La gricia della Strana Coppia con i paccheri e le verdure
Il piatto è lucido, quasi ci si può specchiare dentro, l’ultima goccia del sughetto della vignarola è stato scientificamente pulito dal piatto grazie ad un uso quasi chirurgico del buon pane casereccio che Alessandro, gourmet d’antan, si era premurato di comprare da Pomarius.
Il giradischi suona un brano magico 2HB –To Humphrey Bogart!– dei Roxy Music, il glam rock ragazzi! Ispirati dalla voce ipnotica di Bryan Ferry io ed Alessandro ci lanciamo uno sguardo d’intesa: che Gricia con le fave sia, ma che sia glam!
Senza dirci nulla assaltiamo la cucina: quando alzo gli occhi dopo il taglio del guanciale, Alessandro ha già messo il pentolone dell’acqua a bollire e la padella di ferro a prender calore, un po’ di strutto per dare l’avvio ed il guanciale è già li a sfrigolare e ad emanare quel profumo intenso che solo chi passa per Roma conosce e adora.
Ecco allora che il rock si materializza in questo piatto tipico della cucina capitolina: uno splendido cipollotto fresco occhieggia dalla busta delle verdure ancora posata sul tavolo della cucina; non curante del rigore per la tradizione lo prendo e nel verso della lunghezza lo taglio a julienne facendo ben attenzione a mantenerne la parte verde fresca e profumata. Il risultato è perfetto, un taglio quasi giapponese per un piatto profondamente romanesco, Bryan Ferry ha funzionato.
Il guanciale è ormai croccante fuori e fondente dentro, Alessandro come sempre è stato perfetto in questa operazione, è arrivato il momento di toglierlo dal fuoco e disporlo sulla carta assorbente ad aspettare di nuovo il suo turno.
Nel prezioso intingolo lasciato in eredità nella padella, tuffiamo il cipolotto e le fave anche questa volta svestite della loro buccia, vogliamo solo la nota fresca del vegetale, la nostra pasta deve urlare primavera!
Mentre la padella stufa dolcemente il tesoro che contiene, butto nell’acqua bollente dei bellissimi paccheri di Geppino Afeltra (amico di Vincenzo) e poi mi avvicino al giradischi per metter su un altro pezzo: Make Up di Lou Reed il cui ritmo cadenzato sembra quasi raccontare una ricetta con tutti i suoi passaggi.
Grattuggio il pecorino di Gregorio, il suo profumo intenso si spande nella cucina miscelandosi a tutti gli altri profumi creando un mix esplosivo per la nostra salivazione. Alessandro mi guarda sorridente. Il pacchero è pronto, la cottura è perfetta e l’acqua di cottura è limpida segno che ha rilasciato poco amido: non resta che finire il piatto e preparare le mascelle già in agguato come tigri.
Alessandro fa saltare energicamente la pasta nella bastardella di acciaio, lasciandole incorporare tutti i sapori ed aiutandola a vestirsi di una intrigante salsa lievemente mantecate, il guanciale quando urta le pareti di acciaio sembra quasi seguire la batteria di Ziggy Stardust, un goccio di olio buono a crudo e ci siamo, non resta che impiattare!
Le porzioni vengono preparate dal padrone di casa, mentre la forchetta nella mia mano quasi brucia dalla voglia di provare questa meraviglia; anche Vincenzo evidentemente freme impiegando pochi secondi a fare le fotografie del caso al piatto finito.
Mi preparo un boccone perfetto, portandolo alla bocca il naso urla di gioia, ma come inizio la masticazione ed inizio ad assaporare le consistenze ed i sapori mi rendo conto che grande cosa è la cucina romana quando sposa la primavera e… caspita se è glam!
Uno sguardo ad Alessandro mi fa capire che anche lui sta condividendo con me questo momento di estasi, mentre Vincenzo se ne sta pacioso e sorridente con il piatto vuoto posato sul tavolo… non manca nulla, anzi no, manca un buon bicchiere di vino, ma come per incanto un bicchiere di Lambrusco di Sorbara si materializza tra le mie mani ed allora la magia è compiuta.
Ingredienti per 4 persone
½ kg di paccheri Afeltra
300 g di guanciale
200 g di fave
1 cipolloto fresco
250 g di pecorino riserva di Gregorio Rotolo
sale q.b.
pepe q.b.
strutto
olio extra vergine di oliva
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