Un marziano a Roma/59 Il migliore cinese è Green T
Proprio l’altro giorno pensavo a quanto tempo fosse passato dalla mia ultima serata marziana, è da un po’ che con il buon vecchio Qwerty non incrocio la forchetta e non condivido una sana serata di buon cibo.
Preso da una nostalgia marziana, assecondando la mia malinconia per quell’incarnato a metà tra il verde mela e l’olivastro, ho impugnato il fido iPhone ed ho investito qualche euro in una telefonata intergalattica: “ciao caro vecchio Qwerty, come te la passi? Cinese questa sera?”.
Qwerty è uno che quando si tratta di cibo non fa tante cerimonie, così prima ancora che terminassi il cerimoniale dell’invito mi si è materializzato davanti forchetta alla mano e bavagliolo al collo (un giorno dovrò chiedergli di regalarmi la macchina per il teletrasporto!).
L’unica perplessità manifestata dall’amico in verde è sulla destinazione della nostra reunion, su Alpha Centauri, come qui sulla Terra del resto, i ristoranti cinesi non godono di gran reputazione gourmet, così ha cercato di deviare la destinazione verso porti più sicuri.
Fermo nella mia decisione, sono riuscito a convincere il bizzarro amico che il Green T. non è il classico ristorante cinese con materie prime congelate o inscatolate, bensì un buon posto dove assaggiare decorosi piatti preparati con prodotti freschi e di buona qualità, secondo le ricette originali cinesi.
Parcheggiamo la Vespa rossa al 28 di via Piè di Marmo e con grande stupore del mio ospite ci accoglie un locale caldo e dall’arredo curato, distante anni luce dalle mangiatoie cinesi che per pochi euro sfamano plotoni di bocche affamate: l’impressione in effetti è proprio questa, quella di entrare in un ristorante si cinese ma di lusso; non resta che vedere se il contenuto è all’altezza del contenitore.
Da una carta non sterminata, e meno male, assaggiamo:
“Toccare il cuore” i Dian Xin del Guangdong. Divertente selezione di Dim Sum composta da diversi tipi di ravioli al vapore (su tutti quello di gamberi), toasts di gamberi al sesamo, wan tan ed un ottimo pacchetto di riso glutinoso.
Involtini Primavera. Qwerty ha voluto assolutamente assaggiare la ricetta più globalizzata della cucina dagli occhi a mandorla proprio perché secondo lui adatta come banco di prova, frittura decisamente asciutta, ripieno di vegetali croccanti e freschi, unica pecca la sfoglia un po’ troppo presente e spessa.
Capellini di riso ZhaJiang alla shanghaiese. Con questo piatto si inizia a fare sul serio, gli ottimi capellini per cottura e qualità sono vestiti da una intensa e corroborante salsa di ragù di maiale piccante aromatizzata e rinfrescata dalla nota dello zenzero.
Riso saltato. Altra preparazione classica a base di riso, uova, gamberi e carne di manzo che in questo caso non si caratterizza particolarmente rispetto a quanto assaggiato altrove.
Anatra laccata secondo la regola di Pechino. La gentile e distaccata cameriera nel servire questa pietanza composta da tre preparazioni diverse ha tenuto a precisare che per assaggiarla vengono addirittura da altri paesi europei (se sapesse che al tavolo è seduto uno di Alpha Centauri…); molto buona ed appetitosa la pelle sgrassata e croccante servita con delle sottilissime piadine, salsa Hoisin, cipollotto e cetriolo; più sostanziosa ma un po’ piatta la carne saltata al wok con delle verdure croccanti; intensa e piacevole causa rigido inverno romano la zuppa.
Terminiamo la cena con un dolce di “cucina cinese moderna”, Tartelletta al profumo di spezie con la crema di Nanchino e salsa di cioccolato al tè rosso di Keemun, servito tiepido e caratterizzato da una dolcezza composta e per nulla invadente.
Qwerty mi pare contento e soddisfatto, ancor di più considerato che vista la mia latitanza questa volta il conto è toccato a me.
Nel salutarmi mi precetta già per la settimana ventura chiedendomi di pensare ad un ristorante verace e romano de Roma…non mancherò!
Green T. Via del Pie’ di Marmo, 28. 00186 Roma. Tel. +39 06.6798628
Foto: Andrea Sponzilli, Vincenzo Pagano