Riaperture. Serre e tavoli a castello costruiscono nuovi ristoranti
Il tema del distanziamento sociale, e quindi della distanza dei tavoli al ristorante, è l’argomento di maggiore interesse per il settore ristorazione.
L’incubo dei divisori in plexiglass tiene banco per l’annullamento di quel concetto di convivialità e di condivisione che spinge le persone a frequentare un ristorante o una pizzeria e non fermarsi al tavolo di casa.
Si è creato un paradosso con le immagini di fogli di plexiglass installati sui tavoli per dividere due o più commensali. Un effetto da parlatorio che ha come reazione quasi unanime il “preferisco non andare al ristorante”.
Eppure la possibilità che una “lastra” tra tavoli e non sui tavoli possa creare delle isole favorendo un ritorno al ristorante, in questo momento oppresso dalla necessità di un distanziamento che porta a una rarefazione dei posti a disposizione aggravando di molto la sostenibilità economica delle riaperture, non è stata presa in considerazione.
Un pannello potrebbe invece diminuire le distanze tra tavoli se fosse accertata la possibilità di diminuire la diffusione del droplet e quindi del contagio in funzione dell’altezza e anche dei raggi di curvatura.
E dire che ogni mattina tutti chiudono un’anta scorrevole di una cabina doccia per evitare che l’acqua allaghi il bagno. Certo, c’è modo e modo di contenere gli spazi.
Il design, che è forma e funzione, può venire in aiuto. Anche la “maschera” anti droplet proposta da tre studi di architettura indica possibili soluzioni tra l’altro a costo limitati. Non è esattamente la rappresentazione della normalità che ci attendiamo, ma un passo in avanti per evitare la desertificazione degli esercizi di ristorazione.
Idee nuove appaiono in ogni dove e sembra molto interessante la costruzione di sette che sono nidi per realizzare micro comunità in grado di limitare naturalmente il contagio.
L’osservazione più comune è che non ha senso pensare a una divisione al tavolo tra persone che fanno parte di uno stesso nucleo familiare o che sono conoscenti che hanno viaggiato insieme per arrivare al ristorante e qui separarli.
Molto interessante la creazione di un ristorante pop up segnalato da Food Club e realizzato sulla sponda di un canale di Amsterdam, in Olanda, che si è già segnalata per progetti di mobilità e di nuovo food come la pizza surgelata per le consegne a domicilio di nNeafrozen di cui vi abbiamo parlato.
Un ristorante che serve piatti vegetali e che potrebbe entrare in funzione a partire dal 1° giugno quando in Olanda dovrebbe essere dato il via libera alla ristorazione.
Nel caso dovesse partire, il ristorante Serres Séparées ha già registrato il sold out per tutto il mese di giugno.
Una diversa idea di fare ristorazione in cui le “cabine di plexiglass” si sottomettono a una nuova estetica per assicurare la necessaria funzionalità in situazione di emergenza.
E di questi esempi alternativi ce ne sono in giro per la rete.
Cito anche un ristorante “a castello” che mutuando la disposizione tipica dei letti a più piani in ambienti domestici o collettivi di ridotte dimensioni propone un layout efficace per garantire il distanziamento sociale.
Non ho annotato da chi è partita la proposta, ma scandagliare i social per prendere spunti percorribili è un ottimo sistema.
Casette di vetro come quelle olandesi renderebbero il distanziamento sociale esteticamente meno impattante per tanti ristoranti che dispongono di spazi all’aperto in concessione su porti, nei borghi e nelle ztl delle città.