25 vini imperdibili che hanno reso più bella la mia estate
A noi di Scatti di Gusto, è cosa nota, piace mangiare e non disdegniamo affatto il buon bere.
Le occasioni per assaggiare un vino, che nasce buono e può diventare indimenticabile, non mancano e in questa estate non ancora conclusa, le abbiamo cercate e spesso create.
Così, mentre il caldo stanco di fine agosto si fa condensa e copre il paglierino pudico del mio bicchiere, penso ai vini che hanno reso migliore la mia estate.
Ecco 25 imperdibili etichette dall’Italia e dal mondo che dovete assolutamente assaggiare perché non solo l’estate ma tutte le stagioni siano più belle.
1. Domaine René et Vincent Dauvissat, Chablís Premier Cru 2007
Chablís, Borgogna, Francia. Quasi dieci anni e ancora tanta irrequieta vitalità.
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Vino cangiante e morbido, disarmante nella sua freschezza. Diretto raggiunge il naso e si apre in un pirotecnico gioco di effluvi ed essenze: frutta gialla matura ma anche anice. Poi mandorla, poi nocciola. Alla bocca manifesta una dolcezza residua e mai stucchevole.
Non la prima bottiglia stappare. Non l’ultima. Non il primo sorso di un palato asciutto, non l’ultimo di una serata lunga. Scegliete voi dove, quando e con chi.
Domaine René et Vincent Dauvissat. Chablis Premier Cru “Vaillons” 2007, 90 €
2. Marcel Deiss, Burlenberg 2012
Nemo propheta in patria.
Mai tale affermazione fu più calzante che per Marcel Deiss. Vigneron blasfemo di Alsazia che taglia il puro Pinot Nero con uve meno nobili. Sostenitore accanito di uvaggi e terroir, vorrebbe che i vini prendessero il nome della zona di origine, perché le viti sono tutte figlie della stessa terra.
Di Deiss ho assaggiato il Burlenberg, personale espressione di Pinot Nero che incontra il Beurot, nati in un terreno calcareo e arido, denso di detriti delle viti e delle vite passate.
Il vino ha un colore intenso, un tannino suadente, accattivante. I profumi della frutta si intrecciano a quelli del legno e sandalo e spezie di paesi lontani, come il profumo confuso delle Compagnie delle Indie.
Dorian Gray eternamente giovane e profondamente tormentato, il Pinot Nero di Marcel Deiss è un gran signore di altri tempi. Bello al suo varcare la soglia, torna a casa all’alba, il profumo dell’acqua di colonia è un ricordo lontano, l’alcol e il tabacco di cui porta la scia raccontano i suoi tumulti.
Marcel Deiss. Burlenberg 2012, 35 €
3. Ciro Picariello, Fiano 2007
Fiano di Avellino prepotente e scostumato. Carattere campano che emerge nella sua mineralità, complesso al naso e sorprendente in bocca. Agrumi canditi, spezie, note di zafferano e affumicato generano il frastuono olfattivo che fa amare questo vino. Corpo impetuoso e avvolgente che conquista con una finale e inaspettata sferzata di freschezza.
Un vino da cena, da quelle sere d’estate che non hanno voglia di finire. Da aprire tra amici che si conoscono da sempre o tra persone che hanno bisogno di scoprirsi.
Ciro Picariello. Fiano Docg 2007
4. Domaine Weinbach, Sylvaner 2015
Vino per chi ama il vino.
Sylvaner alsaziano del Domaine Winebach. Appena nato (vendemmia 2015) ma già incontenibilmente esplosivo. Saette di profumi e sapori, poi odori e intensi aromi fuggono sparpagliati tra la bocca e il retro-olfatto.
Fresco e fruttato è un vino inconsapevolmente elegante. Entrée da entrée.
Domaine Weinbach, Sylvaner 2015
5. Pagnoncelli Folcieri, Moscato di Scanzo Docg 2011
Quella del Moscato di Scanzo è la più piccola Docg d’Italia. E senza temere di essere contraddetta dico di averne assaggiato la migliore interpretazione ovvero il Moscato di Scanzo della famiglia (nonché cantina) Pagnoncelli Folcieri.
