La mozzarella di bufala sotto attacco in televisione
La mozzarella di bufala al centro di un complotto? La puntata di Servizio Pubblico, attesa e temuta da molti è arrivata. Portando con sé molte polemiche. Al solito, si sono formati i due gruppi dei garantisti-va tutto bene e dei giustizialisti-va tutto male.
Imputato, il Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop che dal servizio di Stefano Maria Bianchi esce un po’ ammaccato. Già il titolo non lasciava presagire nulla di buono: Una vera bufala. Il servizio si fonda in buona parte sull’inchiesta della DDA di Napoli che viene raccontata dal Colonnello Marco Paolo Mantile.
In realtà Stefano Maria Bianchi non fa altro che ricostruire e mettere in fila fatti abbastanza conosciuti che sono stati già spiegati da altri giornalisti. Rosaria Capacchione de Il Mattino di Caserta, ad esempio, sul caso Mandara (su cui il Consorzio ha la colpa grave di un balletto tra sta fuori sta dentro nel consorzio troppo poco chiaro per chi segue le vivende della mozzarella solo quando partono gli scandali) piuttosto che sulle cagliate congelate provenienti dai Paesi dell’Est.
Ne ha scritto con una virulenza che ha fatto arrabbiare molti campani, amministratori sul territorio, Roberto Saviano che su Repubblica ha spiegato nemmeno un anno fa la spesa della camorra nell’articolo titolato “Dalla carne alla mozzarella Camorra Food Spa serve a tavola”. Basta un solo passaggio per far accendere tutte le spie di un pannello di controllo di un consumatore medio.
Due esempi di denuncia che non hanno fatto gridare al complotto da parte della componente gastro-complottista campana.
Ma non vorrei dimenticare il contributo di Peppe Ruggiero con il suo libro L’ultima cena. A tavola con i boss, “un viaggio nel business dei prodotti alimentari gestiti dalla camorra”. Mozzarella in primis, anzi, bufala a denominazione di origine camorristica come riprende Il Post.
L’oro bianco dei Casalesi, gioia e dolore dei loro affari. Mozzarella di bufala DOP. Soldi, qualità, tipicità […]Come sono lontani i tempi del clan che si proponeva come istituzione a garanzia del benessere dei concittadini e del paese!
Siamo nel 2010, ancora più indietro nel tempo – 2007, con Biutiful Cauntry, il film documentario realizzato da Esmeralda Calabria, Andrea D’Ambrosio e Peppe Ruggiero. Provate a guardare i tre minuti del video. Quante cose sono cambiate in questi anni?
A spiegarcelo è Roberto Battaglia, il produttore e allevatore di bufale campano che vive sotto scorta e che ha un punto vendita a Eataly Roma (ed è stato indicato da Servizio Pubblico come operatore virtuoso insieme a Antonio Palmieri del Caseificio Vannulo a Paestum)
“Lo stato dei fatti è questo descritto da Servizio Pubblico. La problematica è seria: chi ha sbagliato come caseificio non è stato allontanato dal Consorzio di Tutela”, spiega Roberto Battaglia.
La guerra di posizioni ha una sua data: 2008. C’è una legge, la 205 del 30 dicembre che prevede nuove norme a tutela del consumatore. E viene applicata a marzo di quest’anno con un decreto del Ministro Catania. La norma è semplice: per produrre mozzarella non Dop si dovrà aprire un nuovo stabilimento. La regola viene vista come un tentativo di scippo da parte del Nord (la legge è stata varata sotto il ministero Zaia).
“La guerra mondiale: il Nord ci vuole scippare la dop, è stato scritto”, ricorda Battaglia, “e tutti a disperarsi invece di far applicare la legge che tutelava allevatori, produttori, consumatori. Inoltre c’è il paradosso del Consorzio di Tutela, organismo riconosciuto dal Ministero come delegato che va contro il Ministero”.
L’SOS Mozzarella funzione e Catania “ritratta”. Esce il nuovo decreto che mette una pezza: non si dovrà più aprire un nuovo stabilimento per garantire la Dop ma solo produrre con latte di area dop. Tutti a titolare che la mozzarella è salva, ma sarebbe stato giusto dire che è salvo il Consorzio. E non è proprio un’eguaglianza.
“Siamo diventati la Regione delle proroghe – questa dura fino a dicembre – e lo abbiamo fatto a favore dei caseifici che non rispettano le regole come testimonia l’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli”, continua Battaglia, “che non è affatto vecchia: il 26 giugno c’è un nuovo passaggio in tribunale”.
Stefano Maria Bianchi ha basato la sua inchiesta sui pregiudizi? Il Consorzio è esente da errori? Per Roberto Battaglia non è così.
“Non si può tutelare chi non produce come da statuto. Due mesi fa c’è stata la richiesta di arresto per associazione a delinquere di 5 grandi caseifici che sono Spinosa, Cilento, Mandara, Cirillo e Garofalo e 20 in totale sono indagati. Storicamente per alcuni caseifici ci sono stati problemi nella produzione e sono stati presi con le mani nella marmellata. Io mi chiedo come può il direttore Lucisano non contrastare tutte queste situazioni”.
E non è l’unico a pensarla così. L’utilizzo del latte congelato è diventata la cartina al tornasole di una situazione di disagio per i consumatori che vogliono garanzie da un marchio di qualità senza zone grigie e per produttori e allevatori che si aspettano di essere tutelati. Un boomerang per il Consorzio che voleva introdurlo per cercare di migliorare la sostenibilità economica del comparto.
Basterà la dichiarazione del ministro Nunzia De Girolamo che non ha problemi a dare la mozzarella di bufala alla figlia?
“Dobbiamo salvaguardare la mozzarella”, sottolinea Roberto Battaglia, “e non dobbiamo dare modo a noi produttori di chiederci perché il Consorzio si comporta così e ai consumatori perché dia adito a terzi come il giornalista di Servizio Pubblico di chiedersi perché si comporta così”.
Intanto, domani 25 giugno, il Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop ha convocato a Roma una conferenza stampa per far fronte ai “pesanti attacchi” e spiegare la realtà che è più complessa e per rispondere alla domanda “Chi ha paura della mozzarella di bufala campana Dop?”
“Un altro errore: cercano il sostegno, ma avrebbero dovuta organizzarla a Caserta”, rintuzza Roberto Battaglia.
Speriamo che ci sia Stefano Maria Bianchi di Servizio Pubblico: almeno per chiedergli se la mozzarella di bufala gli piace mentre nel Lazio vogliono distinguersi dai cugini campani. Nel dubbio, vi diciamo quali sono i 5 migliori caseifici a Paestum e a Caserta (e se non bastano, eccone 10 sempre nella piana del Sele).
[Link: Servizio Pubblico, il Post, Repubblica, Ecoblog, il Velino, Scatti di Gusto]