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Ricette
14 Luglio 2011 Aggiornato il 19 Giugno 2021 alle ore 08:47

Londra. Black Mamba e 3 super ricette di cocktail del Bassoon Bar

Nei giorni scorsi mi sono recata a Londra per una riunione di lavoro e mentre qui era luglio là mancava un mese a Natale. Freddo e pioggia battente, un
Londra. Black Mamba e 3 super ricette di cocktail del Bassoon Bar

Nei giorni scorsi mi sono recata a Londra per una riunione di lavoro e mentre qui era luglio là mancava un mese a Natale. Freddo e pioggia battente, un tempo da lupi, ma la cosa non mi ha affatto scoraggiata. Anzi, ho approfittato per chiudermi in albergo evitando di andare in giro per negozi a squagliare la carta di credito.

L’Hotel Corinthia a Whitehall Place è veramente uno sballo! A parte l’edificio e la ristrutturazione lussuosa che non ha lesinato materiali di pregio, questo albergo meraviglioso è il tempio dell’Italia che vorremmo far conoscere all’estero.

E’ italiano Fabio al ricevimento, giovane carino, molto professionale e garbato. Lo sono Domenico De Felice, eccellente bar manager del Bassoon, bellissimo cocktail bar all’interno della struttura e Mario La Pietra, barman fra i più bravi e preparati che io abbia incontrato nei miei frequenti sconfinamenti nel mondo dei cocktail che amo alla follia.

E infine è italiano (ed è un grande, aggiungo io) Massimo Riccioli, noto chef della Rosetta di Roma che all’interno del Corinthia è padrone di casa al “Massimo”, ristorante e Oyster bar a lui dedicato e realizzato da David Collins, lo stesso architetto del Bassoon nonché del Nobu.

Sono partita alla grande verso le 19 con un giro di cocktail che Mario la Pietra ha preparato per me con varie personalizzazioni. Un Bloody Mary all’italiana, servito in vecchia coppa Moscato, da cappottarsi, dove la colatura di alici, difficilissima da dosare, ha sostituito la worchestershire sauce. Riuscitissimo questo esperimento su ispirazione di Moreno Cedroni, con cui Mario ha lavorato e che ha tramandato al giovane bartender la passione per un ingrediente semplice e gustoso, perfetto per chi cerca una sapidità un po’ spinta.

Dopo un paio d’ore di chiacchiere, dove abbiamo scoperto di avere alcuni amici in comune nel giro dei barman, tra cui Dario dell’Hotel Bulgari a Milano e il mitico Antonio, detto il professore, a Roma, una specie di mentore un po’ per tutti gli appassionati del genere, ho preso una pausa per andare a provare la cucina di Massimo Riccioli. Il posto è incantevole, inizialmente pensavo di trovarmi a New York ma poi ho ritrattato perché la verità è che attualmente è proprio Londra l’ombelico del mondo. La sala enorme, confortevole e moderna. Luci perfette e Oyster bar curatissimo come il servizio del resto, rapido e impeccabile.

Carta dei vini francese e italiana, dalla quale ho attinto un La Closerie, scoprendo peraltro di aver perso una scommessa con Bocchetti e con Gennaro Maglione (vabbè ragazzi, avevate ragione voi, vi devo due crodini e chiudiamola qui) e cucina di mare rigorosamente italiana. La pasta è Verrigni, il modello nuovo, in comunione dei beni con il bravo Francesco Valentini che, a quanto pare, dove mette mano fa miracoli. Crudi di pesce favolosi e ostriche Belon da mangiare a dozzine, finché ce n’è! All’interno del ristorante c’è una bellissima sala privée per circa 20 persone con cucina attrezzatissima per chi vuole godere del maestro Riccioli tutto per sè, cosa che hanno fatto Johnny Depp e Tim Burton con rispettive consorti. Insomma, con questo locale io dico che l’Italia fa veramente un figurone, c’è da essere fieri del successo che riusciamo ad esportare in un luogo dove il buon gusto e la qualità sono controllati con minuzia e competenza.

Terminata la cena sono tornata a dare la buonanotte ai ragazzi del Bassoon. Mario mi ha fatto provare il suo Manhattan con Rum al posto del whiskey e un vermuth rosso eccellente da lui preparato e lasciato riposare in botte. Favoloso, magistrale! Inutile dirvi che mi sono ritirata in camera felice e soddisfatta.

Peccato che all’una di notte fosse chiusa la gigantesca e curatissima spa, avrei potuto andare a smaltire i fumi dell’alcol in una sauna svedese o in un bagno turco. Anzi, meglio così, in fondo io sono Black Mamba e le cose che fanno bene in genere mi annoiano a morte. Che bella giornata ho trascorso al Corinthia, meno male che a Londra era novembre!

