Street food. Gli chef USA escono dalle cucine
C’eravamo lasciati con l’eat.st, la rete dei ristoratori ambulanti inglesi di qualità che stanno spopolando a Londra. Eravamo rimasti agli ottimi hamburger di Yianni Papoutsis, alle ricette indiane tradizionali di Gujarati Rasoi, alla paella fresca di Jamon Jamon e agli stufati di Souper Stew.
Ora la seconda Conferenza sullo Street Food, che si è tenuta a San Francisco, organizzata dall’incubatore di imprese La Cocina, attesta che la mania del cibo di strada ha messo radici anche negli Stati Uniti innestando, nell’antica pratica di vendere da mangiare negli spazi pubblici all’aperto, la voglia, tutta nuova, di proporre ad un’utenza di massa preparazioni con un elevato valore aggiunto. Gusto, fedeltà alle tradizioni, attenzione all’ambiente, prezzi contenuti, un forte senso delle identità gastronomiche ma anche imprenditorialità e una buona dose di social network sono in effetti i nuovi ingredienti di un’antica ricetta che riprende vigore.
Il fenomeno è letteralmente esploso in California. A Los Angeles sono 75 mila le persone che seguono su Twitter gli spostamenti dei furgoni di Kogi BBQ, il ristorante mobile coreano-messicano che dispensa i suoi tacos di lusso, i panini poveri dei lavoratori messicani rivisitati dallo chef Roy Choi, annoverato tra i Best New Chef 2010 dalla rivista Food & Wine.
L’avventura di Kogi inizia nel 2008 quando un furgone comincia a percorrere Los Angeles in lungo e in largo, di notte e di giorno, per proporre i suoi tacos. Oggi i furgoni sono diventati cinque (roja, azul, verde, rosita e naranja), il menu si è arricchito di grigliate di carne alla coreana e Kogi ha persino messo radici nel ristorante Alibi Room di Culver City, non lontano da Los Angeles.
La febbre del furgone gourmet ha fatto da traino a molte altre iniziative del genere, non sempre all’altezza dei modelli: cucina vietnamita, cubana, italiana, indiana e giapponese, sempre su quattro ruote ma appassionati e curiosi potranno selezionare le migliori proposte americane consultando il sito dell’eat.st alle pagine interne dedicate allo street food in America e anche il sito dedicato sullo street food di New York (per gli appassionati di tacos sono nate persino guide online che orientano nella scelta delle migliori tortillas farcite).
La moda del cibo di strada ha contagiato anche le catene di ristoranti più consolidate. Ha messo in moto il suo furgone persino il mitico Canter’s, il ristorante di cucina ebraica a due passi da Beverly Hills, presente da tre generazioni a Los Angeles e dal 1948 a Fairfax, il quartiere ebraico della città californiana, meta di hippy e rock star negli anni Sessanta, frequentato da sempre dalle star di Hollywood. Il ristorante, aperto 24 ore su 24, 7 giorni su 7, che propone menu monumentali dove campeggiano due classici della cucina ebraica: il pastrami e la matzoh soup, il brodo di gallina con polpette di manzo, ora ha anche una sede mobile con il suo canter’s truck.
Si è dato allo street food anche Border Grill, la catena di ristoranti messicani presente con due locali a Santa Monica e Las Vegas, con il chiosco di tacos a Los Angeles e ora anche con il furgone. Per il menu in versione street food, un tantino leccato per essere cibo di strada, Mary Sue Milliken e Susan Feniger, le chef-proprietarie del marchio Border Grill, hanno pensato alle ricette simbolo della cucina latino-americana: Tamales, gli snack messicani in farina di mais e farciti in infinite varianti, tacos, quesadillas, cheviche, il piatto di origine peruviana a base di pesce marinato con limone e aromatizzato al peperoncino.
E se anche qualche ristoratore nostrano mettesse in moto il suo furgone?
[Fonti: food&wine, guardian, est.st, findafoodtruck, newyorkstreetfood, wheresmytaco, schemamagazine]