Rapidissima e poco ripida verticale, quella tra le annate 2011 e 2012 che permette di apprezzarne il caleidoscopico mutamento.
Solo un anno di più fanno un Moscato maturo, cresciuto, che evolve da un 2012 frenetico, ipercinetico perché in costante movimento e irruento nelle sue intromissioni di frutta rossa fresca che diventa a tratti marmellata.
Il 2011 è più serafico, frutta sotto spirito, zafferano e spezie cullano con un movimento agile e dondolante il naso e poi il palato.
Il Moscato di Scanzo è come un elefante che può arrivare con memoria intatta, immutata, fino ai 120 anni. Lasciatelo in cantina.
Pagnoncelli Folcieri. Moscato di Scanzo Docg 2011, 58 €
6. Aldo Polencic, Friulano degli Ulivi, Collio Doc 2012
Bianco limpido, di un paglierino dorato e di una discrasica plumbea consistenza. Il naso è influenzato dal visibile peso e riconosce l’odore di zabaione, quello della mattina. Il ricordo di una colazione.
E la sensazione è così vivida, presente, che l’udito, senso sopito in degustazione, torna a svegliarsi e cerca il rumore di una forchetta operosa che urta sulla ceramica della tazza. Non la trova e torna a dormire, rimangono le confetture, albicocca e pesca. E legno, che lascia un’idea di resina sulla fase calante.
Aldo Polencic. Friulano degli Ulivi, Collio Doc 2012
7. Poderi Luigi Einaudi, Vigna Meira 1997
Diciannove anni di Langhe Bianco, Poderi Einaudi, Vigna Meira. Definito, semplicemente, un vino da tavola per un vino che semplice non è.
Li dimostra fiero i suoi anni: appena stappato i profumi eterei confondono ma poi l’aria – l’ossigeno – fa il suo corso. Nel bicchiere reagiscono insieme e il vino ritorna alla vita.
Potrei parlare di frutta gialla surmatura, miele o sentori (e ricordi) di caramelle all’orzo rischiando, in questo modo, di ridurre a diciture inflazionate le sensazioni uniche che ogni sorso regala.
Noi lo abbiamo bevuto in accompagnamento alla ricetta del coniglio (quasi) all’ischitana, perché non provate a ripetere l’esperimento?
Poderi Luigi Einaudi. Langhe Bianco, Vigna Meira 1997
8. Albert Mann, Gewürztraminer 2008
Torna l’Alsazia.
Gewürztraminer del profondo Nord vestito di profumi di un sud lontano e sconosciuto: papaya, mango e ananas ma di quella naturale dolcezza che solo mangiandoli nei loro paesi di origine si può veramente conoscere.
Un vino che vuole diventare succo e polpa ma rimane fine ed elegante.
Non infliggerei al palato un netto contrasto, ma una delicata continuazione che lasci persistere complessità e corpo: foie gras, confettura di albicocche e pan brioches.
Albert Mann. Gewürztraminer Gran Cru Steingrubler 2008, 20 €
9. Ronchi di Cialla, Schioppettino 2010
Autoctono friulano una volta estinto e riportato alla vita proprio dalla cantina Ronchi di Cialla.
È un vino rosso rubino, sofisticato ed elegante. Coerente dalla vista, all’olfatto alla bocca. Aggraziate sono le note dolci del tabacco e delle spezie che emergono però in un secondo momento, dapprima è il frutto, quello rosso e dei boschi, che incuriosisce il senso del segugio.
Velluto per la bocca, dai tannini morbidi e carezzevoli. Persistente, lungo.
Banalmente, un vino importante.
Ronchi di Cialla. Schioppettino di Cialla Doc 2010, 45 €
10. Rolly Gassmann, Sylvaner 2010
Stupefacente espressione di un Sylvaner d’Alsazia. Vino impegnativo per dolcezza e densità aromatica.
Reminiscenze di memoria olfattiva conducono al profumo di mele cotte che esce dal forno e al sapore della frutta che ha perso l’acqua e sprigiona imbocca la sua immensa e granulosa amabilità.
Scaldate in padella una pera divisa a metà e un grosso pezzo di parmigiano di vacche brune. Mangiateli caldi, insieme e accompagnati da un sorso di Rolly Gassmann, Sylvaner d’Alsazia 2010.
