Milano. La cucina calabrese dell’Osteria del Generale invita con prezzi bassi all’Ortica
Succede. Passi per caso per una strada di Milano che percorri da sempre, ti fermi dietro a un’auto che fa manovra, e vedi uno dei tanti ristoranti che hai visto sempre ma in realtà non hai visto mai. Mi è successo qualche sera fa all’Ortica – davanti all’Osteria del Generale.
L’Ortica, lo dico per i non-milanesi, è un quartiere della periferia est di Milano. Frazione del vecchio comune di Lambrate, era una zona di orti (da qui il nome); in seguito, annessa alla metropoli, si è sviluppata come zona industriale e operaia. Industrie ormai non ce ne sono più, in generale, e nel complesso dell’ex-Richard Ginori, per fare un esempio, hanno ricavato una serie di loft e laboratori e, ovviamente, una scuola di cucina, e per qualche tempo, mi sembra, un locale. Dall’Ortica ha preso il nome la banda di ladruncoli cantata da Enzo Jannacci (“Faceva il palo nella banda dell’Ortica…”), cliente delle sue trattorie come Nanni Svampa, Tognoli, e Vallanzasca. Negli anni, alcune hanno chiuso, o hanno cambiato nome – dall’Osteria del Gatto Nero, aperta nel 1968, che due o tre anni fa si è trasferita, con altre modalità, nelle vicinanze, ai Tri Basei (i tre gradini, “basei”, all’entrata), con tanto di campo di bocce, è subentrato Il Giardino della Birra, microbirrificio artigianale che nel menù propone un’inedita fusione tra cucina bavarese e carni argentine.
Altri locali resistono, anche allo stile giovanil-hipsterico che affolla la contigua ZonaVentura, una delle sedi dei vari FuoriSalone. Ma io mi sono fermato a questa Osteria del Generale, nell’area dell’antica Cascina Gorana.
Il Generale dell’insegna è Radetzky, che si dice l’avesse scelta come buen retiro per ristorarsi dalle fatche degli impegni pubblici. Restaurata nel massimo rispetto delle antiche strutture, compresi gli antichi camini e il pavimento, è gestita dalla famiglia Mazza.
Il menù è vario, non eccessivamente affollato di piatti, generalista quel tanto che basta, con una divisione fra piatti di terra e di mare, e un menù del giorno. L’impronta è comunque mediterranea, con una netta, piacevolissima, propensione per la cucina calabrese. Dove mi sono fermato io: Scialatelli alla Silana e Crudo silano con burrata affumicata.
Un robusto piatto di pasta, ricoperto di formaggio, robusto anche nel sapore, che ti riempie la bocca, e lo stomaco, con 9€. Tutti i primi viaggiano fra i 9 e i 10 € (17 € i tagliolini con i ricci di mare freschi): Tonnarelli neri con dentice e bottarga, Risotto ai frutti di mare, Orecchiette burrata e pachino, Ravioli di porcini con crema di noci.
E un prosciutto crudo della Sila con un’ottima burratina affumicata (9 €). Inutile dire che la scelta è stata difficile: ma non avevo molta fame, e comunque era tutto piuttosto invitante, sia fra i piatti unici e le sfiziosità, che andavano dalla Cervella alla milanese con catalogna (15 €) al Carpaccio di spada affumicato (10), dalla Cotoletta di vitello alla milanese (15) alle Tagliate di controfiletto irlandese (14/15 €) all’insalatona con puntarelle, soncino, bufala e straccetti di cavallo (10).
I prezzi più alti – al massimo 18 € – sui piatti di pesce.
Non ho molti riferimenti sulla cucina calabrese a Milano – a parte DonGiò, in via Corio. A giudicare dai miei due piatti, si mangia bene: cottura della pasta corretta, sapori e gusti ben presenti. Ma mi sa he dovrò provare qualche piatto più “milanese”.
Osteria del Generale. Via Ortica, 15. Milano. Tel. +39 0270102556
[Immagini: iPhone Emanuele Bonati]