Miracolo a Milano/5 Hamburger tour. McDonald’s, Mama, Ham Holy Burger
“Mi porti a mangiare gli asburghi?”
Il patto era chiaro – sei tornato dopo un sacco di tempo, e io ti porto in giro a mangiare: un po’ di locali vecchi, un po’ di nuovi, scelgo le cose più interessanti, e se hai qualche desiderio, qualche curiosità, me lo dici: ma gli asburghi?
Totò ha insistito: “Sì, gli asburghi, i panini…” Ok, voi ci sarete già arrivati, io ci ho messo un attimo – e siamo andati a mangiare gli asbur… gli hamburger.
La poca dimestichezza con la terminologia di Totò è comprensibile, probabilmente è più vicino agli Asburgo e ai cannoni di Bava Beccaris che alle polpette di carne e alle patatine di Mcdonald’s – ma io non mi aspettavo che i percorsi culinari che stavo progettando per lui mi potessero portare ai più o meno fast food…
Siamo partiti, com’è ovvio, da Mcdonald’s. Un’esperienza da fare, incomparabile con alcunché ma in qualche modo propedeutica.
Mcdonald’s mi piace – non come esperienza gourmet, ovvio, non come esempio di corretta alimentazione, o di esaltazione del gusto, ma per quello che è, la risposta a un’esigenza interiore di “porcherie”, come i pop corn, o quelle caramelline gommose dalle forme disparate e dai coloranti improbabili, i rotolini di liquirizia, i marshmallow – o magari a un residuo atavico di colonizzazione culturale, siamo tutti un po’ cowboy e mangiamo gli hamburger.
Una volta ogni tanto mi “piace” – la spugnettosità del pane, la sgradevole scivolosità dei cetrioloni, l’estrema salagione delle patatine, la sapidità delle salsine, la carne polpettata in qualche modo. E mi era piaciuta l’idea dell’hamburger firmato da Gualtiero Marchesi (meno, ma solo al gusto, quella ministeriale di “hamburger italiano”).
Totò è rimasto diciamo perplesso, ma non negativo; incuriosito quel tanto che basta.
La seconda esperienza è stata da Mama Burger: dopo la prima sede in via Vittor Pisani, ne ha aperta un’altra in via Agnello. Ambiente carino, tutto giocato su toni scuri – “negri”? –, forse anche troppo, brutta scal che porta all’ammezzato, cucina a vista, anche dalla strada. Il servizio è stato un po’ così – la ragazza che ci ha servito non sembrava padroneggiare più di tanto la situazione (e non capiva la richiesta di un tè da parte di un’anziana turista tedesca…) – ma comunque bene. Buono l’hamburger, ce ne sono di vari tipi, in vari formati, a vari prezzi fra i 9 e i 14 euro – ci siamo lanciati sullo Special burger (con i funghi: sgusciavano un po’ via dal panino) e su un Blackangus burger (con insalata iceberg). Le patatine erano tiepide e salate (vabbe’ che la salatura è il loro buono…).
Per loro è partita la nuova campagna pubblicitaria, sempre firmata da Rggt. Qualità della carne e nuovo locale, il terzo, appunto in via Agnello. “Chi mama mi segua. In Via Agnello”, un libero omaggio alla famosa campagna Jesus in memoria di Emanuele Pirella e “Tanti morsi. Nessun Rimorso”, un gioco semantico per sottolineare la più grande dimensione dei panini di Mama Burger e il loro spiccato valore appagante, sono i claim scelti.
Infine, Ham Holy Burger: un posto nuovo, in via Palermo.
Ci è piaciuto: a cominciare dall’ambiente, piacevole e luminoso, non molto grande; non molto comodi peraltro gli alti tavolini mono-biposto, con le sedie a trespolo, meglio quelli “normali”. Si ordina con un iPad (che resta a disposizione sul tavolo, con collegamento wifi) – Totò se ne è impadronito, dopo aver ascoltato i primi rudimenti, e a parte il fatto che la sua prima ordinazione, non confermata, era sui 123 € solo per lui (diciamo che è un entusiasta, oltre che del cibo e della cucina, anche delle novità, della tecnologia, della modernità), ci ha giocato nell’attesa del suo panino. Prezzi da 9 a 13 euro, 15 gli speciali Today Burger Gourmet. Il numero magico invece è 5: nel menu (anche di carta) 5 diversi hamburger, 5 insalate, 5 piatti, 5 dolci, 5 modi di bere. Gli hamburger sono di carne piemontese Fassona (presidio slow food) – 180 gr, 100 per i bambini.
Personale gentile, attento. Un bicchiere aveva probabilmente qualche traccia di acqua del lavaggio. Il mio (Today Burger Gourmet) prevedeva Provolone Auricchio Scorza Nera, crudità di funghi champignon trevigiana prosciutto crudo di Parma doppia corona diciotto mesi olio al tartufo salsa al pepe verde: buono buonissimo. La carne forse un filo più in là della cottura media da me richiesta – ma l’insieme veramente buono. Come l’Holyburger (9 €) di Totò: pomodori cetrioli lattuga cipolla rossa salsa holy. E le patatine, tagliate a sfoglia a mano. E il Joy: il dolce, un cannolo aperto con ricotta di bufala, amarene, crema (6 €).
Non ho resistito, e ho chiesto a Totò quale avesse preferito.
“Sono diversi – sai che non amo le classifiche.”
“Hai ragione. E comunque Macdonald’s non c’entra, è quella cosa proibita, che sai cosa aspettarti e lo hai: gusti e sapori e consistenze sono quelli, è una via di mezzo fra il politically incorrect e il massglobalized, eppure con un suo fascino perverso. Gli hamburger in Italia sono arrivati all’inizio degli anni Ottanta, erano appunto italiani, ed erano anche buoni; dopo qualche anno è arrivato Macdonald’s, e pian piano ha soppiantato, acquistandoli, tutti i Burghy (l’ultimo mi sembra nel 2005 o 2006).”
“Infatti, Macdonald’s non lo considero: buono, gustoso, ma diciamo fuori gara. Decisamente meglio gli altri, buoni, la carne si sentiva che era carne.”
“E allora?”
“Allora niente: per formarsi un giudizio, uno ha bisogno di prove ripetute e controprove, pietre di paragone, esperienze diverse. Ho qui un elenco: Margy, e poi anche California Bakery, che sono americani anche loro, no?, e poi torniamo da Ham Holy, e…”
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