Corinthia Hotel London. Whitehall Place. London SW1A 2BD. United Kingdom. Tel: +44 (0) 20 7930 8181

Ed ecco le ricette dei cocktail che mi ha inviato Mario La Pietra. State certi che una di queste potrebbe far vincere una Coppa Riopan!

Recipe #1

“Tu vuò fa… l’Americano”
Ricetta di Matteo Corsalini (bartender presso Bassoon Bar)

30 ml Martini Gold
30 ml Cinzano Orancio
25 ml Suze liqueur (liquore francese di genziana)
1 dash Saint Germain elderflower liqueur (liquore di sambuco)
splash di soda allo zafferano
1 drop Bob’s Levander bitters (bitters aromatico alla lavanda)

Garnish: twist di pompelmo rosa.
Glass: old fashioned.

Method: build (versare e miscelare gli ingredienti e servirli su di un grande cubo di ghiaccio cristallino)

Descrizione: La ricetta nasce come variante “estiva e floreale” (vedi  l’utilizzo del liquore di sambuco e della goccia di bitter alla lavanda versata alla fine in superficie dopo aver miscelato tutti gli altri  ingredienti) del classico Americano, ma da dedicare ad un pubblico femminile (soprattutto d’oltremanica, poco avvezzo e a volte spaventato dal consumo di Campari bitter). Quindi abbiamo il Martini Gold e il Cinzano Orancio che fanno il gioco del classico vermouth rosso e il suze liqueur che, grazie alle sue proprietà amaricanti dovute alla presenza della genziana, rifà il verso al Campari bitter. La scelta della soda allo zafferano è l’ennesimo “gioco” di profumi e richiama lo zafferano presente nel Martini Gold. Comunque il nome del drink è già di suo uno spiritoso biglietto da visita per invitare all’assaggio!

Recipe#2

“ Cherry-cherry-MARY“ (Bloody Cetara #2) (il nome è ancora in fase di “costruzione”)

1 barspoon Infuso Maraschino – Luxardo 7%vol.
1/2 barspoon Colatura d’Alici di Cetara “Sapori di Mare”
1 dash sciroppo di zucchero**
pepe nero in grani macinato
gocce di Tabasco
15ml succo di limone
45ml Sipsmith Vodka
60 ml succo di pomodoro
crusta di sale alla vaniglia “Halen Mon”

Garnish: spicchio di limone, pomodoro ciliegia, cilegia in bagno di bourbon e creme de cacao

Glass: (simil) coppa asti in cristallo con un chunck di ghiaccio e con 1/2  di bordatura di sale alla vaniglia

Method: throwing (tecnica che consiste nell’utilizzo di due mixing tin, parte in acciaio del boston shaker), dove abbiamo versato tutti  gli ingredienti con ghiaccio e l’altro vuoto. La tecnica consiste nell’effettuare lunghi versaggi da un recipiente all’altro in modo da dare al drink il giusto grado di a) miscelazione; b) ossigenazione c) raffreddamento. Tale tecnica venne “inventata” e portata in Europa da Miguel Boadas fondatore del “Boadas” famoso bar di Barcellona, dove tuttora servono i loro drinks dal Bloody al Manhattan utilizzando questa spettacolare tecnica. Palesi i riferimenti di tale tecnica anche al servizio del Tea Tarik indiano/benguli).

**correttore di acidità (penso a mamma quando aggiungeva un pizzico di zucchero alla passata di pomodoro!)

Descrizione: variante del classico Bloody Mary dove la Worcester sauce (salsa a base di alici e aceto di malto) viene rivista in chiave italo-mediterranea per via della sostituzione con: a) colatura d’alici di Cetara (grazie Moreno Cedroni per avermela fatta apprezzare!!!) e b) infuso maraschino Luxardo. Quest ultimo non è un prodotto in vendita ma è stato un regalo dei produttori del famoso liquore italiano  recapitatomi dalla pr per il mercato inglese Sun Li Ong (solo due bottiglie sono state regalate in tutta l’UK.). Comunque, questo prodotto è nient’altro che il primo step della lavorazione del maraschino prima della fase di distillazione: è stato tratto direttamente da un tino in larice dalle cellars di Luxardo, invecchiato per due anni e la sua gradazione alcolica  è di 7%vol. Al naso è carico di botanicals e sentori di ciliegie marasche e al sapore risulta un’elevata acidità, dovuta al passato processo fermentativo e alla carica tannica contratta durante l’invecchiamento di due anni. Appena aperto il regalo ricevuto al Bassoon…mi son detto “sa di aceto di sherry… ehm, no aceto di cherry, casomai…..ergo: cherry… cherry… cherry tomato… EUREKA!…mo ce famo un Bloody Mary”! Il resto degli ingredienti sono quelli di un classico Bloody (vedi la vodka, il pomodoro, ecc) ma la scelta del sale non è solo per motivi di effort. Per quanto estrema può essere… al naso, il sale alla vaniglia inganna (più o meno) i recettori del gusto e potrebbe far pensare che si tratti di un cocktail dolce (se non ti avessi detto che probabilmente era un Bloody Mary, alla vista avresti pensato che fosse una sorta di frullatone alla fragola e lamponi, no?! 😉 ). Anche il bicchiere utilizzato farebbe pensare ad un altro tipo di bevanda (di solito il Mary lo si serve nel classico tumbler con ghiaccio e il noiosissimo sedano stick) e la scelta della garnish non è azzardata: una ciliegia fresca lasciata a macerare in bourbon e crème de cacao (ancora una volta il gioco di parole-profumi-sensazioni-). E quindi se l’avessi messa su uno stick sul bordo del bicchiere avresti avvertito al naso i profumi di cacao e vaniglia! Come insegna il grande Dario e Teo del Nottingham con il loro “Fake walnut Negroni” ho azzardato un certo gioco del “cavallo di Troia”!!!

