Shockino, il cioccolatino componibile che stimola la fantasia
La celebrazione del mobile e del design che ha caratterizzato questa settimana milanese del Salone ha coinvolto, com’è ormai consuetudine, anche – e soprattutto nel FuoriSalone – la celebrazione del cibo, come vi abbiamo segnalato a suo tempo.
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Dal pesce fresco di Anema e Cozze che ha costruito l’evento della Barbie Sirena, ai bicchieri in piedi agli showcooking con assalto alle tartine, fino alle cene tra chef e design, è stato tutto un affettare e porzionare, un friggere e piastrare, un fingerfood e un canapè.
E poi ci sono stati i momenti in cui il food e il design si sono incontrati in un disegno alimentare particolarmente azzeccato.
Come nel caso della Shockino Mix Experience, presentata durante il FuoriSalone in tre diverse location: il 12 da Minotti Cucine, il 14 all’Argenteria Dabbene, e il 16 aprile da NewForm, in via Fiori Oscuri a Brera.
Nato dall’Officina Quack di Piergiorgio Carrozza, molisano, e Gabriele Cossu, sardo, con l’aiuto della pasticceria artigiana molisana D’Abate, Shockino è un cioccolatino “componibile”, composto da una base, un anello e un perno, tutti di gusti differenti, che si possono unire a proprio piacimento, in modo da crearsi – ogni volta – il proprio cioccolatino preferito.
I gusti sono 18: 6 basi, 6 perni, 6 anelli. Le combinazioni possibili, mi dicono (parleremo in un altro momento della mia incapacità calcolatoria), sono 216 – per dire, io pensavo di cavarmela con 6 o 7 manate di pezzi… E invece no: si sceglie la base, ci si inizia a scervellare su cosa ci starebbe bene assieme – e fin qui diciamo è abbastanza facile: ma poi bisogna scegliere il terzo elemento, e cominciano i problemi, i dubbi, le indecisioni.
Sempre per dire: le basi sono cannella del Madagascar, peperoncino di Calabria, arancia di Sicilia, nocciola di Giffoni, mirto della Sardegna, e Tintilia (un vitigno, e un vino, molisano). Gli anelli possono essere menta di Pancalieri, al latte, maraschino del Veneto, bergamotto di Calabria, gianduja e fondente – e i perni, caffè monorigine del Guatemala, noce di Sorrento, nocciola del Piemonte, pistacchio di Bronte, pinolo di Pisa, liquirizia di Atri.
Ho avuto un attimo di smarrimento, di fronte alla distesa di pezzi di cioccolatini: ma ogni confezione comprende un foglietto che permette di identificare i singoli pezzi.
A naso, menta e bergamotto non stanno benissimo assieme – tanto che sono due anelli, che in un cioccolatino solo non ci stanno.
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Ma menta e Tintilia come vi sembrano?
I componenti sono disponibili in confezioni da 3 pezzi, quindi con gusti pre-stabiliti; da 9 pezzi, quindi 27 combinazioni possibili per 3 cioccolatini totali (ciascuno del peso di circa 14g); e 36, per 12 cioccolatini con un ventaglio di 216 possibilità. Ho calcolato con 4 scatole da 36 pezzi e un paio d’ore a disposizione, dovrei avere provato tutte le possibili combinazioni. E comprarmi quindi un numero sufficiente di scatole monoporzione delle mie combinazioni di gusto preferite.
Inutile dire che l’idea mi fa impazzire – quella della componibilità, ma anche che basti sovrapporre i tre pezzi per creare un monocioccolatino autoaderente di perfetta edibilità – e per questo mi procurerò solo scatoline da 3 o al massimo 9 pezzi. Per la cronaca milanese, a Milano si trovano per ora solo nella pasticceria di Galdina della Seta, in via Terraggio 9, e da Edonè in stazione Garibaldi (ma Edonè è anche a Roma, Cinecittà, e in stazione a Roma e a Padova; gli altri punti vendita sul sito).
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Che poi l’idea, anzi il prodotto, abbia ricevuto la menzione d’onore ADI Compasso d’Oro 2015 come prodotto innovativo nella categoria food design, beh, è un dettaglio importantissimo… ma si sa, le “buone” idee vincono sempre…