Concorso. La pizza napoletana sconvolta dal flusso di energia di Sorbillo e Toyota
Flow, flusso. È l’energia che scorre nei diagrammi di funzionamento delle auto ibride visualizzata nel cruscotto.
King of Flow è il concorso a premi della Toyota che fa vincere a un fortunato il nuovo C-HR, Coupé High-Rider, e chiede di eleggere il migliore rappresentante di questo flusso di energia urbana tra cantanti, attori, fashion blogger, atleti di arti marziali che si sfidano in quattro tappe di altrettante città.
Napoli è una di questa. C’è un C-HR in esposizione al Napoli Pizza Village e ci sono le promoter che chiedono se vuoi iscriverti per votare il King of the Flow e provare a vincere questo svelto e tagliente suv.
Ibrido per motorizzazione con l’abbinamento motore termico – motore elettrico e per design tra una coupé e un cross-over.
Mi sono iscritto perché è semplice dare nome, cognome e mail.
E perché mi ha intrigato questa idea di ibrido in mezzo alla festa ultra pop molto sbilanciata sul versante tradizione con i video di presentazione che ossessivamente e anche un po’ stancamente ripetevano la solfa degli ennemila anni di fondazione come se la pizza fosse un pezzo da museo.
L’auto proiettata nel futuro (c’è ancora qualcuno che dubita che il futuro è un motore elettrico e il carbon free?) che non si sgancia dalla tradizione del motore a benzina ma adotta l’innovazione di quello elettrico è la sintesi perfetta dello stato attuale della pizza napoletana. Contemporanea perché in evoluzione e perché vive in questo momento storico e non 60 anni fa. È una delle 10 cose che ho imparato da questa edizione del Napoli Pizza Village.
L’ibridazione del linguaggio tecnico che porta alla pizza napoletana contemporanea è la risultante di questo processo.
Mi ha stuzzicato l’analogia con il mondo delle auto e di un framework che ha il suo hardware negli ingredienti della tradizione e il software nella capacità e sensibilità artigianale dei singoli pizzaioli.
Poi scopro che il “solito” Gino Sorbillo è diventato testimonial di questa ibridazione auto-pizza.
Proprio lui che è stato il primo a ibridare la tradizione della pizza napoletana con la contemporaneità utilizzando farina Bio, sostenibile come un motore elettrico, e rompendo le catene dell’inviolabilità del passato con il cambio del nome: da margherita a margheriTTa a Marinnara e Diavolla.
Quando dicevo al punto 6 che la pizza è questione di parole.
Si vince l’auto e si vince un corso per imparare a fare la vera pizza napoletana con il pizzaiolo napoletano.
Ecco, la vera pizza napoletana.
Provate a definirla ora che è in movimento come un’automobile.