 

Recipe #3

“Tweaked – tikified Manhattan”

45ml Wood’s Demerara rum
25ml Bassoon own blended and aged homemade sweet vermouth (homemade vermouth rosso miscelato con altri spiriti di “NON dubbia e casuale provenienza” invecchiato in botte nuova da 5 litri di quercia francese)
1 barspoon di homemade falernum  (tipico liquore protagonista dei Tiki drinks, composto prevalentemente da scorze di lime, mandorle amare, zenzero, chiodi di garofano, zucchero e altre spezie da me selezionate anch’esse di “NON dubbia e casuale provenienza”!)
1 barspoon di “Pierre Fernand” Dry Curacao (triple sec a l’ancienne method)
1\2 barspoon Pernod
1 dash home made Pimento dram (liquore a base di Pimento giamaicano – allspice berry è il corrispettivo inglese. Spezie a bacca tonda simile ad un grosso grano di pepe ma che al naso e al gusto richiama cannella, pepe, noce moscata, chiodi di garofano).
1 dash di home made cardamom-orange bitters
1 dash Angostura aromatic bitters

Garnish: orange twist, ciliegia al bourbon e creme de cacao infilzata in un “ritaglio” stick di canna da zucchero secca caramellata con zucchero grezzo demerara.

Glass: (simil) coppa asti (noi la chiamamo “antoinette “glass)

Descrizione: rivisitazione di un classico Manhattan ma in chiave del tutto TIKI (Antonio poi ti annoierà con tutte le nozioni/storie riguardo al TIKI. Lascio al lui ‘sto lavoro!!). Il bourbon viene sostituito da un tipico rum demerara (protagonista di una miriade di drinks TIKI), il vermouth rosso lo facciamo noi (!!!) e il resto degli ingredienti, come accennavo prima, “NON è casuale”… La combinazione “PERNOD-ANGOSTURA” vuole essere un omaggio al grand father|creatore  del movimento tiki nonché creatore di immortali bevande (Zombie, Q.B. Cooler, tanto per citarne alcune) DONN THE BEACHCOMBER, una combinazione presente in molti dei suoi drinks. Quanto alla scelta dell’homemade in alcuni ingredienti, sono “caserecci” nel vero senso della parola visto che entrambi li preparo a casa!!!). FALERNUM e PIMENTO DRAM è l’ennesimo richiamo ai profumi e sapori di due immancabili ingredienti dei tiki drinks. Il primo  originario delle Barbados  e tra l’atro protagonista di uno dei drink ufficiali dell’isola:il “CORN ‘N’ OIL” (su questo sito trovi cenni storici e curiosità anche riguardo al nome, parola storpiata dallo slang del posto!) Il Pimento Dram, invece, è l’ennesimo liquore tipico dei Caraibi e protagonista di un altro tiki drink quale il “Ranglum”: fantastico!!! La scelta di addizionare un barspoon di Dry Curacao, invece, vuole essere un omaggio a “El rey de los Cocteleros“ nonché al più famoso dei “Cantineros de Cuba”, Constantino Ribailagua. Se dai un’occhiata al “El Florida cocktail” 1930 circa noterai che è costituito da rhum, lime, granatina (e fin qui farebbe pensare ad un daiquiri\bacardi cocktail) + orange curacao, sweet Italian vermouth, crème de cacao: il sweet vermouth è il nostro del Bassoon; l’Italian sono io!! L’orange curacao è nello stile “ancienne méthode” (penso che al momento questo prodotto da Pierre Fernand cognac sia il migliore sul mercato) e la crème de cacao è presente indirettamente nella bagna delle nostre “Manhattan cherry”. Semplice no?!

Anche questo alla fine è un semplice Manhattan rivisitato! Giusto?! 😉

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