Birra. BrewDog apre a Bologna dopo Firenze e poi a Roma e Milano
A Bologna questa settimana non ho sentito parlare d’altro che di Tacopina e del BrewDog Bar, provando che il binomio birra-calcio è quasi inscindibile.
E mentre rifletto sul fatto che se fossi stata una giornalista sportiva forse avrei trovato una community paradossalmente più aperta e meno talebana rispetto a quella della birra artigianale, ci rido su e penso che è ora di andare a trovare quelli di BrewDog.
Eravamo rimasti alla ricerca del General Manager, un annuncio estivo che ci aveva fatto scalpitare come cavalli da corsa prima del fischio di via: dove e quando apre? Perché Bologna? Chi troveremo dietro il bancone?
La prima domanda aveva trovato risposta già quest’estate, quando spulciando tra i commenti di Facebook, blog e forum più di uno affermava che il BrewDog bar avrebbe aperto in “zona Pratello”. Un colpo al cuore della vita notturna bolognese. Più precisamente, il nuovo locale di BrewDog, il secondo in Italia dopo quello di Firenze, aprirà in via San Valentino 2/F, sulle ceneri di una scuola di danza. In zona Pratello, sì, ma appena defilato dal via vai senza meta della Paris, Dabar. In un locale in cui c’è ancora molto da fare, ma che promette altrettanto, incontro Natascia Tion e Giorgia Croce di Ales & Co. che come importatore ufficiale di BrewDog avrà un ruolo di supervisione e di gestione – anche se non diretta – del bar e dei valori del marchio.
La posizione del locale riflette la volontà di accogliere un pubblico trasversale, tipico di luoghi come il Pratello che è un angolo eterogeneo rispetto al centro in senso stretto (piazza Verdi, via Zamboni e dintorni), mi confermano Natascia e Giorgia. Il fatto che sia di facile accesso e che ci sia la possibilità di parcheggio, o almeno l’illusione, è stato il fattore decisivo.
Lo spazio che ospiterà il BrewDog bar è di circa 130 metri quadrati: è composto da un piccolo ingresso che sarà arredato con dei tavoli e sgabelli alti e una grande sala, dove una buona presenza la fa il bancone, molto ampio e che ospiterà 16 spine. Al momento della mia visita è pressoché vuoto, ma mi raccontano che il materiale che useranno per l’arredamento rispecchia la linea degli altri locali BrewDog, quindi materiali di recupero per sgabelli, tavoli e sedute e probabilmente una zona più lounge, con dei divani. Mentre do un’occhiata in giro, mi accorgo che una parete è ricoperta di parquet chiaro ricavato da una palestra.
Da questo punto di vista c’è molto lavoro da fare ancora, per cui è ipotizzabile che il bar non apra prima della fine di novembre.
Quindi, Bologna sarà la seconda città italiana a ospitare l’armata BrewDog. Ma perché proprio Bologna?
I bar nascono su proposta delle persone interessate al progetto BrewDog e che desiderano aprire un locale nella loro città. Inoltre, Bologna per la sua vita studentesca, posizione geografica (vicina a Milano e a Firenze, ma non distante anche da Ales & Co. in provincia di Ferrara) e scena birraria si prestava ad accogliere un locale di questo tipo. “È una piazza ancora vergine che negli ultimi anni ha avuto un risveglio veloce, come una bella addormentata, facendo un salto da entry level a una grande ricercatezza, ma c’è spazio per un posto come questo”, mi riferiscono Natascia e Giorgia.
Cerco quindi di capire come un locale BrewDog possa inserirsi nella scena birraria bolognese, tenendo conto che nel raggio di un chilometro a partire da via San Valentino si trovano circa 3 beershop e 4 locali specializzati in birra artigianale (ultimo appena nato, Il Punto, in via San Rocco 1).
