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3 Dicembre 2018

Milano. Expresso Napoletano apre con il caffè Passalacqua

Dopo l'uscita dall'avventura di Chicco do Mexico al Carrobbio, Errico Castagnola rientra a Milano con una nuova iniziativa legata al mondo della
Milano. Expresso Napoletano apre con il caffè Passalacqua

Dopo l’uscita dall’avventura di Chicco do Mexico al Carrobbio, Errico Castagnola rientra a Milano con una nuova iniziativa legata al mondo della torrefazione: ha aperto sabato, in via Cesare Correnti, Expresso Napoletano, con il Caffè Passalacqua, che di Napoli è una specie di simbolo identitario – un po’ come la Trattoria da Nennella, altra recente apertura partenopea qui nella metropoli meneghina, con folla festante composta soprattutto da “immigrati” napoletani, felici di ritrovare un pezzetto di “casa” anche qui.

L’apertura di Expresso Napoletano invece è avvenuta in modo più tranquillo, senza clamore e senza pubblicità (Nennella poteva contare sull’appeal mediatico di Gino Sorbillo, socio del locale milanese e star dei social, oltre che delle pizzerie).

Il locale si trova – curiosamente – a poche decine di metri da Chicco do Mexico, che si trova all’inizio della via. Un bel bancone lungo tutto il negozio, niente tavolini, vetrina con brioche e pasticceria, e in fondo la vetrina con il caffè e i tè sfusi, da farsi eventualmente macinare e portare a casa. [N.d.R.: il vostro passaggio lascerà una scia di gente annusante e vagamente sorridente]

La Passalacqua è stata fondata a Napoli, ovviamente, nel 1948 (se volete sapere il perché dell’indianino del logo, ve lo spieghiamo qui). Coincidenza interessante: in questi anni del primo dopoguerra, sono nate molte piccole torrefazioni artigianali un po’ dappertutto. Qui a Milano, ad esempio, Hodeidah e Ottolina sono degli stessi anni.

Un caffè “napoletano”, quindi – e, ripetiamo, identitario. So di napoletani e campani che se lo portano al nord da casa, o che fanno la posta ai pochi locali in cui sanno di trovarlo, per procurarselo.

Qui finalmente è possibile degustarlo e acquistarlo. Ci sono Moana, Mexico, Amalfi, Vesuvio e Ibis Redibis; i prezzi vanno dai 20 € al kg di Ibis Redibis, il più economico, ai 33,50 € del più caro.

Ci sono anche i tè sfusi (dai 23 ai 32 €/kg), verde classico cinese, al gelsomino, nero (due varianti, Lapsang Suchong e Ceylon), verde al limone e zenzero, nero Earl Grey al bergamotto, bianco, e rooibos.

E ovviamente cornetti broche babà, da 1,40 € in su, fino ai 3,50 € di babà grande e mi sembra graffe. Tutto prodotto nel laboratorio di Piazza Garibaldi a Napoli, abbattuto là e rigenerato qui.

La brioche col “tuppo”, che poi sarebbe quella rotonda con una specie di bignone in cima, a ricordare lo chignon delle acconciature di un tempo, era perfetto, morbido, soffice, gustoso… [N.d.R. 2: lo so che è un dolce nato in Sicilia: la versione napoletana è leggermente differente].

Interessante questo ampliarsi dell’offerta di caffeina, da Starbucks, con la sua Roastery e con i suoi primi caffè, alle torrefazioni più vecchie e popolari che iniziano a muoversi in modo intelligente.

Ad esempio, portandomi il loro caffè napoletano (Passalacqua, grazie) in città.

Ci vediamo lì a colazione?

Expresso Napoletano. Via Cesare Correnti. Milano.

[Immagini: iPhone Emanuele Bonati]

 

 

Emanuele Bonati
"Esco, vedo gente, mangio cose" Lavora nell'editoria da quasi 50 anni. Legge compulsivamente da sessant'anni. Mangia anche da oltre 60 anni – e da una quindicina degusta e racconta quello che mangia, e il perché e il percome, online e non. Tuttavia, verrà ricordato (forse) per aver fatto la foto della pizza di Cracco.
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