Nuovo Dpcm. A Natale e Capodanno ristoranti chiusi anche in zona gialla
Cosa succederà a Natale e a Capodanno? La domanda se la pone tutta Italia. Non solo commercianti e ristoratori. Il nuovo Dpcm “Natale” è alle porte. Dovrà dire cosa potremo fare durante le festività natalizie. Le aperture dell’ultima ordinanza del ministro della Salute che entreranno in vigore domani preludono al nuovo assetto natalizio. Quello del Dpcm che dovrebbe essere firmato prima della scadenza del 3 dicembre.
Nonostante il generale miglioramento della condizione epidemiologica in Italia, leggi indice Rt a 1,08, le previsioni del Comitato Tecnico Scientifico non sono all’insegna di un Natale normale.
La preoccupazione maggiore è che Natale possa diventare un nuovo Ferragosto e creare le premesse per la terza ondata di Covid-19 a gennaio – febbraio. Cioè in quei mesi che normalmente conoscono il picco dell’influenza stagionale.
Quindi niente deroghe. Questa sarebbe la linea nata dal confronto al tavolo del Governo che ha esaminato la relazione del Cts. Il 2 dicembre sapremo quali saranno le limitazioni con una mappa dell’Italia a zone che tutti sperano tinta di giallo.
E la prima deroga che non ci sarà, scrive il Corriere, sarà quella degli spostamenti tra regioni a prescindere dal colore. Il movimento di questa estate, con 7 milioni di Italiani che si sono spostati nelle zone di vacanza, non deve ripetersi. Forse sarà possibile il ritorno a casa dei residenti. Resta il coprifuoco dalle 22 alle 6 e l’obbligo di quarantena per chi torna dall’estero. Una quarantena che sconvolgerà il Natale per quanti non riusciranno ad anticipare il rientro in Italia.
E non si potrà andare a sciare sulle piste italiane per evitare le stesse immagini agostane delle spiagge.
L’unica concessione potrebbe essere l’apertura dei negozi fino alle 21 per diluire le presenze negli spazi dello shopping che comunque dovranno fare i conti con la capacità massima dei locali.
Ristoranti chiusi a Natale, Santo Stefano e Capodanno
La fumata è nera per bar, ristoranti e pizzerie: tutti chiusi dalle 18 con la sola apertura a pranzo in una sorta di brunch natalizio che consente alle regioni gialle di aprire solo durante il giorno. Un provvedimento difficile da comprendere considerata l’apertura dei negozi fino alle 21, ma è sempre il non avere la mascherina a tavola che fa la differenza. Anzi, a pranzo potrebbe essere imposta la chiusura nei giorni di Natale e Santo Stefano. Il cenone della Vigilia potrebbe diventare al massimo un “pranzone”.
E se anche il Corriere parla di chiusura dei ristoranti a Natale e a Santo Stefano, non si vede motivo logico per cui 5 giorni dopo sarebbe possibile il cenone di San Silvestro per festeggiare il Capodanno.
Insomma, l’annosa discussione se siano migliori i cenoni a casa o al ristorante sarà stoppata dal nuovo Dpcm.
Tutti a casa con la forte raccomandazione di sedersi a tavola solo tra conviventi e in numero non superiore a 6. Non cadrebbe nemmeno la notte del 24 il coprifuoco che resterebbe fissato a partire dalle 22. D’altronde le parole del ministro Boccia hanno messo da parte anche le remore per la messa di Natale: “Non è eresia far nascere Gesù Bambino due ore prima”.
E quindi dichiarare con 2 ore di anticipo la fine di questo 2020 che cambierà secoli di tradizioni natalizie.