Rolly Gassmann. Sylvaner 2010, 18 €
11. Joannes Protner, Resling 2010
Dalla Slovenia un Riesling 2010 – o Rizling, per dirlo come recita l’etichetta – sorprendente.
Vincitore di numerosi riconoscimenti tra cui, nel 2016, del Finger Lakes International Wine Competition, evento americano che premia i migliori vini di tutto il mondo.
Elegante e sensuale, dei fiori ricorda una rosa bianca e un sentore leggero di tiglio. Si riconosce quell’acidità della frutta matura, quando in casa le pesche e le albicocche fermentano appena per il troppo caldo, diventando più intense e non ancora sgradevoli.
Idee e fantasie stroncate dal gusto, dove prevale la mineralità e quell’atteso aroma di petrolio tipico del riesling.
Bouquet ampio e vino complesso che merita di essere lasciato risposare ancora in cantina. Tra qualche anno, al momento del risveglio lo immagino a fine pasto, con il miele e la cera che hanno preso il sopravvento sul resto dei sapori a bilanciare il gusto intenso di un formaggio francese. Epoisses? Camembert?
Hiša Joannes Protner, Resling 2010, 20 €
12. Penfolds, Koonunga Hill, Chardonnay 2011
Merito di questo incontro va riconosciuto a Emanuele Izzo, sommelier del ristorante di famiglia Piazzetta Milù nonché più giovane delegato AIS d’Italia.
Durante il percorso degustazione provato nel suo ristorante, Emanuele ci ha presentato il Koonunga Hill: arriva direttamente dall’Australia lo chardonnay di casa Penfolds, annata 2011.
Koonunga è la collina dove vengono coltivati i vigneti da cui deriva un vino che colpisce per freschezza e acidità. Le note fruttate sono persistenti con una equilibrata coerenza tra il naso e la bocca. Corpo medio che lo rende estremamente elegante.
Vino da assaggiare prima che la salsedine sia lavata via dal corpo, passeggiando sulla riva o seduti sulla sabbia, quando il buio lotta con la luce e lo scontro infiamma il cielo di una sottile linea rosa.
Penfolds. Koonunga Hill, Chardonnay 2011, 10 €
13. Caiarossa, Pergolaia 2010
Sangiovese, Cabernet Franc, Cabernet Sauvigon e Merlot. Oltre l’immaginazione.
Rubino intenso, e vino che ha voglia di tornare a respirare. Sprigiona frutti rossi maturi poi nel bicchiere evolve, si amplifica. Tè nero, pepe e spezie pungenti di quelle che rimangono nel naso e porti con te sulla pelle.
Un tannino ingentilito dal tempo, ma ancora giovane.
Il Pergolaia di Caiarossa non va aperto per caso, ragionate bene sul momento e l’abbinamento. È un vino che chiama l’odore della terra, porcini per esempio.
Caiarossa. Pergolaia 2010, 16 €
14. Agnanum, Pèr ‘e Palumm 2010
Più unico che raro.
Le sole 900 bottiglie di Piedirosso dell’Azienda Agricola Agnanum sono la naturale evoluzione di un vino che nasce sfuso e diventa prezioso.
Uva che nasce in terra vulcanica, nella riserva naturale degli Astroni in Campania. E del vulcano trascina gli elementi minerali. Freschezza e acidità travolgenti, vino elegante che stuzzica il naso con il profumo acidulo delle visciole, ma è solo un iniziale solletico.
Vira, immediato, verso uno speziato delicato: ginepro, cardamomo e sul finale compaiono note leggere di cacao.
Così discreto nel suo manto rubino che può essere accompagnato anche al pesce.
Agnanum. Pèr ‘e Palumm 2010, 10 €
15. Pietramatta, Rosso 2013
Pietramatta è la cantina di Andrea Sala. Anzi, Pietramatta è Andrea Sala.
Un uomo, un appassionato che fa il vino ed è il suo vino. Un prodotto che lui stesso definisce “integrale” perché naturale e naturalmente privo di arzigogoli chimico-fisici.
Il vino di Pietramatta esprime il senso letterale di cambiamento: da un anno all’altro, perché la natura infligge alla natura le angherie e le fortune del tempo. E da un momento all’altro perché, creatura viva, il vino abbisogna di aria e con questa esprime la sua mutevolezza.
