Roma. 45 € di buone ragioni per farsi piacere Cohouse e andarci a mangiare
Dici pop-up, temporary restaurant e pensi a Londra a New York. O a Milano (?!).
Ora è arrivato il turno di Roma di dare sostanza al tema ristorante temporaneo grazie a Cohouse.
Il Mandrione non è un vero e proprio quartiere, è una specie di terra di mezzo. Sì lo so, è pericolosa questa definizione, ma io intendo quel tipo di zona che a Roma incontri quando meno te lo aspetti, racchiusa tra le mura dell’acquedotto, tra Casilina e Tuscolana. Un punto di passaggio mai casuale, con una sua identità e un grande fascino, un passato marcatamente popolare, un’urbanistica tutta sua.
È qua dentro, in un capannone dismesso e radicalmente ripensato che ha trovato spazio il Cohouse, recentissima apertura per un luogo polivalente, architettura moderna e minimale, che all’interno riserva più di una sorpresa formale, divani, biliardo e (stilosissimo) biliardino, parete con legna, camino e cimelio da battuta di caccia, un grande bar a isola, un salone adiacente con tavolate in legno. Uno spazio polifunzionale che così si è voluto fin dal’inizio. Se però la forma del cocktail-music-bar deve ancora delinearsi, quella del temporary restaurant appare centrata alla perfezione.
La formula funziona. Ogni mese un grande chef che propone un menù pensato appositamente per il Cohouse.
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Ad aprire le danze a dicembre è stato Arcangelo Dandini, lo ha seguito a gennaio Angelo Troiani, con un successo che lo ha portato al bis di un secondo nuovissimo menù.
Si comincia con lo Sfizio di Benvenuto, che vuol dire lumache. Per quanto chi scrive ami le lumache come poche altre cose al mondo, il piatto è un benvenuto in stile “scaldiamo i motori”, buono, ma il matrimonio con la purea di zucca manca di un piccolo guizzo aromatico.
Il salto però arriva con l’antipasto: Zuppa di Granchietti di Anzio al Latte di Cocco e Crostini al Gorgonzola. Il piatto migliore del menù, bilanciato e gustosissimo.
Ad accompagnare le aperture un Verdicchio Pievalta Dominè.
Il tempo di una scarpetta con il pane caldo e sul calice di Arnais Tristin del 2014 si passa al Tagliolino con Ragù di Agnello Laziale, Berberè, Cardi e Ricotta. Pasta all’uovo, ragù delicato, ricotta forse una punta troppo dominante.
Il secondo è ottimo: Petto di Vitella Brasato con Salsa al Vin Brulè, la carne è tenerissima e molto saporita, il sale grosso bilancia alla perfezione la dolcezza del vin brulè.
Il rosso in abbinamento è il Ghizzano 2012.
Il tocco da maestro e la creatività di Troiani vengono fuori nel dessert. È l’Idea di Insalata di Finocchi, Arancia e Olive. Il finocchio viene combinato al latte, l’arancia diventa una salsa, le olive si fanno granella.
Dolcezza a sorpresa abbinata ad un piacevolissimo cocktail a base di Anice Varnelli.
Per l’occasione, letteralmente riempite le 3 tavolate del salone, utenza giovane, che mangiare bene piace sempre di più e se t’inventi un menù da 5 portate con abbinamento di vini a 45 euro e grande firma, lo rendi decisamente possibile.
Al momento quindi grande curiosità per febbraio, quando ai fornelli si attende il geniaccio di Metamorfosi Roy Casares.
[Rettifica. A febbraio nelle prime due settimane ci sarà Alba Esteve Ruiz di Marzapane e nelle ultime due Giulio Terrinono di Acquolina]
E sono sicura che anche chi ha assaggiato altri piatti di Angelo Troiani come il Polpo verace scordato, gli spaghetti con i gamberi rossi, il petto di vitella con salsa al melograno o il cilindro di cioccolata sarà d’accordo.
La formula tutto compreso di grande qualità di Cohouse funziona alla grande. Non vi sembra?
Cohouse Pigneto. Via Casilina Vecchia 96/c. Roma. Tel. +39 346 273 5632
[Sibilla Caprini. Immagini: Daniele Amato]