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8 Aprile 2020

Giuseppe Vesi chiude 3 pizzerie e ne chiuderebbe altre 3 se non parte il delivery dopo Pasqua

Il pizzaiolo chiude 3 locali e lascia a casa 14 dipendenti che potrebbero diventare 70 su 100 se non si riaprissero le consegne a domicilio
Giuseppe Vesi chiude 3 pizzerie e ne chiuderebbe altre 3 se non parte il delivery dopo Pasqua

Siamo stati facili profeti: vietare del tutto le consegne a domicilio di pizze e cibi pronti avrebbe causato una catastrofe con i motori delle pizzerie inchiodate del tutto.

La paura inizia a serpeggiare insieme alla protesta ma c’è chi ha già dovuto fare i conti con la crisi da Coronavirus. Giuseppe Vesi, il pizzaiolo che ha fatto della pizza gourmet la sua bandiera, chiude.

Ben 3 delle 9 pizzerie che ha in Italia.

“Non ho avuto scelta purtroppo. Non riaprirò a Caserta, a Villaricca, a Napoli in via Nisco“, spiega a Repubblica nell’articolo che Tiziana Cozzi dedica alla guerra o, meglio, al rebus delle consegne a domicilio che ha fatto infuriare i pizzaioli con Gino Sorbillo e Ciro Salvo a cavalcare l’onda avviata proprio qui su Scatti di Gusto.

14 dipendenti con contratto a termine non sono stati confermati e solo se sarà possibile la riapertura subito dopo Pasqua sarà possibile mantenere gli altri 6 locali.

Altre chiusure lascerebbero a casa 70 dipendenti. Una tragedia per l’occupazione

“Ma se così non fosse, allora sono pronto a chiuderne altri 3”, continua Vesi che ha 100 dipendenti e in questa ipotesi peggiore sarebbe costretto a lasciarne a casa 70.

Una tragedia per l’occupazione la definisce e anche lui accusa il Presidente della Regione Vincenzo De Luca di aver commesso un errore: vietare il delivery, la consegna a domicilio delle pizze.

“De Luca ha creato un danno irreparabile al settore. Molte aziende non riapriranno più, molti sono al collasso. Non è certo dovuto al divieto di consegna il crollo della filiera ma è stato un danno aggiuntivo. Il presidente si ritroverà un esercito di disoccupati, tra turismo e ristorazione. La ripartenza sarà ancora più difficile del momento che viviamo adesso. Restiamo fiduciosi ma vedo nuvole nerissime”, dichiara a Repubblica.

La resa di un nome “pesante” nel mondo della pizza della Campania, anche se la sua pizza non è quella tradizionale né quella canotto, ma la più di nicchia gourmet, fa riflettere sul futuro immediato delle pizzerie.

Il delivery salverà le pizzerie? Antonio Marchiello, assessore regionale alle Attività Produttive ha aperto un timido spiraglio. Vedremo dopo il 13 aprile, quando governo nazionale e regionale saranno chiamati a dare nuove disposizioni se sarà possibile procedere con la consegna a domicilio, è il succo del suo pensiero.

https://www.scattidigusto.it/2020/04/05/la-riapertura-del-delivery-salvera-il-mondo-pizza-in-campania/

Ma oltre la protesta, ci vorrebbero proposte per garantire la sicurezza dei lavoratori, dei rider e dei clienti. Un’equazione non facilissima che aveva portato De Luca a dichiarare: “Evitiamo anche di ordinare le pizze. Se dieci pizzerie portano pizze a cento persone sono mille contatti. In dieci giorni sono diecimila contatti“.

Senza una rete di protezione, i contagi si moltiplicherebbero. E Napoli e la Campania non possono permetterselo.

[Link: Repubblica]

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