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10 Luglio 2017 Aggiornato il 7 Aprile 2019 alle ore 15:57

Video. L’Albicocca del Vesuvio, o crisommola, diventa Presidio Slow Food

L’albicocca del Vesuvio, è presidio Slow Food. O almeno lo sarà a partire da domani 11 luglio (la presentazione ufficiale avverrà alle ore 18,00 presso la
Video. L’Albicocca del Vesuvio, o crisommola, diventa Presidio Slow Food

L’albicocca del Vesuvio, è presidio Slow Food. O almeno lo sarà a partire da domani 11 luglio (la presentazione ufficiale avverrà alle ore 18,00 presso la sede della Protezione Civile in via Michele Capasso a San Sebastiano al Vesuvio – Na) e prenderà il posto – in quanto a presidio – del pomodorino del piennolo.

Il percorso per l’istituzione del Presidio dell’albicocca del Vesuvio è stato attivato grazie alla sinergia di numerose forze. Esso rientra infatti nel progetto IPark presidio e cittadinanza, sostenuto da Prodos Consorzio di Cooperative Sociali e finanziato da Fondazione con il Sud. Il progetto ha come scopo la valorizzazione e la promozione del territorio all’interno del Parco Nazionale del Vesuvio che è parte attiva di un insieme di iniziative.

Le Chrisomele (dal greco chrisomelos ovvero mele d’oro e in napoletano crisommole) hanno origini antichissime. Originario dall’estremo oriente, l’albero di albicocco è stato introdotta in Italia dai romani proveniente dalla regione dell’Armenia e della Grecia.
La presenza dell’albicocca nell’area di quello che poi è diventato il Parco Nazionale del Vesuvio è documentata già nel I° secolo d. C. negli scritti di Plinio il Vecchio, anche se le prime testimonianze certe di una coltivazione intensiva nell’area risalgono alla seconda metà del XVI secolo quando Gian Battista Della Porta, scienziato napoletano, nell’opera “Suae Villae Pomarium”.

«L’Italia è il principale produttore di albicocche – dichiara Vito Trotta, Coordinatore dell’Area Terra Madre, Responsabile dei Presìdi. – e nel Vesuviano insiste la maggiore estensione produttiva di questo frutto. L’albicocca del Vesuvio però non è una sola. Esistono infatti numerosi ecotipi storici che il progetto del Presidio Slow Food vuole sostenere, ponendosi al fianco dei piccoli produttori. L’azione messa in campo dal Presidio favorisce dunque il recupero della biodiversità ambientale a forte rischio d’estinzione creando le condizioni per favorire la nascita di un sistema di infrastrutturazione sociale del Mezzogiorno che conduca allo sviluppo di un’economia sostenibile del territorio».

Le crisommole sono tra i frutti più coltivati nell’area vesuviana, dove la natura vulcanica del terreno, la ricchezza di minerali e di potassio, favoriscono questa coltura conferendo ai frutti un sapore unico e caratteristico. Un frutto delizioso, da gustare fresco, oppure trasformato in succo e polpa, ottimo anche per la realizzazione di confetture, essiccati e canditi, e da assaporare nella versione sciroppata. Nei prossimi mesi assisteremo a inserimenti di fantasia in piatti della tradizione da parte di chef eclettici che già si stanno preparando e qualcuno preannuncia un azzardo della crisommola addirittura sulla pizza.

«L’albicocca è un frutto che appartiene storicamente all’area vesuviana – aggiunge Patrizia Spigno, fiduciaria Slow Food Vesuvio – in cui gli agricoltori sono fortemente specializzati in questo tipo di coltura. La Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus, Slow Food Italia e la Condotta Slow Food Vesuvio miravano da tempo a questo progetto e siamo ora particolarmente contenti di celebrare la nascita del Presidio nell’ambito del progetto iPark che coinvolge una grande rete di associazioni: il fare squadra con Enti e associazioni è stato infatti fondamentale per passare dalla bellezza dei sogni alla concretezza dei fatti».

Due parole conclusive bisogna spenderle per il bollino che identificherà il presidio e che sembra in realtà un pomodoro. La nostalgia del perduto presidio del pomodorino del piennolo ha influito sulla fantasia dei grafici?

[Testo e video: Domenico Catapano. Immagini: Slow Food, Wikipedia, Angrisani]

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