Milano. L’Ov che cucina uova a tutto spiano ma non convince con la deriva nera
Uova, sempre uova, fortissimamente uova. Sto leggendo i menù (lunch e dinner) di L’Ov Milano Food Lovers (se pensate di aver già letto il nome qualcosa del genere su queste pagine, non vi sbagliate: abbiamo già parlato di una loro diciamo dépendance qualcosa di simile all’interno del Mercato del Duomo). Che, ovviamente, ha nelle uova il suo punto di forza: omelette, strapazzate (perché chiamarle scrambled?), in cocotte, al tegamino, benedict… mi sa che manca solo l’uovo all’ostrica. A dire il vero, suonerebbe bene in carta anche qualche frittata…
Mi piacciono, le uova. Da bambino, di tanto in tanto, in campagna, andavo nel pollaio con la nonna Silvia, che prendeva un uovo fresco fresco, ancora tiepido, un buchino sopra e uno sotto, e me lo dava da bere. Cucina a km0, impatto0, consumo energetico 0 – e ovviamente una delle cose più buone del mondo. E naturalmente oggi sarebbe vietato, anti-igienico, improponibile…
E allora torniamo a uovo a L’Ov. Ambiente gradevole, ampio ingresso con grande mobile bar e specchiera in cui rimirarmi, pareti in mattoni: “I mattoni a vista originali [il palazzo è dei primi del Novecento], i soffitti e le pareti grigio-verde richiamano il colore tipico delle facciate in ghisa che caratterizzavano il quartiere So-Ho della New York anni ‘30, mentre le piastrelle antiche della zona bar, esaltate dalle sedute di legno e dal ferro battuto, fanno riassaporare il fascino della vecchia Milano.” Gradevole, appunto – trasportare la So-Ho anni Trenta nella Milano primo Novecento, boh.
Menù cena (19:30-23:30), distinto dal menù di pranzo (11:30-15:30).
Prezzi. Antipasti (9-11 €), pasta (10-18 €), piatti principali (14-23 €) e un Egg’s Corner (Benedict, omelette, cocotte da 11 a 15 €). Il menù di mezzogiorno propone sandwich e burger, paste (8/10 €) e insalate (10 €), sempre con le uova (di Selva) in bella evidenza.
Uova di Selva. Proprio in quanto provenienti da una selva, un ettaro di bosco di castagni a Morbegno, in provincia di Sondrio. Al tempo dei dinosauri (circa…) le galline vivevano nei boschi, quindi l’idea è stata facciamole tornare nel loro ambiente primigenio, staranno meglio loro e staremo meglio anche noi.
E in effetti le uova mi sembrano ottime (anche se dovrei assaggiarne uno “al naturale”, per usare il “sono”). Ho iniziato con uno Scottish Egg: un uovo (di selva) rivestito di carne trita di manzo, impanato, fritto e servito con insalatina, pachino e scaglie di tuorlo marinato. Era da tempo che non lo mangiavo: mi sono tolto lo sfizio, ed è stato veramente buono.
Poi ho scelto un’omelette, anzi, l’Omelette Noir, al nero di seppia, con bianchetti, crema di burrata al sesamo nero, crostino di pane al burro e salmone, e french fries. A parte il pane-burro-salmone che non era ben chiaro cosa ci facesse lì, l’omelette, molto carina, tutta nera, non mi ha entusiasmato, anzi. I bianchetti si perdevano, il sapore generale non mi ha convinto – forse amando i bianchetti ed amando le uova (e le selve), mi aspettavo chissà cosa – o almeno qualcosa. Insomma, mi sa che ho sbagliato proprio scelta.
Da parte mia, provvederò a dedicarmi alle omelette normali, “gialle” – ma voi potete già iniziare a smentirmi…
L’Ov. Viale Premuda, 14. 20129 Milano. Tel. +39 0236638692.