Napoli. Lavica, il ristorante che splende per rapporto qualità – prezzo
Lavica è come un fiume che ribolle ma scorre tranquillo nel suo percorso. Un ristorante nuovo, a Napoli, al limitare del quartiere residenziale del Vomero che piano piano sta acquisendo una sua connotazione gastronomica.
Un nome che promette emozione, la stessa suggerita dalla mattonellina su cui appoggiare le bottiglie. Il locale è piccolo, confortevole e con le misure anti Covid-19 ben stampate in terra.
Una buona premessa per questo autunno già segnato in Campania dalle nuove ordinanze che limitano a 6 la capienza massima di commensali ad uno stesso tavolo.
La cortesia è di casa e anche la richiesta di abbassare le luci viene accolta dopo un rapido giro dei commensali.
In luce devono esserci i piatti dei due giovani chef, Pasquale Cocozza e Antonio Prota. L’effetto pandemia li ha colti di sorpresa come tutti quanti ovviamente, ma a poco tempo dall’apertura. Un blackout che non mi ha permesso di assaggiarne le realizzazioni già molto decantate dagli amici che le avevano apprezzate subito prima del lockdown.
Una precisazione che potrebbe sembrare inutile, ma che serve invece a ricordare quanti ristoranti di fresca apertura non abbiano potuto accedere ai magri aiuti di Stato per mancanza della storicità necessaria.
La bravura dei due, fortunatamente, ha permesso al ristorante di resistere ai colpi del tornado.
Occhio al prezzo
Merito ancora maggiore scorrendo la carta che propone alla voce degustazioni due menu da 5 e 6 portate rispettivamente a 50 e 60 €. Un bell’inizio.
Da parte nostra, di fortuna ne abbiamo messa un po’ perché siamo capitati al primo ingresso dei piatti della stagione autunnale. Una primizia, dunque, di questi due chef cresciuti all’ombra di Lino Scarallo e Agostino Iacobucci.
Gli aperitivi sono stuzzicanti.
Panino cotto al vapore, caviale di melanzane e tartare di ricciola e fagiolini marinata alla soia.
Tartelletta al grano saraceno salsa di zucchine, zucchine alla scapece e alici marinate.
Pan brioche con burrata e pomodoro confit.
La carta dei vini è interessante e abbiamo pescato un passe partout come il pecorino Terre dei Beati da accompagnare a un vino di casa che volevamo assaggiare in compagnia: l’Agnanum.
Come si mangia da Lavica
Non siamo fuori stagione con la mozzarella, anzi. In tavola arriva una sezione di mozzarella portata a 60 gradi per ridargli forma. All’interno una tartare di scampi crudi con zeste di arancia, funghi pioppini e un fumetto di scampi. Una buona esecuzione autunnale per un cult delle tavole campane.
Ad accompagnare un buon pane e i grissini che terminiamo in un attimo.
La triglia farcita con pesto di olive nere, in bouillabaisse di triglia e carciofini stufati rilegge in maniera intrigante un altro classico irrinunciabile delle tavole di Napoli.
Ottima la fusion territoriale del sud tra il baccalà e il peperone crusco accompagnato dalla granella di nocciole e il letto di bietoline.
La proposta più confort food, utile in queste prime serate di pioggia, è un piatto di pasta. I Nodi Marini sono conditi con crema di cavolfiore, tartufi di mare, salicornia e cimette di cavolfiore colorato. Giusta cremosità, pasta da manuale e vena iodata che si fa ricordare.
Ottimo equilibrio con il risotto con fumetto di sgombro e salsa al prezzemolo. È servito con sgombro marinato e bruciato al cannello e glassato con aceto di mele, burrata e pomodori confit. Mantenere tutti gli elementi in accordo è una specialità della ditta Lavica.
La buona tradizione della genovese
Forse potevano osare un po’ di più con la spinta dei sapori. Ma a questo commento, nemmeno se mi avessero letto nel pensiero, i due tirano fuori i Fagottelli. La pasta fresca tirata a mano ha un ripieno di classica genovese napoletana. I tortelli sono glassati al burro e serviti con jus di vitello e aria di alloro. Penetranti e al tempo stesso confortevoli. Non ve li fate mancare.
La ricciola scottata in padella conosce un breve passaggio in forno prima di arrivare in tavola con cime e spuma di friarielli, funghi pioppini saltati in padella che riposano nel fumetto di ricciola emulsionato all’olio extravergine di oliva. Casserei la spumetta, ma solo per rendere più solida la vista dell’ottimo piatto.
Sembrano nati per accontentare i pensieri del cliente i due chef in cucina. E all’aria oppongono la solidità di una lombata di vitello con cipollotto nocerino e limone accompagnata dai gambi di cipollotto cotti a bassa temperatura con scorza di limone e jus di vitello. Cottura un po’ asciutta, ma il sapore mette d’accordo tutti.
I dolci di Lavica
Buono anche il reparto dolci che apre con Non è una pastiera. Il parfait alla ricotta e canditi con aroma fiori di arancio, grano cotto, sezioni di pasta frolla e pasta alle arance è una giusta rivisitazione del classico napoletano. All seasons.
Nessun cedimento all’innovazione con il piacevole babà a tre lievitazioni con panna fresca. Il percorso con i due chef stellati si avverte.
Semplice ma non anonima la mousse al cioccolato fondente, biscotto morbido alle mandorle, glassata con salsa alla vaniglia e basilico.
Chiudiamo con un assaggio della tartelletta di pasta frolla al limone e meringa e con la netta sensazione che Lavica sia una tavola da mettere in rubrica. Anche per assaggiare i piatti del nuovo menu autunnale in elaborazione.
Voto: 7,5/10
Lavia. Via Giotto, 9. Napoli. Tel. +393331751290