Roma. Yugo, per assaggiare l’idea di fusion gastronomica
Un ristorante giapponese, cinese, thailandese, vietnamita, coreano, malese a Roma. Ma tutti in un’unica, suggestiva, location. E con una spruzzata di cocktail, non i soliti, a condire i percorsi.
È Yugo, piano terraneo di un edificio che guarda in alto con il Roma Luxus Hotel che ingloba al piano superiore Madre, pizzeria e anche qualcosa di più (non solo in termini di prezzo) e vuole diventare punto di riferimento gastronomico trasversale accogliendo chef stellati e movida di lusso a due passi dal Quirinale, Piazza Venezia e Colosseo.
Peccato lo faccia contrabbandando riconoscimenti che (ancora) non ha nella home page del sito. Peccato veniale di una costruzione fusion alla moda, finanche modaiola, ma non di mera fuffa.
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Da Yugo c’è il piglio deciso di uno dei maestri dell’arte fusion a tavola: Anthony Genovese che fa lampeggiare nel menu le due stelle Michelin – quelle vere – del suo Pagliaccio. Toni orientali, movenze francesi, accenti stilosi.
Ci piace questo Yugo fusion bar, che si proclama ristorante e che a cena può dare la paga a molti locali immaginati per attrarre wasp di importazione e tacchi 12 autoctoni. Lo fa anche lui, ma gli riesce molto meglio.
L’ambiente, lo avete visto, è stato disegnato dall’architetto Danilo Maglio che, in piena sintonia con la filosofia, immagina una Roma ecumenica che non c’è ma potrebbe essere giusto alla confluenza delle metropoli più esagitate. Solo che qui siamo in una capitale con segni stratificati da un paio di millenni e il rumore resta fuori.
Ottime le scelte di illuminotecnica con superfici a rifrangere morbidezze di materiali e velluti. L’andamento verticale della pianta ha suggerito la costruzione di una galleria che fonde gli elementi circolari con la retinatura al pavimento e il reticolato dei mattoncini. Un opus fusion ben architettato. Yugo è della coppia Maddalena Salerno e Marco Del Vescovo che hanno preso in carico un oggetto stupefacente come il Colbert a Villa Medici, Accademia di Francia, affacciato su uno dei panorami più struggenti che l’umanità si sia mai potuto regalare. Un segno di nobiltà estetica che non passa inosservato e che si accorda al pensiero di Riccardo Sargeni e Gianluca Sette, gli altri due soci, dell’accorsato CoHouse Pigneto, cioè il pop up contemporaneo che molti vorrebbero imitare.
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Il menu è asciutto e chiaro come non se ne vedono molti in giro.
I due degustazioni – viaggi, così sono definiti – incrociano i cocktail con le mete, i piatti che vogliono segnare il punto. E piazzano l’asticella su prezzi concorrenziali considerati i luoghi dell’azione: 40 € per 3 mete e 1 cocktail, 60 se si scelgono 5 piatti e 2 cocktail.
Crudo, Fresco, Rolls, Dim – con le sezioni vapore, piastra e fritto – Fuoco, Fritto e Dolci compongono l’offerta dei piatti che possono essere opzionati anche in versione mezza porzione, concessione al vogliamo star leggeri che spiega bene il target della clientela cui mira Yugo.
Si parte dai Rolls.
Uramaki gambero rosso e burrata.
Maki salmone piccante e mame nori di soia.
L’intento fusion arriva diritto e centrato. Non c’è rotonda piacioneria, ma una bella verticalità spinta dai contrasti.
La ritroviamo nei Dim che cercano con successo il matrimonio di terra e di mare, di Mediterraneo e di Pacifico.
E nel dim con vitello, fiore di zucca, miso e senape.
Giustapposto al dim fritto con maiale, funghi misti, granchio, salsa di soia e teriaki.
Bun al vapore, granchio fritto e maionese al nero di seppia. Strepitoso. Da tris, o quanti ne siete al tavolo, immediato.
Dal Fuoco c’è il Wok con calamari, peperoncino dolce, e taccole. Wow. State leggeri anche con la porzione intera.
Forse un tantino avanzata la cottura del petto di anatra laccato alle 5 spezie, melanzane e curry nero. Ma è un sottile distinguo per un piatto appagante.
E chi non teme per la linea, ecco le spuntature di maiale, riso thai e tamarindo. È un gioco di parole tra carni giacché la leggerezza del piatto impone solo il quesito su chi mai si priverà di una mezza porzione.
Arriva il Fritto: uovo croccante, alghe, sesamo e spinaci rossi. Non lo fate mancare nella vostra scelta.
Ancora bun al vapore, questa volta nostrano con pancetta, cipolla caramellata e senape. L’alternativa ad un hamburger.
Che l’equilibrio regni sovrano ne è prova con la virata sul Fresco. Un tataki di salmone, mela verde e sedano è lì a spiegarci che l’ottovolante può anche prendere solo la rotaia a salire.
Nessun segno di stanchezza dalla cucina e men che meno, ovviamente, da noi al tavolo. Chiudiamo con i dolci.
Crème brulée al tè verde e fico caramellato. Biancomangiare alle mandorle, fragole e croccante. Chiusura del cerchio che non molla un centimetro la posizione.
Fusion è fusion. E buona.
C’è da tenere a mente che il percorso è venato dai cocktail.
La cura alcolica è del fusion bartender Patrizio Boschetto che avevamo già assaggiato al cocktail bar Misceliamo del ristorante All’Oro al tempo del The First Luxury Hotel. Ci sarebbe da scendere una sequenza lunghissima di creazioni, ma in tre – forse saggiamente – ci fermiamo agli assaggi di gin, sake e basilico, di gin e pompelmo, di gin, yuzu, pompelmo e arancio.
La formula del locale è piacevole e coinvolgente. Yugo e il suo urban food hanno lasciato il segno in molti che lo hanno assaggiato.
Voi già fate parte della schiera dei trafitti o state pensando di dare un po’ di verve alle prossime feste natalizie?
Yugo Fusion Restaurant & Cocktail Bar. Largo Angelicum, 2. Roma. Tel. +39 06.6794549
[Immagini: Vincenzo Pagano, iPhone Vincenzo Pagano, Yugo]