7 motivi per andare in Romania in estate: piatti tipici, vini, prezzi
“Come un’acqua, il mondo filtra attraverso di noi, ci scorre addosso, e per un certo tempo ci presta i suoi colori. Poi si ritira, e ci rimette davanti al vuoto che ognuno porta in sé, davanti a quella specie d’insufficienza centrale dell’anima che in ogni modo bisogna imparare a costeggiare, a combattere e che, paradossalmente, è il più sicuro dei nostri motori”. Nicolas Bouvier
La Romania è uno di quei posti dove andare. Un luogo dove si consuma un’esistenza che qui, a noi, arriva solo in parte, sfilettata dalle categorie culturali con cui ne generalizziamo l’essenza.
La sfida, quella autentica, forse anacronistica, è invece prendere una macchina e percorrerla. Perché nessun altro posto ebbe mai scaglie di territorio così sfumate l’una nell’altra.
Andate e scoprite chi è, chi sono i rumeni, perché le risposte saranno abbaglianti, esistenziali, viscerali.
Noi iniziamo a darvi 7 motivi per andare a visitare e a vivere la Romania, generali, semplici, solo un piccolo antipasto almeno in estate
1. I mercati
Dimenticate il 2 per 1, il 3 per 2 e il 2 per 10 dei mercati italiani, qui la faccenda è completamente differente.
Innanzitutto regna il silenzio, non si urla ma si rispetta il lavoro di tutti. Le bancarelle non sono gli spazi di cui liberarsi in massa dei prodotti, ma vetrine allestite con cura solo per la prima delle qualità migliori.
Prima di acquistare è obbligatorio assaggiare, e poi non servono parole, opere di convincimento. Anche tra i venditori non c’è nessuna competizione: ci si aiuta, ci si accompagna, ci si confronta. E poi non c’è folla, ma un lento, dolce e piacevole camminare, scoprire. I prezzi? Troppo bassi, di fronte ad una qualità che ci tengo a ribadire decisamente alta.
2. Piatti tipici in Romania: ottimo rapporto qualità – prezzo
Ecco toccar con mano la caratteristica principale del cibo rumeno, del mangiare per case e ristoranti. La qualità, per di più in rapporto a prezzi sempre bassissimi.
L’attenzione data all’ambito gastronomico è quasi ossessiva, dimostrato dal fatto che si mangia mediamente molto bene ovunque. A differenza dell’Italia, dove i posti turistici sono solitamente evitati perché di scarsa qualità.
In Romania fidatevi anche del più palese posto per turisti, perché ce ne sono ancora pochi, ahimè, e per questo sono rispettati e attesi.
Per tutti questi motivi sono spesso anche questi i locali dove si mangia meglio, come al Popasul Castelului, vicino al Castello di Hunedoara (Str. Closca 2, +40 784813997) , dove il conto fu di 17 € in totale per un ottimo pranzo di 5 persone.
I piatti tipici della Romania
I piatti principali rumeni sono innanzitutto le chorbe, ovvero le zuppe. Quella più comune è d’influenza greca, con pollo, carote, cipolla, patate e limone. A dimostrazione degli innumerevoli influssi che hanno alimentato la Romania in ogni campo.
Poi ci sono sarmaluze e mici, ovvero involtini di verza ripieni di carne, più tipici del periodo invernale e piccole salsicce di carne mista di maiale, vitello e capra da mangiare con una salsa di yogurt e aglio.
L’influenza ucraina, invece, ben emerge nella placinta dobrogiana, una sorta di impasto ripieno di formaggio, uova, da mangiare sia dolce che salato.
Poi, pesce con polenta, peperoni ripieni e formaggio rumeno, sia di capra che di vacca, da consumare sia fresco che fritto nei cascaval pane, ovvero impanato e fritto.
Ma attenzione, ortodossi come sono non permettono di consumarlo di lunedì, mercoledì e venerdì, ci tengono molto.
L’influenza libanese eccola in portate diffusissime soprattutto d’estate come l’hummus o la crema di melanzane. Mentre l’influsso austroungarico è chiaro e croccante nella snitel, la cotoletta con patate, più nella parte a nord ovest.
Infine, tantissima anguria, ovunque, ritenuta indispensabile nei periodi estivi per depurare l’organismo e prepararlo alla stagione successiva.
Popasul Castelului. Str. Closca, 2. (Castello di Hunedoara). Tel. +40 784813997
3. Le persone
Se dovessi parlare della gente in Romania, non potrei farlo perché ogni persona, come ovunque, è una specificità, un caso singolo, che sfugge a qualsiasi generalizzazione.
Eppure i rumeni sono più politetici di altri, ovvero con meno tratti sufficienti e necessari a individuarli.
C’è però uno sguardo che un po’ li accomuna, ma forse solo nella direzione ed è quello che guarda alla corruzione del potere, quasi implorando onestà, principale dote e ambizione di un popolo estremamente lavoratore.
