Miracolo a Milano/18. Tra Eataly da Coin e Bistrot Olinda forse preferisco il secondo
“Come sarebbe, vai da solo?” Sarebbe che in questi giorni non ho tempo nemmeno per uno spuntino al ristorante: ho un sacco da fare, il lavoro di giorno, e post da postare rubriche da rubricare Taste (of Milano, naturalmente) da tastare (ehm…) e immagini da immaginare…
“E io?”
E tu sei finalmente libero di gestire il tuo “Miracolo a Milano” come ti pare…
Signore e signori, buongiorno, o buonasera. Sono io, Totò, e ho preso in mano la situazione, qui, il Miracolo: intendo dare una svolta alla conduzione di questa rubrica, e uscire da quel pantano pseudo-critico e buonistico in cui la stava facendo sprofondare Emanuele partendo dal titolo di testa per finire a quelli di coda.
Le mie scelte saranno assolutamente casuali e non meditate, all’insegna di un gusto personale e non condizionato da un gusto che non è il mio, e che… cioè..
Allora: sono andato a mangiare da Eataly, al piano interrato di Coin in 5 Giornate qui a Milano, in attesa di aprire al posto del Teatro Smeraldo – ah, lo Smeraldo… quando sono andato via era un bellissimo cinema, e teatro…
Eataly. Ci sono alcuni tavoli, dei tavoloni alti e stretti che serpeggiano in giro, un menu scritto sulla lavagna. Mi siedo al bancone, che guarda i cuochini (cioè i giovani cuochi) che sfornellano sotto i miei occhi: alcuni piatti vengono assemblati in diretta, altri invece sono parzialmente cotti e vengono portati a termine cottura, altri invece preparati al momento: rapidi, veloci, professionali, mi piace. Zuppa contadina 7 €, orzo con verdure 8 €, penne alla sorrentina 8,50 €, spaghetti alla chitarra con baccalà al profumo di curry 10 €, orata con patate 13 €, ossobuco di pescatrice con verdure e maionese di barbabietole 11 €, e poi straccetti di manzo con piattoni e riso basmati, panino con hamburger La Granda, filetto di maialino alla senape con verdure sauté… Menu interessante, prezzi anche.
Non male gli spaghetti alla chitarra eccetera, anche se forse il sughetto era un po’ troppo liquido e lo avrei preferito con più pesce.
Anche l’ossobuco di pescatrice (leggermente gommosa?); la maionese di barbabietole non mi ha impressionato in modo particolare (era più che altro una guarnizione, come la salsina verde: e a me piacciono i bei tazzoni in cui intingere il pezzo di pesce il grissino il pane).
Ero stato abbondantemente entro il budget che Emanuele mi aveva assegnato (il dittatore mi aveva proibito comunque di avvicinarmi a uno dei ristoranti stellati o in via di stellagione che di tanto in tanto ci divertiamo a enumerare dicendo prima andiamo qui poi là e magari, poi…) – avevo ancora un po’ di soldi, e ne ho approfittato per una veloce cenetta pre-teatrale (sono andato all’Elfo con un’amica di Emanuele, la Fausta… com’è che si fanno gli smàil? va beh, hi hi hi – ci siamo capiti). Allora: c’è questo spazio con un po’ di tavolini, un bancone bar con panini (prezzi ridicoli, mi sembra 2-3 €), l’aria un po’ dimessa e provvisoria; una grande lavagna dietro con su scritto il menu. E il nome del “locale”: Bistrot Olinda.
Mi ha raccontato Emanuele che sono gli stessi che cucinano al Paolo Pini, che una volta era il manicomio di Milano, e che ora è diventato un centro importante nella vita culturale della città – e sede di questo servizio di catering che appunto ha aperto Olinda all’Elfo. Ho letto sul loro sito che “Bistrot Olinda, come il progetto Catering, rappresenta un sistema delle opportunità grazie al quale persone con problemi di salute mentale si avvicinano al lavoro, scoprono le loro capacità, crescono, scelgono che cosa fare da grandi e trovano un posto di lavoro”.
Allora – ai miei tempi i matti che giravano in città erano solo un po’ strambi, ma simpatici (oh, lo so che i manicomi erano luoghi tremendi, eh? ma grazie al cielo, e mi dicono a Basaglia, è tutto finito, anche se non tutto risolto): e l’idea che la loro casa, il manicomio, sia un centro in cui possiamo andare un po’ tutti, mi piace…
Ma vi devo raccontare cosa abbiamo mangiato al Bistrot Olinda! Riso selvatico con ceci zucchine e uvetta: buonissimo. Gnocchetti di semola e bulgur con asparagi e crema di morlacco (un formaggio slow food veneto): buonissimi. Tiramisu alla liquirizia: buonissimo.
Crema di ricotta con pistacchi e peperoncino: buonissima. Servizio: buonissimo. Prezzi: buonissimi (sui 10-12 € i primi due piatti, 4 € i dolci).
Ah… no… son troppo buono, così… Ecco: le sedie non hanno lo schienale – vergogna e vituperio! Un altro tiramisù, per favore! Buonissimo!
Eataly Milano. Piazza 5 Giornate 1/A. 20129 Milano
Teatro dell’Elfo. C.so Buenos Aires 33. 20124 Milano