Una risposta che mi sono data è che BrewDog ha un’identità e una storia molto diversa dalla realtà bolognese in cui è immerso. Un’altra è la selezione proposta che, stando alle previsioni, sarà improntata alla tradizione britannica, oltre alle birre BrewDog. Ci sarà molta attenzione verso il nord Europa e qualche microbirrificio emergente (la formula consolidata dell’importatore Ales & Co.). Un’altra risposta ancora, confermata da Ales & Co., è che alcuni prodotti “chicca” in quantità limitate si troveranno più facilmente qui che altrove: fa parte del concetto base alla nascita del BrewDog bar, essere un luogo privilegiato per la degustazione di birre particolari e garantire ai propri clienti il meglio.
Sui nomi di chi prenderà parte a questa impresa e gestirà direttamente il bar si mantiene ancora il riserbo. Sappiamo solo che i componenti del team di Bologna – equamente suddivisi tra uomini e donne – non sono stati selezionati in base alle conoscenze e alle esperienze nel mondo della birra artigianale, ma sono stati scelti per il loro entusiasmo e la loro capacità di relazione con il pubblico. Vengono tutti da mondi estremamente diversi tra loro ma in comune hanno l’entusiasmo e il savoir faire. Di fatto, il BrewDog bar non parte con un team di esperti di birra artigianale e – ammettono Natascia e Giorgia – “forse all’inizio sarà anche possibile prenderli in castagna. Accadrà, i birrifici e le birre sono tanti e tutti nuovi. Ma sono persone che renderanno piacevole l’ambiente e facile l’avvicinamento al mondo della birra artigianale, perchè quest’avventura sarà per loro in primis una scoperta continua”.
Ales & Co. ritiene che uno staff di non esperti sia un vantaggio perché è umile, non crea un muro tra il publican e il cliente di passaggio e più in generale si approccia al pubblico senza preconcetti né pregiudizi nei confronti di chi non conosce l’ultimo luppolo. Preferiscono che instauri un buon rapporto con chi si trova di fronte, e il prodotto, quello si può sempre studiare.
Messa così, sembra che a questo mondo non ci sia esperto di birra che non se la tiri. Personalmente, non voglio appoggiare l’idea che alta professionalità e umiltà non possano viaggiare insieme.
A proposito di studio, l’intero staff del futuro bar è stato shakerato dal training di una settimana che il birrificio scozzese organizza tra Ellon, sede degli impianti di produzione, e i loro pub sparsi per la Gran Bretagna. Qui hanno imparato qualcosa di più sui prodotti di cui – opinione mia – dovranno necessariamente conoscere vita, morte e miracoli il giorno dell’inaugurazione e hanno respirato filosofia brewdogghiana in ogni dove. Il training prevede anche l’affiancamento nel bar di un inviato BrewDog per i primi tre mesi, anche se Ales & Co. non nasconde che offrirà sempre il suo aiuto.
A locale ancora chiuso, è prematuro parlare di selezione di spine, di bottiglie o peggio di tap list. Possiamo solo aspettarci che ci siano delle vie fisse per le headliners, come a Firenze, e che le altre siano a rotazione, suddivise tra birre BrewDog e birre internazionali. Poche italiane, o comunque decisamente meno rispetto ad altri locali bolognesi perché “non ha senso rincorrerci”, dice Natascia.
La cucina sarà prevalentemente composta da taglieri di affettati e formaggi e piatti freddi.
La prossima città che accoglierà un BrewDog bar è Roma che, a differenza di Bologna e Firenze per le quali BrewDog ha ricevuto una proposta, è stata scelta: è una città molto importante per il birrificio scozzese, che evidentemente tiene molto a esserci, indipendentemente dalle proposte.
E poi anche Milano, che più che in cantiere è un’idea – allettante – che possa essere un nuovo punto di riferimento della scena birraria milanese.
In attesa delle aperture resto curiosa: BrewDog sarà il vostro prossimo indirizzo da mettere in rubrica per bere birra a Bologna?