più che bene tra le selezioni proposte, consiglio a neofiti e indecisi di contattare direttamente Gianluca, che sarà disponibilissimo per una consulenza, per indicare le ultime novità, o anche solo per fornire info in merito al delivery (effettuato con mezzi propri o tramite Glovo).
Come per gli altri competitor (ad esclusione di Vino), l’interfaccia è sempre Shopify, ma qui ogni scheda vino è curata nei dettagli, con particolare attenzione alle note di degustazione. Le spese di spedizione sono gratuite a partire da ordini superiori a 150 € (altrimenti si parte da 10,90 € fino a 6 bottiglie).
Scegliere tra i tanti vini dell’Azienda Biologica Castello di Stefanago non è impresa facile. Dopotutto parliamo di 20 ettari di vigneto, sulle colline a sud del Po, tra i 350 e i 500 metri sul livello del mare, ben esposti al sole, con ottime escursioni termiche tra il giorno e la notte. Insomma un autentico paradiso per le uve.
E sono tutti piacevoli i vini che Antonio e Giacomo Baruffaldi producono senza concedere nulla alla modernità, evitando i trattamenti sistemici e lavorando con fermentazioni spontanee. Per togliermi dall’impaccio, segnalo il Piedilupo, Barbera 100%,che viene dal più antico vigneto del Castello di Stefanago. Un vino intenso, dal lungo affinamento prima in botte grande di rovere e poi in bottiglia, da attendere nel tempo (qui trovate il millesimo 2007) per gustarlo al meglio.
Parlare dei vini dell’Azienda Agricola Croci significa parlare di un territorio, il Piacentino, di uno stile preciso, ma anche di chi ha resistito alle mode ed alla modernità. Fondata nel 1935 da Giuseppe Croci, vede oggi al lavoro la terza generazione di vignaioli rappresentata da Massimiliano, che porta avanti la tradizione familiare nel segno del massimo rispetto dell’ambiente, con attenzione praticamente maniacale: banditi diserbanti, concimi chimici o sostanze di sintesi, si aiuta solo la natura a fare il proprio corso con l’unico obiettivo del miglior risultato finale possibile. E questo Gutturnio Sur Lie – sui lieviti, 60% Barbera e 40% Bonarda, racchiude buona parte della “cifra stilistica” dei loro vini: dal sorso pieno, piacevolmente asciutto, con la frizzantezza naturale dovuta alla rifermentazione in bottiglia, ed una grande, impareggiabile, bevibilità.
5. Champagne Socialist
Davide Martelli, l’idea maker di Champagne Socialist, ha sicuramente ridefinito parecchi parametri: fondatore nel 2015 di The Botanical Club, ovvero la prima micro distilleria di gin con smart dining e cocktail bar in via Pastrengo, ha molto probabilmente chiuso il cerchio con l’apertura, nel 2017 in zona Porta Venezia, di quello che si può definire davvero natural wine bar.
Dallo stile poco convenzionale, caratteristiche le pareti scrostate, che strizzano l’occhio a più d’un locale di respiro internazionale, punta tutto sulla sostanza: solo vino “naturale” e conserve di qualità che arrivano dalla Galizia e dal Portogallo. Essenzialità che piace, tanto e a tanti, e che a metà marzo si è pensato di riproporre anche a casa.
Oltre 100 etichette, una politica piuttosto aggressiva sulle consegne: su Milano se si ordina entro le 15:00 si riceve entro le 18:00 del giorno stesso con Bici Courier al costo di 3,50 € (free sopra 40), per il resto dell’Italia in 24/36h con DHL a 7 € (free sopra 100).
È ancora il 2015 quando un ingegnere informatico e un enologo, entrambi insoddisfatti del loro lavoro, decidono di “svoltare”. Nasce così Elios – Best Of Sicily. A unire Nicola Adamo e Guido Grillo (l’enologo) l’amore per la natura e la Sicilia e la decisione di non conferire più a nessuno le uve delle aziende di famiglia. Da qui l’idea di produrre vino con metodi naturali e olio evo di alta qualità, seguendo attentamente l’intero processo produttivo, e di creare una nuova stazione alveare con api autoctone siciliane.
Il primo nato è il Grillo “Modus Bibendi”, vendemmia manuale, con la fermentazione che si svolge spontaneamente in vasche di acciaio inox tramite lieviti indigeni, un altro travaso e l’affinamento per 7 mesi sulle fecce. Il risultato è un vino fresco, sapido e netto.
Giovanni Iannucci è uno di quei Campani di cui amo parlare: rifuggendo dalle mode, anzi sfidando le più radicate consuetudini, ha provato a stravolgere le antiche tradizioni vinicole del Beneventano. Una laurea in Beni Culturali e la passione per la musica, oltre a quella per le vigne di casa, ovvero
Guardia Sanframondi. Due vitigni autoctoni del territorio, la Falanghina e il Barbera del Sannio, nessun “intervento” né in vigna né in cantina, controllo della temperatura della fermentazione compreso. Sulle piante rame e zolfo solo se servono, concimazioni attraverso sovesci, e dosi minime di solforosa in cantina. Ammetto che non m’era piaciuta al primo assaggio questa Falanghina, Campo di Mandrie, con macerazione in acciaio sulle bucce di 48 ore, con una parte affinata in cemento e una in tonneaux di rovere francese per un anno, riassemblata poi senza filtrare. Invece è complessa, profonda, intrigante.
[Immagini: Facebook, Massimo D’Alma, Wine News]