Il Rosso di Andrea Sala è impellente nel suo desiderio di farsi conoscere, penetra con il suo profumo di resina e incenso. Avviluppa le fauci in un sorso caldo, morbido. Di corpo.
Pietramatta. Rosso 2013
16. Ferrandes, Passito di Pantelleria 2007
In un’estate da gastronauta errante sono finita da Amistà 33, ristorante gourmet del Byblos Art Hotel. Un’antica villa veneta diventata il museo del suo proprietario, tra i più grandi collezionisti italiani di arte contemporanea.
In una cena che oserei definire olistica, il cui susseguirsi di piatti e sorsi è risultato in un’esperienza che è più della somma delle sue parti, ho incontrato il Passito di Pantelleria di Ferrandes.
Conturbante come una donna consapevole della sua bellezza, che si finge ingenua e discreta. Non sa di fiori e frutti, ma di alberi perché il raggio del loro profumo è ampio e penetrante. Albicocco e mandorlo, imperituri.
Da accompagnare nient’altro che a se stesso, proprio come quelle donne che per qualche strana ragione rimangono sole con il loro fascino.
Ferrandes. Passito di Pantelleria Dop 2007, 35 €
17. Alfonso Rotolo, Fiano San Matteo 2015
Questo vino chiama in causa i santi, che ne benedicono sapore e colore.
San Matteo è un Fiano del Cilento, vino non lineare, intenso, interessante. Complesso ma non elegante. Un vino bianco che può essere da invecchiamento ma che Alfonso Rotolo, titolare dell’omonima azienda vitivinicola, non esita ad offrire giovane.
Scugnizzo come molti vini della zona, se bevuto fresco di vendemmia è potente nel suo disequilibrio: fiori, frutti, macchia mediterranea. Pesca, anice, erba cedrina. Netti e in fila, uno dopo l’altro.
Ma se lasciato acquietare, maturare, riposare in cantina, porta con sé quella calma di un vino che ha avuto il tempo di riflettere sulla sua gioventù. Più armonico e ugualmente ricco.
Alfonso Rotolo. San Matteo, Fiano 2015, 9 €
18. Terra Donata, Franciacorta Brut 2007
Terra Donata è una piccola azienda della Franciacorta, una realtà da conoscere e una bella storia da leggere.
Maurizio Vezzoli e la madre Donata, dei 12 ettari vitati della loro terra ne prendono ogni anno una piccola parte (il resto dell’uva viene venduta da sempre alla cantina Contadi Castaldi). E vinificano in casa, non una cantina improvvisata, beninteso, ma un piccolo spazio pieno di tutte le attrezzature necessarie.
Dei tre prodotti dell’azienda, il brut, il satèn e il rosé non posso non raccontarvi il millesimo 2007, un brut 100% chardonnay. Un calice paglierino dorato, dove il naso timido che s’affaccia viene catturato dai mille fiori di un miele che lottano l’uno per sovrastare l’altro. E prima vince l’uno e poi l’altro e ancora l’altro e poi l’uno. Sinfonica alternanza di note, petali caduti e polpa gialla succosa.
Troppo per un aperitivo, vino da pasto, da risotto delicato ma anche brut assoluto.
Terra Donata. Franciacorta Brut 2007
19. Rivetti e Lauro, Uì Sassella 2011
Nebbiolo in purezza della vigna Sassella della Cantina Rivetti&Lauro, siamo in provincia di Sondrio, Valtellina. Qui, nella Trattoria Altavilla di Bianzone ho assaggiato, insieme agli sciatt più buoni della regione, un rosso degno di tale tipica portata.
La vendemmia 2011 regala un vino dai riflessi aranciati, spezie taglienti e legno e tostato arrivano, incalzanti a coprire i profumi di uva passita. Complesso, caldo. L’abbinamento è risultato perfetto.
Rivetti&Lauro. Uì Sassella Vigna 298 Docg 2011, 30 €
20. Bodegas del Palacio de Fefiñanes, Albariño 2013
Vino da uva a bacca bianca della Galizia, a nord della Spagna, quasi al confine con il Portogallo. Vigne che affacciano sull’Oceano, terreni umidi e melmosi e forti escursioni termiche.
