Trabocchi: salvi i ristoranti sul mare d’Abruzzo, hanno rischiato di sparire
Di cosa parliamo quando parliamo di trabocchi? Di stazioni di pesca in legno, simili a palafitte in mezzo al mare, ma ancorate a speroni di roccia. Fabbricate un paio di secoli fa –soprattutto in Abruzzo e Puglia–, consentivano ai “traboccanti” di pescare evitando le imbarcazioni.
Secondo Gabriele D’Annunzio, affascinato dal complesso sistema di leve e tiranti che li faceva funzionare, i trabocchi erano i “ragni colossali”.
Abbandonati per decenni, vivono una stagione fortunata da quando, intuito il potenziale turistico, alcuni imprenditori hanno investito per ristrutturarli trasformando i trabocchi in ristoranti di mare, interpreti di una cucina genuina basata sul pescato del giorno.
Nel frattempo sono diventati una meta turistica grazie alla Costa dei trabocchi, suggestivo tratto di costa che va da Francavilla al Mare fino a San Salvo Marina, in provincia di Chieti.
Come si sono salvati i trabocchi
Nonostante il successo, quella che doveva essere la legge regionale “salva trabocchi”, promossa dalla Regione Abruzzo, solleva una baruffa politica. A seguito della quale, un anno fa, la procura di Lanciano promuove un’inchiesta per presunte violazione delle concessioni demaniali e abusi edilizi. Il risultato è la chiusura immediata del Pesce Palombo, uno dei trabocchi più affermati, per ampliamento abusivo della superficie. Un problema che coinvolge la quasi totalità dei trabocchi.
Preoccupati, i proprietari, che si sono comunque presi cura di strutture tanto delicate e hanno pagato le tasse, avviano ricorsi contro le decisioni della procura.
Dopo diversi mesi, poche ore fa, il TAR di Pescara ha riconosciuto non anticostituzionale la legge “salva trabocchi” della Regione Abruzzo. Finendo così per dare ragione, pur se condizionata, ai proprietari delle strutture diventate attrazioni culinarie. Le antiche macchine da pesca sono salve, visto che la sentenza del TAR diventa pilota per gli altri trabocchi da ristorazione. I titolari possono rialzare la testa dopo la crisi per il COVID-19.
Via libera pertanto al Pesce Palombo, che sta già iniziando le procedure per riaprire, pur se contando una superficie ridimensionata.
Già perché la sentenza del TAR mette dei paletti per scongiurare nuovi abusi. Per esempio, il proprietario del Pesce Palombo è legittimato a occupare 160 metri quadrati di superficie massima per la piattaforma, 50 per cucina e bagno, potendo ospitare un numero massimo di 60 persone, compreso il personale. Ma non può andare oltre, perché questi sono i parametri indicati dalla Regione, validi in base alle singole strutture, per tutti i trabocchi abruzzesi.