Roma. Cosa mangerete alla nuova Trattoria di Oliver Glowig che apre a Prati
Un fulmine a ciel sereno che si traduce in una perdita secca e istantanea di due stelle Michelin: il ristorante Oliver Glowig chiude domani sera con l’ultimo servizio che mette la parola fine ad una delle tavole più interessanti della Capitale.
“La decisione della proprietà è arrivata con una mail la settimana scorsa mentre ero all’estero”, spiega lo chef tedesco con molto sangue campano e romano che scorre nelle sue vene. Nessun momento di confronto e modalità un po’ spicce.
Si vede che non tutti gli abbinamenti albergo – ristorante di qualità funzionano (è di qualche giorno la notizia che anche Riccardo Di Giacinto sposterà il suo All’Oro fuori dal The First e già qualche avvisaglia di crepe si era registrato con l’abbandono del bar e della terrazza).
“Mi rammaricano le modalità e i tempi”, spiega Oliver, “con le tante prenotazioni da qui alla chiusura stagionale (non provate a cercare un posto in queste due serate, ovviamente ndr) e l’impossibilità di avvertire le guide di settore dal Gambero Rosso, all’Espresso e alla Michelin”.
Una settimana scarsa è davvero poco per assorbire il colpo, ma Oliver Glowig non è tipo da arrendersi.
“La cucina mi piace e le molte offerte che mi arrivano – tantissime dall’estero – permettono di guardare all’orizzonte con una certa tranquillità”, si rincuora.
Nei pensieri di Oliver Glowig ora c’è un ristorante tutto suo. “Vado molto in giro, dai Paesi Arabi al Canada, e vedo la ristorazione in fermento e in grande cambiamento. C’è molta attenzione al piatto in quanto cibo. Il food è sempre più centrale nei nuovi format di ristoranti”.
Oliver fa riferimento anche alla sua patria natale. A Berlino, la guida Michelin ha assegnato ieri due stelle a Horváth che è molto vicino all’idea di un bistrot con un menu agile.
“La mia idea di trattoria moderna è questa: grande cibo, ambiente easy, prezzi contenuti“.
Una rivoluzione copernicana per uno chef i cui ristoranti sono spesso stati presi a riferimenti per l’immagine più raffinata di locale da stella, anzi, stelle Michelin.
Una rivoluzione che Oliver Glowig ha intenzione di mantenere a Roma.
“La mia famiglia è qui e io desidero restare in Italia”, spiega mentre parla del suo progetto. Che parte dalla ricerca dei locali. “A Roma mi piace pensare ad uno spazio esterno e anche a un panorama, ma vediamo cosa c’è a disposizione”.
In realtà Prati, il quartiere in cui dovrebbe nascere la Trattoria di Oliver non offre molti panorami (e non c’è verso di tirare fuori il nome della strada).
Piccolo o grande? “Bar più ristorante e molti posti a sedere”.
Il menu del nuovo bistrot è un anello di congiunzione tra la tradizione e le spinte di una ricerca che spazia nei diversi Paesi in cui Oliver lavora.
Apriamo con le lumache, fagioli, mentuccia e caffè.
Eliche cacio e pepe con ricci di mare.
I tortelli con coda alla vaccinara, altro piatto da antologia.
La pasta e fagioli al profumo di mare.
I ravioli cacio e pepe che sono anche Total Black.
I ravioli di baccalà che ci avviciniamo alle feste di Natale.
La triglia che esalta la materia prima.
Le mitiche bombette calde.
E poi c’è il quinto quarto e la guancia di vitello a bassa temperatura.
Conoscete già questi piatti? Anche io. Mi manca solo sapere la data di apertura della nuova trattoria. E assicurarmi che il menu degustazione base sia sotto i 50 €.
Voi non la fareste brillare nuovamente una o anche due stelle Michelin per questi piatti?