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13 Febbraio 2018 Aggiornato il 13 Febbraio 2018 alle ore 17:01

Napoli. Pulizia, qualità e tanto oro per A Figlia d’ò Marenaro che riapre più esagerata di prima

Sempre con pulizia, qualità e tanto cuore. Sempre e sol addà Figlia d'ò Marenaro. È il claim di un altro mondo al pari di quello che recita Se dovete
Napoli. Pulizia, qualità e tanto oro per A Figlia d’ò Marenaro che riapre più esagerata di prima

Sempre con pulizia, qualità e tanto cuore. Sempre e sol addà Figlia d’ò Marenaro. È il claim di un altro mondo al pari di quello che recita Se dovete parlare male d’A Figlia d’ò Marenaro, esagerate.

Lei, la figlia, è Assunta Pacifico che dell’eccesso ha fatto una filosofia di vita nel ristorante di via Foria, a Napoli, arci conosciuto per l’inimitabile zuppa di cozze.

Eccesso come generosità nel lavoro di una squadra che realmente ogni santo giorno si imbarca sulla portaerei della tradizione napoletana per soddisfare gli ennemila clienti, ora affezionatissimi che non cambierebbero di una virgola gli eccessi come le tenute da marinai del personale ora turisti di passaggio che qui cercano l’anima vera e verace di una Napoli d’altri tempi.

E non poteva che essere l’eccesso a governare i lavori di ristrutturazione che hanno tenuto fermo per più di un mese il ristorante pronto a ritornare in pista in una data simbolica, quella del 14 febbraio – San Valentino. Tanto cuore e Assunta Pacifico deve averlo chiesto anche al team di Franco Costa, leader della progettazione di locali, che ha giusto tirato un po’ le briglie ma ha spruzzato d’oro l’intero ristorante.

Oro per il rivestimento delle pareti che lasceranno abbacinati i clienti, oro per i dettagli, oro soprattutto per la cucina che Assunta Pacifico ha disegnato per starci comoda insieme alla sua brigata.

Si deve arrendere anche Poseidone al deciso matriarcato di Assunta Pacifico che ha fatto della cucina una caverna del tesoro, una stanza reale con una cucina realizzata in acciaio Inox Aisi 316 L a basso tenore di carbonio. Una lega utilizzata nel settore nautico per resistere alla corrosione della salinità che evidentemente è il condimento della cucina di mare del ristorante.

Accanto, un forno Josper a carbone vegetale per le cotture leggermente affumicate e nessuna contaminazione – ci tengono a precisare dal ponte di comando della nave che ha ben impresso il requisito, appunto, della pulizia.

Cucina di tradizione ma equipaggiamento contemporaneo per vincere la guerra della soddisfazione del cliente che qui chiede fritti e Assunta Pacifico si è attrezzata con friggitrici in grado di regolare con precisione la temperatura dell’olio.

E se volete ci sono gli eccessi decorativi, oltre all’oro c’è il blu che riempie spazi e anfratti proprio come il mare, che si direbbero immersivi per la voglia di aprire un mondo dorato e fantastico. Lo spiegano nella descrizione del locale che vi copio incollo.

A sinistra un bancone monoblocco in marmo con intarsi dorati incisi in profondità, dietro la cucina, altamente personalizzata, progettata personalmente dalla Signora Assunta.

Pesce, ostriche, un acquario tecnologicamente evoluto fanno da benvenuto sulla parete destra.

Sulla sinistra, invece, dolci tipici dell’arte pasticciera napoletana e la reception.

Un ampio ingresso impreziosito da specchio e acciaio corten definisce l’accesso all’area servizio, dove dominano il taglio e la lavorazione della frutta a vista.

Proseguendo si arriva in una prima sala (provvisoria, in attesa del prossimo imminente ampliamento al piano superiore). A destra c’è un’ampia area dedicata alla Pizza: classica e fritta come vuole la tradizione.

Il secondo ambiente è la grande novità del Ristorante: una sala dedicata alla Signora Assunta: un vero e proprio scrigno che racconta, tra foto e atmosfera, la storia fantastica di Assunta bambina, che puliva le cozze su una cassa di legno di Birra Peroni, sino ai giorni nostri. Una storia napoletana doc, in cui il cuore e l’amore per il proprio lavoro vincono su tutto.

Come in un salotto dove vivere ricordi e gustare buon cibo, sul fondo un camino accende la serata e fa da scenario all’ambiente che si allarga visibilmente sull’esterno verde, a memoria e recupero degli splendidi cortili napoletani.

 

Insomma, se avevate in mente la trattoria napoletana tutta fiori e tovaglie a quadretti, dovete – dobbiamo – ricrederci.

Per parlar male del nuovo corso d’ A Figlia d’ò Marenaro non c’è alternativa. Dobbiamo esagerare. Di fronte a una zuppa di cozze, chiaramente.

[Immagini: Oreste di Tota]

 

Vincenzo Pagano
Fulminato sulla strada dei ristoranti, delle pizze, dei gelati, degli hamburger, apre Scatti di Gusto e da allora non ha mai smesso di curiosare tra cucine, forni e tavole.
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