Caratteristiche pedoclimatiche anche se preferisco vederle come coordinate spazio-temporali che inseriscono il vino in un tempo e in un luogo. Tempo e luogo che si manifestano, indissolubilmente legati, dentro al bicchiere.
Così in questo calice che nel colore rimanda alla buccia di limone, si ritrova l’acidità dell’agrume, un citrico ancora presente, biglietto da visita di un vino che può invecchiare. E mebrillo, la spagnola mela cotogna che si fa marmellata, pur mantenendo inalterata la freschezza.
Tonno alla brace e zucchine alla scapece (ricetta campana che vede la verdura esaltata da menta e aceto). Io l’ho assaggiato così.
Bodegas del Palacio de Fefiñanes. Albariño de Fefiñanes 2013, 18 €
21. Contratto, Millesimato Extra Brut 2011
Un metodo classico che non è un Franciacorta. È un Extra Brut del Piemonte, il Millesimato 2011 della cantina Contratto.
Prodotto di punta dell’azienda, frutto di una indovinata combinazione di uve Pinot Nero e Chardonnay.
Elegante, di un’acidità pungente e agrumata interrotta bruscamente dai fumi di nocciole tostate che emergono sul finale.
Contratto. Millesimato Extra Brut 2011, 15 €
22. Muri Grandi, Liguria di Levante Vermentino 2015
Un Vermentino (non in purezza, ma con una piccola percentuale di Albarola) che fa invidia a molti cugini sparsi per lo stivale.
Allegro, spensierato, semplice nella sua capacità di arrivare dritto al punto. La lingua gioisce perché avvolta di pungente mineralità, bilancia del gusto che pende sul sapido. E acidità e freschezza a completare gli abbondanti sorsi che il Muri Grandi ti consente di fare.
Vino da mattina, da pranzo sulla spiaggia. Vino ligure da Liguria, accostamento banale penserete, ma con il pesto (quello vero, fatto a mano) è incroyable.
Azienda Agricola La Baia del Sole, Cantine Federici. Muri Grandi, Vermentino 2015
23. Fontanacota, Sciac-trà, 2015
La Liguria regala belle sorprese e grandi certezze.
L’Ormeasco di Pornassio Doc di Fontanacota, al secolo Sciac-trà, è un rosé fanciullo.
Fresco e vivido, colore intenso, di un corallo che fa estate. Schietto, palese. Di non troppe pretese ma nient’affatto poche.
Mentre tagliate i pomodori e spezzate le foglie di basilico. Mentre il sole entra da una finestre che sbatte per la corrente, ecco quello è il momento di un bicchiere di Sciac-trà.
Fontanacota. Ormeasco di Pornassio Doc, Sciac-trà, 2015
24. Maso Cantanghel, Sot Sàs 2015
Interessante couvée di uve Sauvignon blanc, Chardonnay e Pinot bianco, tre vigne, tre territori diversi.
Il Sot Sàs è il progetto del Maso Cantanghel, cantina del Trentino incontrata e scoperta di recente. È un vino ampio e complesso, di un disequilibro affascinante che è espressione di grandi potenzialità.
Vino bianco da invecchiamento, necessita di maturare ancora qualche anno. Ne riparleremo.
Maso Cantanghel. Sot Sàs 2015, 14 €
25. Tenute Ferrocinto, Timpa del Principe 2010
Un po’ Greco, un po’ Montonico. Blend di Calabria che si fa sentire e ricorda scorzette di cedro e bergamotto.
Vivace e fresco, sale verticale, e non porta a elucubrazioni gusto-olfattive. Classica bottiglia che si apre senza aspettative, a tavola tra amici che bevono per bere e poi rimiri il bicchiere, lo annusi, bevi e lo ri-bevi ed esclami, “buono!“.
Tenute Ferrocinto. Timpa del Principe 2010, 10 €
Questi sono i vini della mia estate, dei miei momenti, di conforti e di risate. Bianchi, rossi, rosé e bollicine perché non ci sono i vini delle stagioni ma esistono i vini delle persone.
Avete qualche altro suggerimento?
[Immagini: Francesca Spadaro, Vincenzo Pagano, Scatti di Gusto]