Se in ogni sguardo sembra come esserci questa richiesta, in ogni casa c’è la personalità di chi la abita. Infatti tutto questo proliferare di vita ben emerge nelle abitazioni, estremamente curate e personalizzate, diversissime l’una dall’altra, templi umani di ogni intimo vivere a cui tengono veramente tantissimo.
4. Il vino della Romania è tutto da scoprire
Il vino rumeno è appena salito su un aereo destinato ad un sorprendente decollo. Con tradizioni viti-vinicole che risalgono a 4.000 anni fa, quando gli antichi greci cominciarono a insediarsi sulle rive del Mar Nero. La varietà a bacca rossa più tipica della Romania è la Feteasca Neagra, ma anche la Babeasca Neagra, il Negru de Dragasani. A bacca bianca trovate il Feteasca Regala e il Tamaioasa Romaneasca.
Oggi nel Paese ci sono circa 130 cantine che imbottigliano e commercializzano marchi propri, molte delle quali a capitale straniero, che fanno della Romania il sesto maggior produttore di vino in Europa e il tredicesimo al mondo.
Manca ancora la cultura dell’invecchiamento. In media i vini vengono infatti distribuiti molto giovani, ed è praticamente impossibile riuscire ad organizzare degustazioni verticali di una stessa etichetta.
Ma il mondo del vino è solo in apertissima crescita, si sta diffondendo da Bucarest, a Timsoara, fino Arad e Oradea, con enoteche sempre più frequentate e vissute anche dai giovani, non più solo nell’ottica del divertimento, ma anche e soprattutto in quella della conoscenza. Un esempio è il Rewine di Oradea.
Rewine di Oradea. Str. Republici, 31. Tel. +40720232323
5. Il paesaggio
Chi l’avrebbe mai detto che i paesaggi rumeni potessero essere addirittura più belli dei nostri italiani. Ebbene fidatevi, perché è proprio così.
A differenza dell’edilizia, più o meno abusiva, che ha inquinato visivamente e troppo spesso i nostri scenari, quelli rumeni riescono ad essere completamente scevri e liberi per chilometri e chilometri.
Badate bene che non sto parlando di passati mitizzati e nostalgici. Il discorso non è sull’arretratezza ma sulla bellezza, visto che a lungo non si incontrano case o costruzioni, ma paesaggi, montagne, campagne.
C’è un rispetto totale ed esasperante per la terra, un rispetto non decantato ma nutrito nel profondo, ben tangibile anche nelle innumerevoli attività agricole che ancora animano famiglie e aziende, impegnate nella produzione di formaggi, vini, carni, parte consistente dell’economia di sussistenza rumena.
Un ottimo indirizzo per scoprire questa Romania più naturalistica è la Pensione Ioana di Borlova, dove Ivan e sua mamma sapranno accogliervi nella loro casetta di legno con piscina, tra uova e mirtilli.
Pensiunea Ioana. DJ 608 A 412, 327406 Borlova, Rumänien. Tel. +40 727804899
6. La storia
1989, la rivoluzione rumena cambia completamente la situazione della Romania, con la morte di Ceausescu il 25 dicembre.
Non è questa la sede per approfondire una così complessa e lunga storia come può essere quella del comunismo nell’Est, ma lo sfioriamo da un lato, delicatamente, attraverso uno dei racconti sull’alimentazione.
Prima di questa data, infatti, il rapporto anche con il cibo era differente: pane ce n’era sì per tutti, veniva razionato ogni settimana con un po’ di burro e zucchero per famiglia, mentre tutto il resto, un lusso, veniva smerciato illegalmente al mercato nero.
Anche per questo oggi i mercati sono vissuti in modo differente, perché sono gli spazi di nuove libertà acquisite, le stesse completamente perdute in altri campi.
Sicuramente, come tutti i comunismi, non c’erano però prima i dislivelli sociali che oggi tagliano come un coltello affilato, questa società in due, tra ricchi e poveri, separati da uno iato economico che ogni giorno si fa più profondo e lancinante, e che si presenta di continuo sotto forme diverse.
7. L’ospitalità
Abituati ad accogliere, veder passare e poi ripartire innumerevoli popoli ed etnie, che ospitalità. Nei secoli hanno calpestato questo territorio, poi se lo sono ripreso, ma non è mai stato semplice.
I rumeni, dicono spesso di sé, “siamo sempre stati un popolo tosto, anche da attraversare, per questo sanno bene come aprire le porte di casa ma anche come chiuderle.
È la storia che gliel’ha insegnato, i romani, i greci, i turchi… i comunisti! Li hanno resi abili giocolieri nello spazio con l’altro, portati naturalmente al confronto.
Altro che magnete da comprare e appendere al frigo. Qui è magnetico proprio l’incontro, lo sguardo, il territorio, che sia terra o sia casa. È un magnetismo che ti porti addosso, anche quando torni.
Ma altrimenti quale sarebbe il senso del viaggiare se non quello di uscire un po’ da sé, darsi sulla strada e tornare a casa con quell’incontro dentro?