Black Mamba: “Vino Pecorino? Va di moda! E il suffisso tira di brutto!”
Sembrerà strano ma anche un supermercato talvolta può dare importanti spunti di riflessione.
Ieri, al banco del pesce, costretta a mimetizzarmi a lungo con una grossa cernia per sfuggire alla sora Franca del terzo piano che leggiadra col suo carrello volteggiava con grazia simile a una libellula, (mimesi perfettamente riuscita grazie al Crotalo che mi ha fatto fare molto tardi la sera prima) ho notato un uomo distinto che faceva la spesa.
Per me congetturare sui maschi soli al supermercato è uno dei giochi più divertenti del mondo. Il signore di ieri era veramente interessante, aveva un sacco di materiale su cui lavorare attivamente e valevole per le mie riflessioni ipotetico/teoriche.
Chi è quell’uomo? Dove vive, che fa? E soprattutto: che vini beve? Il gioco è divertente assai, basta controllare su quali prodotti la sua vista si sofferma, cosa consulta senza comprare e soprattutto quali bizzarri articoli ha già deposto nel suo carrello. Vediamo un po’…
Tonno in scatola: L’uomo è single!
Mocho Vileda: L’uomo è molto single!
Prosecco di Valdobbiadene: L’uomo se dipendesse da me rimarrebbe single sine die, possibilmente a Poggioreale.
Formaggini: ha una mamma anziana.
Carta igienica marca GS formato risparmio: l’uomo è debole di intestino, è irritabile e questo disagio incide sul bilancio mensile. Gli effetti negativi del suo malessere non sono solo fisici ma, da ultimo, drammaticamente economici. Presta quindi attenzione al rapporto quantità/prezzo.
Gled Arianuova: vive in un seminterrato.
10 scatole di cibo per cani : questa sera ha invitato un po’ di amici a cena. Egli ha millantato il credito descrivendo i suoi manicaretti. L’uomo è infido!
Bicarbonato Solvay: prevede che il menù possa risultare un tantino pesante, è molto permaloso e l’idea che qualcuno possa parlar male in giro della sua cucina lo manda in bestia.
Lametta Credo : i casi sono solo due, o ha i calli o un avanzo di tartufo nel frigo col quale pensa di arricchire Chappi affettandolo fino, fino, così fa più riuscita.
Cotone idrofilo: primo elemento sospetto…
Crema Nivea: il sospetto si fa più concreto… la parola chiave qui è veridicità… in gergo più contemporaneo il termine viene traslato in “ outing”…
Collant: avevo ragione, sospetto legittimo… no comment!
E per ultimo, cosa estrae dal cilindro al reparto vini, secondo voi? Due belle bottiglie di Pecorino! Qui volevo arrivare, cari amici di Black Mamba, al Pecorino!
Secondo voi per quale diavolo di ragione questo signore non ha preso uno Chardonnay o un Pinot grigio? Perché ha scelto un Pecorino? Perché è buono, gli piace molto quel vino? No!!!
Secondo me la maggior parte delle persone che comprano una bottiglia di Pecorino non si preoccupano dell’origine, della zona di provenienza e nemmeno del colore di quel vino, lo berrebbero comunque anche se fosse rosso e solo perchè è di moda, l’hanno sentito dire. In un ristorante pochi giorni fa il sommelier o sedicente tale, ha tentato vanamente di depistare la mia scelta che era un Trebbiano di Valentini, con la seguente affermazione: visto che vuole un vino abruzzese, posso permettermi di suggerirle un pecorino? No! Non voglio un pecorino e non è detto che voglia bere abruzzese, voglio bere Valentini e lo scelgo perché è Valentini, quello voglio! Diamine! Ma siamo matti? A Roma se cercate un Friulano o un Pinot bianco in mescita rischiate spesso di rimanere a bocca asciutta, ma state certi che sarete soddisfatti se chiedete un Pecorino o una Passerina (che gioca orrendamente sul doppio senso e francamente mi imbarazza pure) perfino nel bar sotto casa. E pensare che quelli buoni si contano sulle dita di una mano. Siamo invasi da bottiglie di Pecorino che gremiscono enoteche, wine bar, supermercati e case private ma io non riesco a darmi una spiegazione di questo trionfo.
Secondo me il suffisso è importante, gioca un ruolo determinante nella diffusione di massa di un vino rispetto ad un altro. Tutto ciò che finisce in “ino” non ubriaca, ha un’aria semplice, leggera, accattivante, ammicca al tuo fegato, alla linea e ai tuoi sensi di colpa. Non puoi resistere!
Quanti vini in passato hanno avuto successo per questa ragione, che potrà parer sciocchina e invece si fonda su una base molto più solida di quanto non sembri? Il Dolcetto a cavallo del 2000 ve lo ricordate? Dolcetto, con quell’aria un po’ pet, da animale domestico, da barboncino, da tenero gattino bagnato. E il Vermentino? Avversario del Galestro nei rutilanti anni ’80, si vendeva da solo. Sella & Mosca ha fatto i soldi a palate chiamandolo a un certo punto Cala Viola, chiaramente evocativo del Capsula Viola Galestro Antinori. Poi è diventato solo Cala perché in qualche modo (a quanto pare molto convincente) Antinori ha intimato a Sella & Mosca di cambiare nome. Non parliamo della Falanghina e se andiamo indietro ancora non possiamo non ricordare il periodo del Grignolino. Insomma, potrà sembrare banale ma il suffisso tira di brutto e salva i bilanci, cosa che dal punto di vista commerciale non fa una piega e gode pertanto del mio massimo rispetto…Però, andiamo, non se ne può più di Pecorino! E’ un vino quasi sempre sopravvalutato, non è così buono il Pecorino salvo un paio di eccezioni!
E basta con la Passerina!…Dopo quest’ultima, coraggiosa affermazione, prevedo orde, rivolte, maschi incazzati a frotte, tutti pronti a prendersela con Black Mamba che ha osato screditare l’unica cosa per la quale valga veramente la pena di vivere… o semplicemente di incollarsi l’onere di una passeggiata fra gli scaffali del supermercato.
Parola di Black Mamba!
Foto: visualphotos.com, avvinare.it