Milano. Cracco apre un nuovo bistrot e per non dare nell’occhio cambia gli occhi in Galleria
Carlo Cracco, a quanto pare, nel 2019 raddoppia aprendo un nuovo bistrot in via Victor Hugo.
Non nei locali del vecchio ristorante, ma in quelli (adiacenti) dell’Italian Bar di Peck, che dovrebbe cedere allo chef gli spazi che danno appunto su via Hugo, mantenendo il bar sull’altro lato dell’edificio.
Sto decidendo se iniziare ad appostarmi.
Nel frattempo stalkero da vicino Cracco e le sue mosse.
Come il progetto di installazioni artistiche nelle finestre, anzi, nelle lunette, che sovrastano le vetrine di Cracco in Galleria a Milano, che prosegue.
Galleria Cracco, si chiama, e coinvolge a turno, per tre mesi, i più interessanti artisti del momento, con la collaborazione di Skyarte.
In effetti, mi sentivo sempre osservato con un po’ di sospetto dal paio d’occhi creati da Patrick Tuttofuoco, uno di Cracco, un po’ sornione, e uno di sua moglie Rosa Fanti, ogni volta che passavo in Galleria. Sembrava quasi volessero ammonirmi – non azzardarti a fotografare niente, eh?
Monito che mi serve ora come pretesto per linkare qui la mia famosa foto della pizza di Cracco.
Nuova installazione, quindi. Un leggero sollievo: occhio di Cracco, addio. Inaugurazione, il 12 dicembre, fino a marzo 2019.
Si tratta di una video-installazione, intitolata “Romans Roman (Hommage à Roman Signer)”, ed è opera del due di artisti Masbedo, ovvero Nicolò Massazza e Iacopo Bedogni, che lavorano insieme a Milano da una ventina d’anni. E il Roman Signer del titolo è un altro video-artista, svizzero.
Nel video, due donne e un uomo siedono a un tavolo apparecchiato.
Le due signore, vestite allo stesso modo, siedono simmetriche ai due lati esterni della tavola.
L’uomo, anzi, il giovane uomo, al centro. L’azione, in loop, è molto poco azione: i personaggi sorseggiano da una coppa (champagne? prosecco? vino bianco?), la donna di destra fuma; tutti e tre indossano un casco dal quale, a un certo punto del video, si sprigionano stelline scintillanti tipo fuochi d’artificio. Fumo. Tutta la tensione narrativa esce da quegli ugelli.
L’uomo guarda alternativamente le due signore, con un accenno di sorriso mi pare. Le signore guardano davanti a sé, una si volta a un certo punto a guardarmi. Ce l’hai con me?, penso. Chi sei, ‘n’amica de Cracco?
Uno stacco, dettagli sui tre schermi. Una rosa, le posate. Delle piante da interni. Non mi è chiaro se siano al Ristorante Cracco o altrove – l’impressione da quel poco che si vede dello sfondo è sia davvero il ristorante. Anzi, sì, lo è: riconosco le lampade da tavolo.
L’opera racconta l’attesa di una cena: due donne e un uomo siedono attorno a un tavolo apparecchiato, sospesi in uno stato di tensione seduttiva, magica, inquieta. I protagonisti sono immersi in un’atmosfera sofisticata e straniante, in una situazione dai contorni indefiniti in cui la carica erotica e magnetica è palpabile e arriva a manifestarsi in modo imprevisto e improvviso. Il turbamento per un gioco a tre sottinteso, sempre sul punto di innescarsi ma mai espresso, scatena le prime scintille fino a deflagrare in veri e propri fuochi d’artificio. Si tratta di una video installazione che mette in scena un complesso susseguirsi di stati d’animo, raccontando con immagini potenti l’ambiguità della seduzione e della creazione del desiderio.
“Il tavolo è una metafora: simbolo per eccellenza dell’idea di condivisione e comunicazione, si trasforma invece nel luogo dell’incompatibilità, dell’estraneità, uno spazio di contrasti in cui mistero ed immediatezza convivono.”
Così i Masbedo. Il tutto ha un suo fascino, fosse anche solo nell’attesa che succeda qualcosa, che lui butti il contenuto del suo bicchiere in faccia a una lei, che lei spenga la sigarette sul naso di lui. Mi ci sono fermato un po’ a fare qualche foto, ma ero l’unico a rivolgere lo sguardo verso le lunette.
Intanto, Cracco in Galleria continua a essere meta di un viavai di gente – ci sono meno curiosi all’esterno (ma ci sono davanti al menu), visto che il dehors è chiuso e non si vede un gran che. Successo, quindi, sottolineato anche dal premio ricevuto l’altro giorno da Marco Pedron, il pasticciere, che peraltro ha le mani in pasta anche nella pizza (ovviamente): è Pasticciere dell’Anno 2018 per Callebaut. Bravo bravo. Mi mangio una sua brioche per festeggiare.
Allora che faccio? Comincio ad appostarmi?
[Link: Esquire, Artemagazine. Immagini: iPhone Emanuele Bonati; la foto di Masbedo e Carlo Cracco è di Carmine Conte]